“Avrò l’occasione di presentare la realtà del ruolo della nostra lingua come veicolo di una cultura e direi anche di un modo di vivere e di affrontare le sfide del presente nella globalizzazione”. Queste le parole con cui Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, esordisce offrendo un’anticipazione della lectio magistralis che terrà durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2021 – 22 dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino.
Lo storico, ex ministro italiano per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, nonché fondatore della Comunità di Sant’Egidio, tratteggia nella risposta a tre domande la cornice di un intervento che lo vedrà protagonista di fronte ad accademici, studenti, rappresentanti istituzionali e non solo. Appuntamento martedì 19 ottobre dalle ore 15 al Centro Congressi Kursaal.
Il titolo della sua lectio magistralis è rappresentato da una domanda: esiste un ‘mondo’ in italiano?
“Sì, rispondo con convinzione: in questi anni mi sono accorto di un’attrattività della nostra lingua anche su gente non italiana d’origine. Ho coniato il termine ‘Italsimpatia’, per esprimere l’interesse verso l’italiano, la quarta lingua più studiata al mondo dopo inglese, spagnolo e cinese, anche se la ventunesima come locutori. Un interesse che si rivolge però anche alla cultura, all’arte, alla musica e al canto – in particolare legato all’opera cantata in italiano in tutto il mondo – al cibo come al design, alla moda e tanto altro: una simpatia, insomma, per il ‘vivere all’italiana’”.
In quale contesto si colloca il suo intervento?
“Il mondo globale rappresenta una rivoluzione, non solo nelle comunicazioni o nell’economia, ma nella politica, nella vita, nei rapporti. Ha prodotto un mondo più vicino, ma non unito. Anzi, come reazione, tante identità sono risorte: fondamentalismi, nazionalismi e sovranismi, con un linguaggio conflittuale. L’italiano può costituire una forza gentile, non prepotente, come una proposta umana e umanistica, un gusto della vita assieme agli altri”.
Quali ambiti vorrà esplorare?
“Nella storia del XX secolo la Dante ha avuto ruoli diversi: nasce nel 1889, durante la formazione dello Stato nazionale fondato non su una omogeneità ‘etnica’ ma sull’adesione volontaria a un’identità, in cui la lingua ha un ruolo decisivo. Al tempo, l’Italia non era ‘una’ linguisticamente. Tullio De Mauro afferma che con l’Unità, solo 600.000 parlavano italiano su 25 milioni. Si viveva anche la sfida di tenere uniti quei ‘pezzi’ di italianità, costituiti dagli emigrati in ogni parte del mondo… erano quei ‘milioni di italiani perduti’ a cui guardava la Dante Alighieri. Missione della Dante è stata – all’inizio di questi 130 anni – nei diversi contesti, connettere quei ‘pezzi della patria’ fuori dai confini, ma ora si tratta soprattutto di coltivare e promuovere la lingua e la cultura italiane nel mondo. È l’idea di un mondo italiano più grande dell’Italia: oggi realtà di circa 400 Comitati e scuole nel mondo”.
Cosa rappresentano l’invito dell’Università di San Marino e il conferimento del titolo di dottore di ricerca in Scienze Storiche?
“La Repubblica di San Marino ha una relazione speciale con la Dante Alighieri e con la sua sede nel prestigioso e rinascimentale Palazzo Firenze a Roma, già residenza dei Medici. Infatti l’ambasciatore sammarinese partecipa regolarmente al Consiglio centrale della Società. Mi sento legato inoltre a San Marino anche per motivi molto personali legati alla mia infanzia in terra di Romagna. Negli ultimi anni la collaborazione a favore di iniziative umanitarie e di cooperazione ha arricchito il dialogo tra San Marino e la Comunità di Sant’Egidio, in cui sono coinvolto in prima persona. Mi sento quindi onorato e ‘di casa’ a San Marino. Onorato di essere insignito come dottore di ricerca in Scienze Storiche dalla prestigiosa Università e allo stesso tempo vicino e amico a uno degli Stati di più antica indipendenza, con una storia pacifica, di inclusione e di dialogo che ben rappresenta gli ideali che la Dante vive e diffonde”.