La classica scena che tutti noi viviamo ogni giorno anche più volte. Dopo aver lavorato a testa bassa, risposto alle email o alle telefonate, preso ordini per l’acquisto di materiali o servizi, annunciato una serie di decisioni o aver eseguito un compito che coi è stato assegnato, arriva la pausa caffè: due chiacchiere, uno scambio di opinioni, un commento sulla stretta attualità o sulla partita di calcio della squadra del cuore e via, finito di sorseggiare la “bevanda marrone”, arriva il momento di dove gettare i rifiuti.
Bicchiere di plastica, paletta, bustina di zucchero (per chi lo ama dolce), salvietta per pulire le mani (spesso difatti, mescolando, qualche goccia ci si attacca alle dita) spesso vengono “accorpati” – quante volte abbiamo visto questa fotografia? Carta, cucchiaino e l’involucro dello zucchero pigiati per bene dentro il bicchiere – e buttati nell’indifferenziata.
Eppure basterebbe davvero poco – è più una forma mentis che una fatica vera – a gestirli in maniera corretta negli appositi ecobox (che IAM, lo ricordo, distribuisce gratuitamente): poiché sono a tutti gli effetti rifiuti assimilabili all’urbano, il mio invito è quello di farsi venire un po’ di “voglia di dividerli” nei contenitori preposti.
Trattandosi quasi sempre di materiale riciclabile, basta davvero solo un minimo di attenzione: la plastica – quindi palette e bicchieri – vanno nella plastica, le bustine di zucchero invece – anche se contengono il dolcificante – vanno nella carta. Nell’indifferenziata invece ci vanno i poliaccoppiati: se il nome vi dice poco, vi dico che in realtà si tratta delle capsule del caffè, spesso rivestite di alluminio.
Mi soffermo volentieri sui cucchiaini e sui bicchierini: sapevate che, se gestiti in maniera virtuosa (e semplice) possono trasformarsi in una nuova Materia Prima Seconda che serve per produrre il polistirene espandibile (EPS), un materiale impiegato per costruire i pannelli utilizzati nell’isolamento termico a cappotto?
Per rimanere sulle aree di ristoro – focus della rubrica di questo mese -, arriviamo alle mense. Forchette, coltelli, cucchiai, piatti e bicchieri – quelli di plastica – sono quasi sempre compostabili.
Compostabili che però costano più degli “usa e getta”.
L’obiettivo degli esperti ambientali è quello di ridurre i “monouso”: un must, certo, che però, purtroppo, si scontra con i prezzi.
Prezzi delle materie prime che, da quando è scoppiato il problema Covid, sono schizzati alle stelle: su questa crescita incidono gli stop agli spostamenti delle merci (o comunque un vistoso rallentamento) avvenuto nei mesi scorsi, i prezzi dei carburanti e altre voci ancora.
La pandemia inoltre, lo notiamo tutti, ha portato a una decuplicazione degli imballaggi: per motivi di salute, oggi tutto è diventato “monouso”.
Se le persone sono più “protette” (anche se, va detto, si è generata una sorta di psicosi: se beviamo in maniera “esclusiva” da un bicchiere di plastica, basta risciacquarlo; ci abbiamo bevuto solo noi e non altri quindi non è necessario prenderne uno nuovo), l’ambiente invece si sta ammalando.