Home Notizie del Giorno “Evasione, contraffazione e sfruttamento intossicano la moda”

“Evasione, contraffazione e sfruttamento intossicano la moda”

da Redazione

“L’importanza di operazioni come quella portata avanti dalla Guardia di Finanza di Venezia, che ha interessato anche la provincia di Rimini accertando un’evasione fiscale di 22 milioni di euro da parte di imprenditori del settore abbigliamento accusati di non dichiarare redditi al fisco, fa emergere una volta di più un grave problema che intossica il comparto della moda. Ma per prima cosa – dice Giammaria Zanzini, presidente di Federmoda-Confcommercio della provincia di Rimini – vorrei fare un plauso e ringraziare tutte le donne e gli uomini del corpo della Guardia di Finanza, impegnati costantemente per reprimere non solo l’evasione fiscale, ma anche contraffazione, sfruttamento della manodopera, smaltimento illecito dei rifiuti e tutti i reati connessi al nostro già martoriato settore. In quello che è uno dei distretti tessili più importanti d’Europa, per non dire del mondo, si è creata una forza economica parallela che pratica dumping commerciale e sociale colpendo sistematicamente le piccole imprese regolari del settore tessile, moda, abbigliamento, con un contraccolpo pesantissimo su tutta la filiera e sull’occupazione. Un sistema criminale, che comporta anche un costante flusso di denaro non tracciabile verso Paesi esteri.

In un rapporto dell’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) si registrano 438 milioni di articoli sequestrati dal 2013 al 2017, per un’evasione di 15 miliardi di Euro di entrate fiscali e con la conseguente perdita di 671.000 posti di lavoro nelle attività lecite. È per questo che insistiamo per una programmazione di pianificazione commerciale, proprio per tenere monitorata questa situazione di deregulation, che da sole le nostre forze dell’ordine fanno fatica a contenere nonostante i grandissimi sforzi. Per contrastare questi fenomeni occorre quindi l’aiuto di tutti, a cominciare dai professionisti, affinché segnalino le situazioni di criticità che possono incidere sulla legalità.

Sono tante le ragioni per cui dobbiamo tutelare il settore moda, a partire dal fatto che il comparto vale il 12% di tutto l’export italiano, con un fatturato che sfiora i 100 miliardi di euro e dà lavoro a un milione e 200 mila addetti con un’incidenza dell’1,3% sul Pil italiano. Il settore del commercio di moda è formato principalmente da un sistema di micro e piccole imprese, che producono il 40% del valore aggiunto nazionale. Anche per quanto riguarda la produzione del tessile siamo protagonisti nel mondo: l’Italia è il Paese che ne crea di più nell’Unione Europea, il 41% del totale. Con questi numeri si capisce bene perché il nostro settore sia appetibile anche per gli “imprenditori tossici” e perché vada oltremodo tutelato affinché l’imprenditoria sana possa intercettare la ripresa post-pandemica già fortemente messa in discussione dai rincari di energia e materie prime e dall’inflazione salita alle stelle, fattori che rischiano di contrarre nuovamente potere d’acquisto e consumi”.

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