Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Metamorfosi” diretta dal regista Matthew Lenton

Visto per voi a teatro: “Metamorfosi” diretta dal regista Matthew Lenton

da Alessandro Carli

Il regista scozzese Matthew Lenton ha risolto a suo favore – ed entro in tempi regolamentari, 90 minuti – la partita che lo vede opposto all’ostica “Metamorfosi” di Franz Kafka (foto di Guido Mencari), al debutto nazionale – quindi con tutte le potenzialità e le “giustificazioni” – sulle assi del teatro Bonci di Cesena (e in replica sino a domenica): la mise en scene raggiunge il suo obiettivo, quello cioè di raccontare – focalizzandosi sugli aspetti più attuali dell’alienazione del protagonista, Gregor Samsa, biker per una società e per dovere (il papà è debitore verso l’azienda) e sul successivo isolamento dalla società – l’impossibilità di comunicare con chi gli sta attorno. La scelta – indovinata – di comprimere il testo in un atto unico si rivela vincente: il pubblico entra in uno stato di apnea, profonda, e vive tutti i passaggi della trasformazione dell’uomo, com’è noto, in un insetto. L’attenzione del regista inizialmente è dedicata al mutamento più visivo, quello del corpo, ma solo come anticamera di una voragine più verticale: quella dell’io e della sua indagine che ha scandito il Novecento. Anche visivamente questa zoomata sul dramma è ottimamente sintetizzata sulla scelta e sulla fisicità del cast con Alessandro Bay Rossi nel ruolo di Gregor Samsa, Nico Guerzoni in quello dello “scarafaggio” (l’attore non indossa maschere né vestiti, sono i personaggi che lo vedono trasformato, non il pubblico) mentre Angela Malfitano fa la madre, Paolo Musio il padre, Elena Natucci la sorella, Cristiana Tramparulo e Jacopo Trebbi gli inquilini della “casa della tortura”.
Tortura solo apparente però: la trasformazione è tutta interiore.
La potenziale scivolosità della trascrizione del testo – Lenton lo ha portato da romanzo a copione drammaturgico – viene superata dalla macchina scenografica che riesce a rimanere sempre con i piedi per terra, complice un “taglio” molto cinematografico ed onirico dato dal regista scozzese alla pièce: luci al neon stagliate sul nero in scena per disegnare gli spazi, le voci dei protagonisti amplificate e “rimbombate” attraverso i microfoni, l’utilizzo di due luoghi (uno su proscenio e uno sul fondale) separati da un tela che si fa di volta in volta trasparente oppure schermato.  
Gli applausi a fine rappresentazione, piuttosto abbondanti, vanno suddivisi tra lo spettacolo visto e, in parte, alla riapertura al 100% dei teatri. Anche per loro, dopo oltre un anno e mezzo, è stata una sorta di “prima nazionale”.  

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