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Il legame tra San Marino e Napoleone Bonaparte

da Alessandro Carli

San Marino, attraverso l’Ufficio Filatelico e Numismatico, quest’anno si inserisce nei festeggiamenti del Bicentenario Napoleonico, che si estenderanno al 2022 in tutta Europa, con l’emissione di un francobollo e di una mostra dedicata ai rapporti con le Repubbliche Napoleoniche. Ma qual è il legame tra Napoleone e il Titano? La Scuola Media Statale di San Marino, sede di Serravalle, 10 anni fa, grazie all’insegnante Lidia Olei, ha pubblicato un prezioso documento, intitolato “San Marino – Francia – Da Napoleone Bonaparte a Napoleone III – Un secolo di rapporti raccontato attraverso discorsi e lettere ufficiali tra i protagonisti politici dei due Paesi” e che ha impegnato le prof.sse Paola Cardelli e Giglia Casadei nella traduzione. Dagli scritti, si legge, “emergono la stima e il rispetto che la grande potenza europea aveva per il nostro piccolo paese”, definito “esempio di virtù e di passione civile che ha saputo nei secoli conservare le proprie istituzioni repubblicane”.

La storia. Con la Rivoluzione Francese (1789) si susseguono una serie di avvenimenti che sconvolgono l’Europa. Per San Marino si presenta il problema di salvaguardare la propria indipendenza dall’aggressiva politica francese, necessità che diviene ancora più imminente nel momento in cui Napoleone porta a termine la conquista dell’Italia Settentrionale e si spinge fino ai confini delle Legazioni. Il governo del Titano si trova a dover scegliere tra il mantenere l’alleanza con lo Stato Pontificio e il crearne una nuova con la Francia. Una lettera del generale Berthier, destinata ai Capitani (5 febbraio 1797), intima l’arresto e la consegna del Monsignor Vincenzo Ferretti, vescovo di Rimini, accusato di essere istigatore di crimini contro i francesi e quindi fuggito a San Marino con tutti i suoi averi. Il Titano gioca di strategia e invece che negare l’aiuto ai francesi risponde impegnandosi a fare il possibile per assecondare la richiesta francese. In realtà il vescovo riesce a fuggire fuori dal confine. Il merito della soluzione della vicenda va attribuito all’allora Capitano Reggente Antonio Onofri, che riesce anche a guadagnare il rispetto e l’amicizia di Napoleone. Grazie al suo intervento, Napoleone si impegna a garantire e salvaguardare l’indipendenza della Repubblica tramite una lettera consegnata da Gasparre Monge, scienziato e commissario del governo francese per le scienze e le arti. Nell’accordo viene anche offerto un allargamento del territorio che San Marino declina per evitare future rivendicazioni e il rischio di perdere la tanto difesa libertà. Napoleone, ordina di esentare i Sammarinesi da qualsiasi imposta e dona loro mille quintali di grano e quattro cannoni da campagna, questi ultimi mai arrivati per motivi ignoti.

Nelle alterne vicende che seguono, San Marino riesce a salvaguardare i rapporti sia con Napoleone, sia con lo Stato Pontificio.

LO SCAMBIO EPISTOLARE NEI DETTAGLI

Nel documento “Carteggi San Marino-Francia. Da Napoleone Bonaparte a Napoleone III. A cura della Prof.ssa Lidia Olei. Anno scolastico 2012-2013” troviamo anche la lettera di Monge, la risposta dei rappresentanti di San Marino e la traduzione della risposta di Napoleone.

“La libertà che, nei bei giorni di Atene e di Tebe, trasformò i Greci in un popolo di eroi; che, ai tempi della Repubblica, fece compiere prodigi ai Romani; che, da allora, e durante il breve intervallo in cui essa ha brillato su alcune città d’Italia, rinnovò le scienze e le arti ed illustrò Firenze; la libertà era bandita dall’Europa quasi intera: essa esisteva solamente a San Marino, dove, per merito della saggezza del vostro governo, cittadini, e soprattutto per merito delle vostre virtù, avete conservato questo ricovero prezioso attraverso tante rivoluzioni, e difeso il suo asilo per un così lungo susseguirsi di anni. Il Popolo Francese, dopo un secolo di lumi, arrossendo della sua lunga schiavitù, ha compiuto uno sforzo ed è libero. Tutta l’Europa, accecata sui suoi interessi, e soprattutto sugli interessi del genere umano, si coalizza e si arma contro di lui. I suoi vicini convengono tra loro circa la partizione del suo territorio, e già da ogni parte le sue frontiere sono invase, le sue fortezze ed i suoi porti sono in potere del nemico; e ciò che lo affligge maggiormente, una parte preziosa di esso stesso accende la guerra civile, e lo costringe ad infliggere colpi di cui deve risentire tutti i danni. Solo, in mezzo ad una tempesta tanto grande, senza esperienza, senza armi, senza capi, esso vola alle frontiere, dovunque esso fa fronte ed ormai dappertutto esso trionfa. Tra i suoi nemici, i più saggi si ritirano dalla coalizione; i successi delle sue armi ne costringono altri successivamente ad implorare una pace che essi ottengono; infine non gliene rimangono che tre: ma sono appassionati e non ascoltano che i consigli dell’orgoglio, della gelosia e dell’ odio. Una delle Armate Francesi entra in Italia, annienta una dopo l’altra quattro armate austriache, ristabilisce la libertà in queste belle contrade, e si copre quasi sotto i vostri occhi di una gloria immortale. La Repubblica Francese, che versa tanto sangue con rimpianto, felice di aver fornito un grande esempio all’universo, propone una pace che essa poteva dettare. Lo crederete, cittadini! Ovunque le sue proposte sono state o respinte con orgoglio, o eluse con astuzia. L’Armata d’Italia, per conquistare la pace, è quindi costretta ad inseguire i suoi nemici, ed a passare vicino al vostro territorio. Io vengo, da parte del Generale Bonaparte, a nome della Repubblica Francese, ad assicurare l’antica Repubblica di San Marino della pace, e di una amicizia inviolabile. Cittadini, la costituzione politica dei Popoli che vi circondano può tentare dei cambiamenti. Se alcune parti delle vostre frontiere fossero in litigio, od anche se qualche parte degli Stati vicini, non contestata, vi fosse assolutamente necessaria, io sono incaricato, dal Generale in Capo, di pregarvi di portarlo a conoscenza. Sarà con la più grande sollecitudine che egli porrà la Repubblica Francese in grado di darvi prova della sua sincera amicizia. Per quanto mi riguarda, cittadini, mi rallegro per essere strumento di una missione che deve rivelarsi gradevole per le due Repubbliche, e che mi offre la occasione di testimoniarvi la venerazione che ispirate a tutti gli amici della libertà”. (San Marino, 19 piovoso dell’anno 5 della Repubblica Francese una ed indivisibile. Monge, Membro dell’Istituto nazionale di Francia, e Membro della Commissione delle Scienze e arti in Italia).

I Rappresentanti della Repubblica di San Marino risposero così al Cittadino Monge, Membro dell’Istituto Nazionale di Francia, e della Commissione delle Arti e Scienze in Italia, Deputato alla medesima dal General in Capo Bonaparte. “Sembraci ancora un sogno la gentile sorpresa che voi ci faceste coll’augusto carattere di cui eravate investito. Questa è la prima volta, che distinti dalla turba vile dei servi, abbiamo ricevuto un onore che era riserbato alla vostra grande Nazione di conferirci. Vi rimettiamo la risposta del General Consiglio al prezioso foglio che ci recaste. Se vi foste intervenuto voi stesso, avreste avuta la compiacenza di vedere di quanta sensibilità siamo noi capaci. Degnatevi d’essere l’interprete presso del Generale in Capo della nostra riconoscenza, e dei sentimenti nostri per lui; e per la gran Nazione ch’ei rappresenta. Siate ugualmente l’intercessore delle grazie che gli chiediamo, una delle quali ci è necessaria quanto la nostra sussistenza. L’affare non potrà non avere quel buon esito che ci ripromettiamo, quando voi col vostro molto credito avvaloriate le nostre domande. Sia questo il principio di quelle relazioni che desideriamo di legare con voi, e persuadetevi che vi protestiamo una stima uguale alla sincera nostra gratitudine”.

Napoleone Bonaparte, generale in capo dell’armata d’Italia ai rappresentanti della Repubblica di San Marino: “Il cittadino Monge mi ha messo al corrente, cittadini, del quadro interessante offertogli dalla vostra piccola Repubblica. Io ordino che i cittadini di San Marino siano esenti da contribuzioni, e rispettati in qualunque luogo degli stati della Repubblica Francese essi si trovino. Ordino al Generale Sahuguet, che ha il suo quartier generale a Rimini, di consegnarvi quattro cannoni di campagna, di cui faccio presente a nome della Repubblica. Egli metterà anche a vostra disposizione mille quintali di grano, che serviranno all’approvvigionamento della vostra Repubblica fino al raccolto. Vi prego di credere, cittadini, che in ogni circostanza mi impegnerò a dare al Popolo di San Marino prove della mia stima e distinta considerazione”.

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