Home Dal giornale “Un mirabile inferno. Iconografia e scrittura della Divina Commedia”

“Un mirabile inferno. Iconografia e scrittura della Divina Commedia”

da Alessandro Carli

Chiude in bellezza – e che bellezza – il 700enario della scomparsa di Dante Alighieri: negli spazi dell’Ambasciata d’Italia a San Marino, sino a metà dicembre e solamente su prenotazione, è visitabile la mostra “Un mirabile inferno. Iconografia e scrittura della Divina Commedia”, un percorso “dantesco” nell’opera più importante delle letteratura italiana. Dalle 16 tavole del 1921 firmate da Amos Nattini che raccontano l’Inferno alla versione “graphic novel” di tutti i 100 canti firmata da George Cochrane che a San Marino ha disegnato le illustrazioni del Paradiso (a unire l’artista newyorchese al Monte Titano ci ha pensato la editrice sammarinese Facsimile Finder), passando per i 12 esempi di scrittura miniata nei facsimile. L’esposizione è curata da Maria Giovanna Fadiga d’intesa con gli Istituti culturali e con il sostegno dell’Associazione Dante Alighieri.

AMOS NATTINI

Il delinearsi del sesto centenario della morte di Dante (1921) e gli incitamenti di D’Annunzio e di Zandrino, segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, hanno indotto Amos Nattini ad affrontare l’ultra ventennale fatica per la monumentale illustrazione della Divina Commedia. Nel 1915 espone alla Permanente di Milano le prime tre tavole (Inferno, Canto XII, Purgatorio canto XXVII, Paradiso canto XXXIII) riscuotendo, fin da subito, critiche favorevoli e positivi consensi. Da allora Nattini si immerge completamente e unicamente nell’eroica impresa di illustrare il Divino Poema: dà vita a cento Imagini (una per ogni canto) partendo dall’Inferno e procedendo in ordine di canto. Grande conoscitore del Poeta fiorentino, abilissimo interprete della difficile tecnica dell’acquarello (solo il canto I del Purgatorio è a olio), si rivela anche un esperto artigiano alla maniera rinascimentale quando medita di dare alle stampe la lussuosa edizione della sua Commedia curandone ogni minimo dettaglio e particolare. Nattini, a differenza di molti altri illustratori danteschi, fin dagli inizi dell’impresa: egli pensa, infatti, a una destinazione editoriale, immaginando un’edizione a stampa monumentale per le sue tavole. I grandi e sontuosi volumi (uno per ogni cantica), stampati dalla Casa Editrice Dante in mille esemplari numerati, sono realizzati con carte di puro straccio provenienti da Fabriano; i caratteri di stampa, ideati dallo stesso Nattini, traggono ispirazione dai “tipi latini primitivi” e, per ognuna delle tre cantiche, sono previste delle coperte in pelle di vitello sbalzata a mano. Mentre l’artista continua a dipingere le tavole, parallelamente, a partire dal 1921, le Imagini sono esposte, con grande successo di critica e di pubblico, in Italia e all’estero. Ancora oggi la Divina Commedia, opera eclettica e di difficile inquadramento anche per il lungo protrarsi nel tempo, caratterizza per eccellenza il percorso creativo di Nattini. Il comune denominatore delle tre cantiche resta il grande amore per la ricerca anatomica di stampo michelangiolesco, per il modello in perenne movimento, per quell’ideale di perfezione classica alla base della sua poetica: corpi e membra anatomicamente perfetti e dinamici vengono ripresi in posture sempre diverse e talvolta arditamente scorciati all’interno di mutevoli prospettive. Come un abile regista, Nattini utilizza un linguaggio di sapore filmico accompagnandoci con la “sua macchina da presa” per tutto il lungo viaggio, restringendo e allargando di volta in volta il campo visivo. La prospettiva muta, da centrale si fa obliqua e poi aerea: nell’Inferno ci costringe a guardare dall’alto la miseria dei dannati, mentre nel Paradiso la visione viene ribaltata dovendo noi umani contemplare i santi e i beati alzando gli occhi al cielo, enfatizzando così la fuga prospettica verso l’alto.

GEORGE COCHRANE

George Cochrane è professore di Arte presso Fairleigh Dickinson University (Florham Park, New Jersey). Il suo incontro con la lingua italiana avviene nei primi anni Novanta, quando trascorre un periodo di studio a Firenze per approfondire la Letteratura Italiana e la Storia dell’Arte. I suoi lavori sono stati esposti in numerose gallerie e musei: tra gli altri Massachusetts Museum of Contemporary Art (Mass MoCA) a North Adams e Castello dei Conti Guidi (Poppi, Italia).

“Il progetto illustrativo di George Cochrane rivisita in maniera estremamente originale la tradizione illustrata dei manoscritti tre-quattrocenteschi proponendo pagina dopo pagina una personale messa a fuoco del testo. A tal fine Cochrane si misura con le soluzioni iconografiche e compositive esperite dagli artisti che nei secoli hanno tradotto in immagini il poema dantesco. Il risultato è un’opera decisamente intrigante, di considerevole interesse sul piano della storia della tradizione figurata della Commedia” ha scritto Lucia Battaglia Ricci, Docente di Letteratura Italiana all’Università di Pisa e Roma Tre, rinomata dantista.

Per Simone Casini, Docente di Letteratura Italiana all’Università di Perugia, “l’impresa di George Cochrane non ha precedenti e ci insegna come accostarci a Dante. Cochrane, che viene dalla tradizione del comics, si è avvicinato infatti alla Commedia cominciando dal testo, studiandone la lingua e risalendo addirittura alle grafie caratteristiche dei codici miniati trecenteschi. Poi ha confrontato le soluzioni figurative che grandi e grandissimi artisti, prima di lui, hanno tentato nel corso dei secoli per ‘immaginare’ ciò che Dante ha ‘visto’. Infine, Cochrane ha tentato una sintesi originale, che fosse insieme antica e moderna, piena di echi della tradizione e al tempo stesso personalissima. Così, possiamo leggere il viaggio di Dante trascritto parola per parola, con attenzione filologica, da un amanuense newyorkese contemporaneo. E soprattutto possiamo ‘vedere’ la ‘visione’ dantesca attraverso immagini di grande efficacia, rapide, nervose, spesso divertenti, che esprimono la nostra sensibilità di uomini del XXI secolo”.

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