Home Dal giornale Il museo dei ricordi contadini di Filippo Giardi, i trattori antichi

Il museo dei ricordi contadini di Filippo Giardi, i trattori antichi

da Alessandro Carli

“Marcia a fatica scotendo il suo guscio pesante, / col naso in aria, trafelato, / tossendo a tempo, con la sua rauca tosse. / Imperturbabile, regolare, tira il suo carico. / Trascina quel che mille braccia non saprebbero smuovere. / Porta quel che mille mani umane non potrebbero sollevare”. Odora di terra smossa, questo frammento poetico scritto da Michel Quoist dedicato al trattore. Un mezzo agricolo che all’intero dell’azienda agricola dei fratelli Filippo e Pier Marino Giardi – ubicata lungo la strada che dal Monte porta a Faetano – si moltiplica per 20. Filippo difatti sta allestendo, con l’ausilio della pittrice Vanessa Macina (a lei il compito di impreziosire con una serie di disegni a tema gli ambienti interni: mentre siamo andati a trovarli, era impegnata a raffigurare, su una colonna, una serie di grappoli d’uva), un museo dei ricordi contadini. Non una novità, per Giardi, a dire il vero: lui difatti, assieme a Ezio Bartolini, ha lavorato per realizzare il Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni di Montecchio, sede del Consorzio Terra di San Marino. In attesa dell’inaugurazione (“Dovremmo essere pronti nell’autunno del 2022” confida Filippo), siamo andati a trovarlo per conoscere meglio, e più da vicino, il progetto. “Ho cominciato a lavorarci circa 10 anni fa” racconta. “La mia idea è quella di creare un luogo dedicato alla memoria e alle tradizioni: oltre ai trattori antichi, circa 20 mezzi, troveranno spazio anche i ferri vecchi, gli attrezzi che servivano per ‘addolcire’ la terra e tanto altro ancora”. Tra i pezzi più pregiati, anche per dal punto di vista affettivo, ci sono i trattori. Filippo non dice apertamente qual è il suo preferito, ma ad ascoltare le sue parole è facile identificarlo in un Fiat ultracinquantenne. “Il modello 25R diesel del 1956 era di mio babbo: lo ha acquistato nell’anno in cui sono nato”. Prima di avvicinarci ad altri modelli, Giardi si ferma un attimo. “Sono iscritto a un gruppo italiano su WhatsApp chiamato ‘Amanti della ruggine’: raccoglie gli appassionati di vecchi macchinari agricoli che dedicano parte del loro tempo a riportare in vita i quattro ruote che vengono impiegati nell’agricoltura”. Tra le perle della sua collezione spiccano sei modelli di John Deere, di color verde e azzurro (“Sono tutti pezzi degli anni Venti e Trenta”) e un Landini Testa Calda. “I trattori provengono sia dall’Italia che dall’estero” sottolinea mentre torniamo a piedi verso la struttura che  ospiterà il museo. La stanza è ancora vuota ma la vista dalle grandi finestre verso la cima del Titano imbiancato dalla neve è meravigliosa. “Stiamo valutando se utilizzare parte dell’esterno per la collezione” spiega. “I pezzi sono tanti e nel tempo conto di implementarli”. 

Nell’aria, sembra di avvertire l’eco delle parole del Premio Nobel per la Letteratura del 1962, John Ernst Steinbeck: “Il trattorista sedeva sul suo seggiolino di ferro ed era fiero di quelle linee dritte che non dipendevano da lui”.

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