Il valore delle parole, specialmente in un vocabolario quasi infinito come quello italiano, è spesso celato nell’immagine che esse poi raccontano e comunicano. Facendo un salto fuori dalle traiettorie economiche, la parola “pallone” suscita in tutti noi l’immagine di un giocatore di calcio, della squadra preferita o anche solo dello sport più diffuso sul globo. Eppure per qualcuno è solo il pallone, da quello da calcio a quello della mongolfiera. E così per tante altre parole. Tornando invece sui nostri binari, che potrebbero essere quelli dell’economia e della politica (che tra le altre cose difficilmente si incontrano tra loro), una delle parole più controverse è “energia”. Per l’economia, per le imprese, è una forza straordinaria, che muove motori e macchine, che illumina e che sostiene l’evoluzione tecnologica. Per la politica è una merce: quanto costa e quanto la facciamo pagare? Le domande che abbiamo sentito sono queste, più o meno. Eppure per la politica – lo stanno facendo tutti i Governi del mondo, San Marino pare di no – energia significa oggi “autonomia”, tanto che le domande che si pongono sono diverse: quanta ne possiamo produrre e come? Di comprarla da altri non ne parla nessuno, perché sanno che significherebbe dipendere dagli altri. A San Marino, terra di libertà fondata sul “nemini teneri”, l’energia e tutti gli energetici invece si comprano da fuori. A parte il fotovoltaico (che può crescere, ma non basterà a coprire il fabbisogno), non c’è un realistico progetto per produrre energia o biogas, captare o depurare l’acqua. Eppure energia fa rima con autonomia: perché non pensarci?
Editoriale: il “nemini teneri” e gli energetici
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