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Editoriale: UE, nuovi o vecchi dubbi?

da Daniele Bartolucci

Il già abbastanza nebuloso percorso di integrazione al mercato unico europeo che dovrà (o potrà) portare ad un Accordo di Associazione all’Unione Europea ha incrociato in questi giorni una nuova “perturbazione”. La notizia avrebbe dovuto essere la nomina di Maroš Šefčovič come nuovo delegato ai rapporti con San Marino, Monaco e Andorra, in funzione dell’annunciata accelerazione della trattativa. Ma non è questa notizia che ha colorato il dibattito interno a San Marino, bensì il commento, autorevole, del Direttore di Limes Lucio Caracciolo, che ha giudicato l’accordo con l’UE come negativo per San Marino. Questa almeno la sintesi riportata dai media locali. Una sintesi “italocentrica”, che tradurrebbe le indicazioni di Caracciolo come un chiaro messaggio ad affidarsi (totalmente?) all’Italia per la sua collocazione in Europa. Una subalternità migliore – par di capire – di diventare un “pari” degli altri Paesi (Italia compresa). E’ un’opinione che arriva da un accreditato esperto di geopolitica, quindi va presa sul serio. Mettiamo da parte per un attimo tutti i difetti di essere un paese terzo e tutte le opportunità di far parte del mercato unico, e zittiamo tutti gli altri esperti (dal FMI alla stessa diplomazia italiana) che spingono per l’Accordo di Associazione, e proviamo a dare concretezza a tale alternativa. San Marino subordinato all’Italia. Fatelo! Ma fatelo subito allora. Ah, si perderebbe totalmente sovranità? Ah, si dovrebbe comunque sottostare, da sottoposti, ai dettami comunitari a cui l’Italia partecipa? E allora ecco la soluzione: state fermi, restate un paese terzo. Davvero vi piacerebbe così tanto?

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