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Dirigenti: più responsabilità, ma più autonomia

da Daniele Bartolucci

Efficienza, miglioramento dei servizi e risparmi per le casse dello Stato. Sono queste le direttrici che accomunano in questo momento le Segreterie agli Interni e al Turismo, impegnate la prima nella riforma della Pubblica Amministrazione e la seconda (avendone la delega) nel rilancio di Poste San Marino spa. Anche per questo alla conferenza stampa settimanale del Congresso di Stato hanno presenziato, assieme, proprio Elena Tonnini e Federico Pedini Amati. I punti in comune, comunque, sono diversi anche perché in Poste, come noto, la maggior parte dei dipendenti sono in regime pubblico (una anomalia che ancora oggi non è stata sistemata, ndr) e altri ne arriveranno, stante il passaggio dell’Ufficio Filatelico e Numismatico all’interno della società.

“PIÙ RESPONSABILITÀ E AUTONOMIA AI DIRIGENTI”

La riforma della P.A. avviata da questo Governo procede e procederà per step, come noto, ma il nuovo Decreto 213 varato a fine anno “segna una tappa fondamentale in questo percorso”, spiega il Segretario Elena Tonnini, “perché si va a responsabilizzare maggiormente i Dirigenti, dotandoli però anche di maggiore autonomia”. Un cambio di approccio importante, come lo è il cambiamento del modello organizzativo, che passerà da quello basato sui Responsabili di Unità Operativa (RESUNIOP) ad uno strutturato sulle nuove Posizioni Organizzative (PO) che il Decreto istituisce: “Il vigente modello organizzativo”, si legge nella relazione accompagnatoria della stessa Tonnini, “persegue, infatti, il decentramento e la distribuzione delle responsabilità direttive tramite la rigida previsione nel fabbisogno delle UO ed articolazioni organizzative più complesse di uno o più profili di ruolo di Responsabile di Unità Operativa. L’istituto della PO, invece, costituisce uno strumento gestionale che concorre a realizzare un modello organizzativo flessibile per il conseguimento degli obiettivi dell’UO o articolazione organizzativa”. Le nuove PO saranno infatti in capo al Dirigente, che – nel rispetto della soglia numerica massima stabilita dal fabbisogno – conferirà tali incarichi (a tempo determinato per un periodo sino a tre anni) con provvedimento scritto e motivato. Di fatto, questo intervento viene introdotto “allo scopo di conseguire, con maggiore efficacia, gli obiettivi di autonomia organizzativa della dirigenza pubblica”. “Anche perché”, spiega Tonnini, “gli obiettivi prefissati verranno poi monitorati e valutati, dando maggiore responsabilità ai Dirigenti, in cambio come detto di maggiore flessibilità e autonomia gestionale”.

ACCORPAMENTI E PASSAGGI DI FUNZIONI

Oltre alle nuove PO, il Decreto 213 avvia una riorganizzazione della “macchina pubblica”, accorpando diversi Uffici tra loro: “L’obiettivo è l’efficienza, riequilibrando situazioni in cui ci sono pochi dipendenti per un Dirigente mentre in altre tantissimi dipendenti e solamente un Dirigente”, spiega Tonnini, “e un miglioramento del servizio. Di fatto, con gli accorpamenti si potrà anche ridurre il numero dei Dirigenti”. I primi cambiamenti riguardano l’accorpamento in un’unica struttura organizzativa della Segreteria Istituzionale, la Segreteria Esecutiva del Congresso di Stato e la Sezione Studi Legislativi dell’Avvocatura dello Stato. Proprio quest’ultima è oggetto di una revisione, dotandola di un vero Dirigente e alleggerendola di funzioni non proprie, facendola diventare uno “strumento” più efficace di quanto sia oggi. Stessa revisione verrà fatta sulla Protezione Civile e sull’Ufficio Pianificazione Territoriale e per l’Edilizia. Nel mentre, verranno riorganizzate le funzioni legate all’applicazione e controllo delle norme in materia di lavoro, attualmente suddivise fra UO Centro di Formazione Professionale e per le Politiche Attive per il Lavoro, UO Ufficio Attività Economiche ed UO Ufficio Attività di Controllo (anche in questo caso si parla di riunificazione/accorpamento da tempo, ndr).

Altro passaggio importante sarà poi quello di “accentrare, secondo un processo articolato in fasi, le funzioni di gestione amministrativa ed operativa del personale del Settore Pubblico Allargato nell’UO Gestione Personale PA”, togliendo tali funzioni ai diversi e singoli Uffici e/o Dirigenti come avviene oggi.

LE NUOVE PO:  “ROTAZIONE” E RETRIBUZIONE

Premesso che “l’incarico di PO è conferito a tempo determinato, con provvedimento scritto e motivato, dal Dirigente per un periodo sino a 3 anni e termina, comunque, qualora non rinnovato o precedentemente revocato, decorsi 6 mesi dalla cessazione dell’incarico dirigenziale del Dirigente che lo ha conferito”, la PO “non determina un mutamento di profilo professionale, che rimane invariato, ma comporta soltanto un cambiamento di funzioni, le quali cessano al cessare dell’incarico. Si tratta, in definitiva, di una funzione ad tempus di alta responsabilità avente natura temporanea e fiduciaria”. E’ vero che “in caso di valutazione positiva al termine dell‘incarico, l’incarico di PO può essere rinnovato in favore del medesimo dipendente per un periodo massimo di 9 anni consecutivi e decorso tale periodo massimo, l’incarico di PO potrà essere nuovamente disposto in favore del medesimo dipendente non prima che siano trascorsi tre anni dall‘ultimo conferimento. Tale meccanismo”, spiega il Segretario Tonnini nella sua relazione, “introduce, in un’ottica di prevenzione di fenomeni corruttivi e di rotazione nelle posizioni apicali, il cosiddetto “cooling off period” (periodo di raffreddamento)”.

Infine, “per quanto concerne la predetta componente retributiva aggiuntiva spettante ai titolari di PO, il decreto rinvia alla contrattazione collettiva stabilendo che la stessa potrà definire la suddetta componente in maniera differenziata sulla base di parametri che tengano conto, secondo criteri oggettivi, delle complessità e responsabilità della posizione ricoperta. Sino alla definizione della predetta contrattazione collettiva, il trattamento retributivo del titolare di PO è quello previsto dalle vigenti norme per il conferimento di incarichi interni temporanei su posizioni a livello 9”.

IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE DI POSTE SPA

Anche Poste San Marino spa sta entrando in una fase di grandi cambiamenti, ma con alcune certezze in più rispetto a qualche mese fa. La prima è che “resterà una società per azioni”, spiega il Segretario Pedini Amati, “come ha deciso il Governo e come è stato stabilito in Commissione l’altro giorno, quando si è deciso di non procedere con la legge di iniziativa popolare che prevedeva il rientro nella P.A.. Quella legge aveva un senso anni fa ma togliendo la parte dei servizi finanziari che al tempo erano invece previsti, oggi non è opportuno il ritorno al settore pubblico”. Il problema resta però il bilancio in rosso che ricade sulle casse dello Stato: “C’è un nuovo Direttore Generale”, spiega Pedini Amati, “e c’è un nuovo Piano Industriale (che verrà presentato venerdì 21 in conferenza stampa, ndr) che persegue come obiettivo proprio il pareggio di bilancio. Già nel corso del 2021 si sono ottenuti risultati importanti per quanto riguarda la riduzione delle perdite e ci sono i presupposti per continuare su questa strada. Preciso, anzi, ribadisco, non c’è nessuna polemica o critica al precedente Direttore Generale, anzi, lavoravamo bene anche con lei, ma semplicemente è andata in pensione e necessariamente ne è stato scelto uno nuovo”. Il passaggio dell’Ufficio Filatelico diventa quindi una tappa importante di questo Piano: “Le due attività possono diventare sinergiche”, spiega Pedini Amati, “anche perché affini, come analizzato dallo studio di fattibilità che abbiamo disposto mesi addietro. Ma non è un’operazione finanziaria per cancellare le perdite incamerando un bilancio in attivo. I due bilanci resteranno separati, solo il consuntivo sarà unico”. E i dipendenti? “I dipendenti dell’Ufficio manterranno il diritto a resta nel regime pubblico, ma potranno scegliere di cambiare accettando o meno il nuovo contratto che gli verrà proposto”.

I SINDACATI SONO CONTRARI

“Se non si condividono gli obiettivi con i lavoratori e il Sindacato, le modifiche alla PA non possono funzionare”. Così le Federazioni Pubblico Impiego della CSU sul Decreto 213, che fa seguito alla richiesta delle Federazioni Pubblico Impiego della CSdL e della CDLS di dar corso alla legge di iniziativa popolare (poi bocciata in Commissione Finanze nei giorni scorsi, ndr) che chiedeva il rientro di Poste San Marino nella Pubblica Amministrazione. Di fatto, le avvisaglie per un nuovo scontro tra Governo e sindacati ci sono tutte. Nuovo ma non nei contenuti, visto che fino ad oggi lo scontro è avvenuto sempre sulle stesse questioni, con il risultato che tutti possono vedere nei bilanci dello Stato e nei report internazionali sull’efficienza della Pubblica Amministrazione sammarinese: spesa corrente a livelli enormi e servizi non certo allineati alle best practice di tanti altri Paesi (basti pensare che il Doing Business della Banca Mondiale classifica San Marino dietro all’Italia). Ma è anche vero che quando si parla di dipendenti, il confronto con i sindacati dovrebbe essere strumentale al raggiungimento di obiettivi importanti come quelli dell’efficienza e dell’ottimizzazione dei costi. Ma così, a quanto dicono dalla CSU, non è stato: “Occorre condividere gli obiettivi che si intendono perseguire insieme ai lavoratori, che sono i primi che devono recepirli e metterli in pratica, e alle parti sindacali, che possono dare il loro contributo per migliorare le norme; in assenza di tutto questo diventa difficile immaginare che tutto ciò possa funzionare. C’è un’emergenza democratica! È una politica che non intende spiegare preventivamente cosa vuole fare”.

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