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La mano di Gae Aulenti su Palazzo Pubblico

da Alessandro Carli

“L’architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla”. E con straordinari risultati, aggiungiamo: tra i lavori di Gae Aulenti, designer e architetto italiana che si è particolarmente dedicata all’allestimento scenografico, al restauro architettonico e all’industrial design, oltre al Museo d’Orsay di Parigi con il tema floreale delle lunette della volta (1980-86), non va dimenticato il restauro di Palazzo Pubblico di San Marino, un impegno che si concluse esattamente 25 anni fa, il 30 settembre 1996.

In occasione dell’orazione ufficiale per l’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti Gian Luigi Berti e Paride Andreoli, l’archistar incentrò il discorso proprio sul Palazzo del Governo.

IL RESTAURO DI AULENTI

“Sono convinta che come luogo della memoria storica di tutti i sammarinesi fosse giusto fare un intervento molto contenuto e controllato al fine di raggiungere il massimo livello di funzionalità insieme ad un uso più contemporaneo di questi spazi”. Questo è uno dei passaggi contenuti nel libro “La sede nuova della Repubblica” in cui Aulenti spiega il lavoro di restauro (parola che tra l’altro non amava molto) di tipo conservativo, che fece di Palazzo Pubblico.

I lavori iniziarono il 7 marzo del 1994 e terminarono il 30 settembre del 1996 e oltre alle opere di restauro, i lavori adeguarono il palazzo ai nuovi standard di sicurezza, a realizzare una sede di alta dignità per la Reggenza e ad eliminare la maggior parte delle barriere architettoniche grazie anche alla realizzazione dell’ascensore che comportarono l’eliminazione di una scala a chiocciola.

“Abbiamo lavorato in maniera corretta, io credo – così Gae Aulenti in occasione dell’orazione -, operando razionalmente nella nuova distribuzione degli spazi, intervenendo per ottimizzare, nello spazio esistente, il problema della sicurezza e degli handicappati, abbiamo dato nuovi allestimenti ai locali di rappresentanza e di lavoro, ricercando un carattere più contemporaneo, ma sempre strutturalmente aderente alla figura del Palazzo. Naturalmente il progetto prevede un totale rifacimento degli impianti tecnici e del sistema di illuminazione interno ed esterno e abbiamo disegnato appositamente gli apparecchi di illuminazione per questo edificio. Vorrei cercare di convincere che sono così ‘affezionata’ a queste finestre ‘medievali’, spiegando che nel disegno dei nuovi serramenti abbiamo progettato un secondo telaio che ci permetterà di mantenere i vetri montati come quinte interne che si possono aprire ad anta per far sì che attraverso la trasparenza dei vetri dei nuovi serramenti entri all’interno del Palazzo il vostro splendido paesaggio che si estende dal Montefeltro al mare”.

IL PROGETTO NEI DETTAGLI

Vediamo assieme le caratteristiche principali del progetto firmato dall’architetto Gae Aulenti.

1 – Creazione di due nuovi sistemi di collegamenti verticali del Palazzo. Verso la cava dei Balestrieri viene progettata una nuova scala, in pietra di San Marino, e un ascensore, che collegano i sette piani dell’edificio. Verso Piazza della Libertà viene progettata una nuova scala, sempre in pietra.

2 – Ricavare un terzo piano interrato per nuovi archivi e impianti tecnici.

3 – Ritrovare a tutti i livelli del Palazzo diverse sale riunioni destinate alle Commissioni Parlamentari, ai Gruppi Consiliari, al Congresso di Stato e al Consiglio del XII, necessarie allo svolgimento delle attività di Governo. Ma il tema più importante e anche il più dibattuto di questo progetto è stato la riorganizzazione del Consiglio Grande e Generale. Per poter collegare il nuovo sistema verticale abbiamo dovuto progettare un piccolo ponte che scavalca lo scalone d’onore e introduce alla Sala del Consiglio Grande e Generale. Questa struttura di ferro e pietra, che ci permette di rendere indipendente la Sala dei XII, va interpretata come un elemento che abbia la capacità di rappresentare la connessione tra vecchio e nuovo, tema che si ripropone anche nell’allestimento di questa sala. Mantenendo l’attuale disposizione perimetrale tramandata dalla tradizione, ma dovendo dotare la sala di una apparecchiatura elettronica adeguata, il nuovo allestimento è stato progettato come atto di continuità col passato, ma anche con una continuità verso il futuro.

DALLA DOMUS A OGGI

Il primo Palazzo fu costruito verso la fine del 1300 come Domus Magna Comunis e rimaneggiato più volte verso la metà del ‘500 per le precarie condizioni statiche che ne minacciavano la solidità della struttura.

Il Palazzo vecchio venne abbattuto per far posto all’attuale, dopo lunghi anni di dibattiti. Il disegno attuale lo si deve all’architetto romano Francesco Azzurri, presidente dell’accademia di San Luca, e la nuova costruzione ebbe inizio nel 1884 per terminare dieci anni più tardi nel settembre del 1894.

Dagli atti del Consiglio del 16 aprile si legge che l’architetto Azzurri, presentando i disegni per il nuovo Palazzo, accompagnò questi con la seguente relazione: “Quando il sottoscritto ebbe l’onorevole incarico di delineare la Residenza del Governo della Serenissima Repubblica di San Marino, ha domandato a se stesso se doveva adottare uno stile moderno ovvero uno stile che rammentasse l’antico del decimosecondo o decimo terzo secolo… ebbene, il sottoscritto ha voluto nella esterne e interna fisionomia del Palazzo, esprimere il passato glorioso della Repubblica, la sua invarietà, la sua antichità, la sua affermazione moderna. Dunque l’architettura deve nei suoi edifici esprimere a chi la guarda, che essa mantiene invariabilmente l’antico carattere come mantiene inviolabilmente le sue antiche istituzioni. Con una moderna architettura si sarebbe posta al di sotto anche delle altre città italiane le quali, benché un giorno trasformate, e oggi poi formino parte della grande Nazione, pure, gelosissime, hanno conservato sempre e conservano per la residenza del Comune i loro antichi Palazzi, e rispettano la loro integrità”.

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