Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Se questo è un uomo” interpretato da Malosti

Visto per voi a teatro: “Se questo è un uomo” interpretato da Malosti

da Alessandro Carli

I rischi, sulla carta, erano davvero innumerevoli: la trasposizione sulla scena di un testo nato come romanzo e non per il teatro (e quindi con ritmi decisamente diversi), il tempo intercorso dalla nascita dell’autore, più o meno un secolo (facile incappare nella polverosità del lessico), oltre ovviamente alla conoscenza della storia, quasi obbligata e obbligatoria in quanto proposta nelle scuole italiane e quindi in odore di facile “entusiasmo” (e di conseguenti aspettative) che potevano trasformarsi in boomerang.
Valter Malosti (foto di Tommaso Le Pera), che conosce i pericoli di queste operazioni (è regista, oltre che attore), ha deciso di mettere mano alle parole di “Se questo è un uomo” di Primo Levi e, dopo i mesi di fermo dovuti al Covid (il debutto è avvenuto un paio di anni fa), ha riproposto lo spettacolo al teatro “Alessandro Bonci” di Cesena.

Gli applausi che sabato 20 novembre hanno salutato i 105 minuti di monologo – un’operazione, dal punto di vista mnemonico, davvero importante – sono l’esatta misura della qualità dello spettacolo: suddivisa in capitoli (“Arbeit macht frei”, “I sommersi e i salvati”, “Ka-Be”), il racconto si rivolge a pubblici diversi: necessario per chi è ancora studente (va detto, senza fare troppi panegirici, che in poco meno di due ore lo spettatore può accedere al plot in maniera esaustiva), interessante per quella fetta di platea che frequenta i teatri da decenni ed è legato alla Storia, “asciugabile” ma comunque denso e meritevole per chi assiste alla mise en scene per motivi di lavoro (Valter Malosti ha spalle larghe ma l’interpretazione risulta, alla lunga, piuttosto lineare e lenta, senza cioè vertici o discese).

Come nel testo originale, non mancano i riferimenti alla divinissima commedia dell’immenso Dante (siamo ancora e pur sempre nell’anno delle celebrazioni dei 700 anni della sua nascita), così come alcune scelte scenografiche che hanno il merito di rendere l’assolo più “teatrale” (i riferimenti sono alla neve proiettata su una rete trasparente all’altezza del proscenio all’inizio e alla fine, e l’immagine di un cavallo bianco, elemento totemistico che rappresenta la luce, del sole e quindi la nascita del giorno dopo il buio delle deportazioni) e meno “reading”.

Una risposta poetica e sincera ai neonazionalismi che stanno rinascendo in Europa, soprattutto nei Paesi dell’ex blocco sovietico, per far ricordare, a chi se lo fosse dimenticato, quello che è accaduto meno di un secolo fa: la distinzione razziale tra le persone, la negazione della libertà. “Fatti non foste per viver come bruti” recita Malosti: un insegnamento che andrebbe appeso nelle aule di tutti gli istituti scolastici, ma anche nelle stanze dei bottoni della politica e nelle camerette di chi vorrebbe rievocare i fantasmi neri del passato.

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