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Il “Ponte di Dogana” di De Carlo, occasione di identità

da Alessandro Carli

Esattamente da un quarto di secolo i visitatori che entrano nella Repubblica di San Marino dalla superstrada SS 72 passano sotto al “Ponte di Confine”, ideato dall’architetto Giancarlo De Carlo. Sul ponte è presente la dicitura “Benvenuti a San Marino, antica terra di libertà”, che si trova a quasi tutti i valichi della piccola Repubblica. In occasione della presentazione del progetto De Carlo scrisse: “Il paesaggio edificato circostante è fitto e sregolato, molti corpulenti edifici sono allineati o sono perpendicolari alla strada offrendo un impudico paesaggio di trasandati retri. Al necessario processo di riabilitazione dell’area di Dogana anche la porta collaborerà: perché è ben visibile e quindi può spingere in secondo piano, nella percezione di chi entra e chi esce, le sregolatezze edilizie che le stanno intorno. La sua presenza eloquente può contribuire a cancellare la banalità architettonica circostante”.

LA GENESI

Era il 1993 quando la Repubblica di San Marino commissionò all’architetto De Carlo il progetto di una porta di confine da collocare nell’area di Dogana. Un pennone alto quasi trenta metri sul quale sventola una bandiera della Repubblica si innalza nel cielo quasi come una torre. Sembra essere la quarta torre del Titano e ricorda nel suo svilupparsi sinuoso verso l’alto in effetti un altro progetto di De Carlo per la costruzione di una torre per la città di Siena. La sua struttura sostiene l’architrave della porta che scavalca la Superstrada con un sovrappasso pedonale di circa 20,70 metri per un’altezza massima di 5,80 metri ed una larghezza che varia da 1,30 a 2,40 metri. La passerella si restringe a punta come uno scafo e comunica una sensazione di leggerezza come un pontile.

SENSI E RAGIONE

“In realtà, nel caso di San Marino, le Porte sono occasioni di identità” scrive lo stesso De Carlo in “Con i sensi e con la ragione: alberi e strutture”. L’architetto si è trovato “di fronte a un problema molto complesso, quello di definire un limite eloquente in una situazione assai confusa e ambigua: recuperare identità con l’inserimento di una struttura necessariamente piccola – una Porta in una situazione dove l’identità viene progressivamente cancellata dalla proliferazione di enormi strutture anonime. Come fare? Ho pensato che l’unica possibilità era di erigere una Porta che, come figura e tecnologia, fosse corrispondente al tempo presente, e allo stesso tempo di omettere tutti gli episodi di degenerazione per riferirmi al candore e all’ingenuità che hanno animato i sammarinesi nei lunghi secoli durante i quali hanno conservato la loro Repubblica aperta e libera. Su un goffo traliccio a portale che anni fa era stato messo, sempre eguale, su tutti i confini con l’Italia, c’era una scritta che mi ha incoraggiato. Diceva ‘Benvenuti nell’antica terra della libertà’ ed era senza dubbio ottocentesca e garibaldina e contadina, ma anche fresca e gentile: dava il senso giusto delle speranze che può avere uno che oltrepassa una porta e cambia scena, e spera di trovare un mondo più promettente di quello che sta per lasciare. Avevo dunque deciso che avrei progettato la Porta partendo da uno spunto di simpatia umana per i sammarinesi e anche per tutti quelli che viaggiano con curiosità e fiducia”.

Il dato funzionale, così ancora De Carlo, era che si doveva poter attraversare la strada a livello, quindi la Porta doveva anche essere un ponte o una passerella. Altro non c’era: tutto il resto era, in un certo senso, evocazione, come è sempre richiesto alle Porte. Evocazione di che cosa, in questa particolare circostanza? Del tenero orgoglio che i sammarinesi dimostrano verso la loro Repubblica, quando la celebrano e si vestono come i soldatini di latta? Della nostalgia per le navi e il mare (Fellini l’ha rappresentata in un suo film in modo magistrale attribuendola ai riminesi, che dopotutto dei sammarinesi sono cugini stretti)? Della passione per i meccanismi e per i materiali precisi e luccicanti (a San Marino c’è un importante museo dove sono raccolte e visitate costantemente le più belle automobili Ferrari da corsa)?”.

Sulla passerella quattro puntoni tengono aperte le ali dei suoi parapetti e nel centro dei puntoni ci sono quattro occhi di vetro fuso che “ho disegnato e realizzato io stesso, con le mie mani, insieme a mia figlia Anna che nella vita disegna e dipinge. I quattro occhi incoraggiano – sollecitano, stimolano – chi passa sulla passerella a guardare: a stabilire connessioni reali e immaginarie tra passato, futuro e presente”.

LA CURIOSITÀ

Il ponte appare nel primo episodio di “Lupin III – L’avventura italiana” ambientato nel “regno di San Marino” (si tratta di un errore degli autori della serie animata nella quale il Monte viene rappresentato come un regno, tanto che Lupin sposa una principessa sammarinese).

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