Mentre l’Italia rafforza il suo Green Pass, aumentando le restrizioni e i divieti per i no-vax, San Marino continua a muovere piccoli, piccolissimi passi su quella stessa strada, con sempre meno coraggio di quanto sarebbe necessario. Ormai in tutta Europa hanno imboccato la “via Draghi” sull’utilizzo del Green Pass come strumento per limitare la diffusione del virus (e incentivo alla vaccinazione, ndr), anzi, qualcuno – vedi Austria e Germania – hanno pure superato l’Italia su questa strada. Ma San Marino sembra “immune”, per restare in gergo, a certe azioni di forza. C’è una parte del Paese che fa leva sull’ottima percentuale di immunizzazione raggiunta in pochi mesi, unita ai pochi casi registrati finora in questa quarta ondata, per tenere a bada ogni tipo di restrizione. E’ una parte magari minoritaria, ma comunque forte a livello sociale e politico, se è vero che finora l’obiettivo è stato raggiunto. Poi ce ne è un’altra che invece cerca di far comprendere agli altri che San Marino non è un’isola lontana miglia e miglia dall’Italia e dall’Europa, ma al centro di questo contesto, per di più con gli occhi di tutti addosso per mille e mille motivi. In tutto questo basterebbe guardare all’anno scorso e cosa accadde con il caso del Veglione, con la concessione di farlo e la repentina marcia indietro pochi giorni dopo. Quest’anno si spera in una responsabilità maggiore, ma per il momento il cenone, anzi, le cene e i pranzi, sono salvi. Quelli che ogni giorno si celebrano a San Marino, a pochi passi dall’Italia, dove certi clienti non potrebbero nemmeno entrare al ristorante. Il cenone vale più della reputazione?
Se il cenone fa rima con reputazione
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