Home Dal giornale Editoriale: il treno UE e gli errori che tornano

Editoriale: il treno UE e gli errori che tornano

da Daniele Bartolucci

Mentre va in archivio la seconda parte della discussione in Consiglio Grande e Generale sulla Commissione d’inchiesta sulle crisi (disastri?) bancarie, si riaccende la discussione sull’Unione Europea, su cui da più parti si chiede maggiore determinazione: o sì o no, ma si decida in fretta. E’ abbastanza sintomatico che le due discussioni, apparentemente così distanti, abbiano invece più punti in comune di quel che si pensi. A partire dagli anni in cui sono nate. L’euro ha appena compiuto 20 anni e la Commissione d’inchiesta ha rendicontato gli ultimi vent’anni di  storia sammarinese: è un caso? Se è lecito pensare, anche alla luce di quanto emerso nelle varie Commissioni d’inchiesta, che le crisi bancarie abbiano all’origine un errore politico (se non peggio, ma questo lo stabilirà eventualmente il Tribunale), non è meno lecito valutare il permanere dello status di “paese terzo” come un errore politico. Quello che San Marino avrebbe potuto guadagnare dall’entrata nell’Unione Europea al tempo non è facilmente stimabile (a parte finanziamenti, vaccini, regole di efficienza, mercato unico aperto, ecc), ma a distanza di vent’anni si può valutare  come è diventato il Paese: PIL in caduta libera, raccolta bancaria ridotta a un terzo, debito pubblico… Il risultato finale è questo. Ovvio che sia la somma di diversi fattori, tra cui anche le crisi bancarie. Poi c’è l’Unione Europea, appunto: non si è scelto di starne fuori, anche perché sarebbe quasi impensabile stante l’esserne circondati e legati da rapporti quasi familiari, ma non si è scelto nemmeno di starci dentro. Il non decidere è una scelta. Che non ha pagato.

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