Il titolo è bello ma può “spaventare”, sembra “pomposo”, “serio”. Poi a leggere “L’abrogazione dell’amore” di Rigel Bellombra (Ed. Il Viandante) emerge la sua autenticità: un volume molto ironico che contiene guizzi degni del genio di Oscar Wilde, stilettate di grande acume.
A mano che si sfogliano le pagine emerge una vivacità intellettuale deliziosa e alquanto gradevole. Il titolo che è stato scelto potrebbe essere un “freno”, ma solo all’inizio: quando si entra nelle storie, ci si tuffa dentro.
Si avverte poi un divertimento nella scrittura che “arriva” al lettore in maniera nitida. È un libro originale, anche amaro, attuale, chirurgico. Un piede di porco che apre porte sigillate, quelle dei rapporti sociali. L’ho trovato particolare, profetico, veloce: amo molto i dialoghi tra i personaggi e questi sono fulminanti, taglienti.
I personaggi politici sono molto riconoscibili e teatralizzati, i giochi di parole rinfrescano la mente e gli occhi. Leggere “L’abrogazione dell’amore” è un dono.