Home Notizie del Giorno Visto per voi al teatro Moderno di Savignano: “Parenti serpenti”

Visto per voi al teatro Moderno di Savignano: “Parenti serpenti”

da Alessandro Carli

Il rischio di mettere a confronto la versione cinematografica di “Parenti serpenti” del Maestro Mario Monicelli (1992) con quella teatrale passata sulle assi del teatro Moderno di Savignano sul Rubicone il 15 dicembre e firmata dall’ottimo Luciano Melchionna (foto di Nicolò Beardo) svanisce dopo pochi minuti dall’apertura del sipario. La versione scenica, che ricalca quella della pellicola, vive di una meravigliosa vita propria: la storia è ovviamente la stessa, ma il ritmo e gli interpreti ne danno un “taglio” unico, vibrante e vivace.
Totemizzata quasi integralmente attorno alla figura di Lello Arena, la pièce, in due atti con intervallo, si svolge in Abruzzo: gli spettatori trovano la famiglia in un “interno”, in attesa delle festività natalizie (si può ancora scrivere, la Commissione Europea ce lo permette). Saverio (Arena) e Trieste (Giorgia Trasselli) sono due anziani genitori che, prendendosi in giro su quando erano giovani, aspettano i figli con i rispettivi mariti e mogli (Raffaele Ausiello, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Autilia Ranieri, Annarita Vitolo, Fabrizio Vona).

Il solito tran tran fatto di punzecchiamenti e battute viene interrotto da un annuncio: Saverio e Trieste, vista l’età, chiedono alla prole chi è disposto ad accoglierli. Una richiesta che scoperchia il vaso di Pandora: ogni figlio attacca l’altro, facendo emergere antichi rancori mai risolti, diverse forme di egoismo e un presunto (ma nemmeno troppo) “tradimento”. La scelta, condivisa dai pargoli, è drammatica: una stufetta a gas che esploderà (per finta, ovviamente), portando in paradiso i due genitori.

L’amara e molto divertente commedia scritta da Carmine Amoroso squarcia il velo delle apparenze, portando a galla i mali e i vizi delle persone pur non dimenticando una certa italianità (o meglio, una marcata napoletanità: l’utilizzo del dialetto partenopeo, la tradizione del presepe e dell’albero di Natale, il vociare alto di volume, caciaresco ma propedeutico alla mise en scene).

Serpenti contemporanei: i figli e le loro famiglie difatti “spataccano” con il cellulare, guardano “X Factor” invece di “Fantastico”, praticano yoga e sono “fashion victim”, litigano tra il pubblico (strepitoso omaggio al metateatro pirandelliano). Serpenti che fanno ridere – l’energia data allo spettacolo è micidiale e contagiosa – ma che lasciano, alla fine, molti spunti di riflessione. L’egoismo e l’anaffettività che innervano la vita delle persone, per esempio. E il problema dell’età che avanza, inesorabile, che non viene visto come una risorsa ma come un impiccio.

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