Home Notizie del Giorno Visto per voi: il concerto di Ludovico Einaudi a Rimini

Visto per voi: il concerto di Ludovico Einaudi a Rimini

da Alessandro Carli

Il realismo magico dei film di Federico Fellini (e di Alejandro Jodorowsky) e la magia reale della musica di Ludovico Einaudi si sono incontrati nella Piazza dei Sogni, agorà artistica immaginifica, spazio di compenetrazioni di tempi (quello passato del Maestro, passato ma ancora vivissimo; quello presente e futuro del compositore e pianista torinese) che, quando si sfiorano, diventano stelle.
Tre quelle che hanno suonato il 17 settembre nel concerto ospitato nel cartellone di “Percuotere la Mente 2021”: lui e i suoi tasti bianchi e neri, il talentuoso violista verucchiese Federico Mecozzi e Redi Hasa, delicato “manovale” – nel senso più nobile del termine – del violoncello. Tantissime anche quelle (l’evento ha registrato il sold out, com’era facile immaginare) quelle che hanno seguito, in silenzio quasi monastico, l’esecuzione della scaletta: i loro occhi si sono accesi davanti ai brani, si sono allargati per riempirsi di più. Per dare ulteriore luce all’evento “appoggiato” a lato del teatro Galli (foto di Gianmario Baldassarri).

I brani che sono stati eseguiti (e che sono stati attinti soprattutto dall’ultimo album, “Seven Days Walking”) sono un’ascesa verso il cielo annottato: Low mist var. 1”, “Low mist”, “Gravity”, “A sense of simmetry”, “Elements”, “Cold wind var. 1”, “Cold Wind”, “Low mist reprise”, “Fuori dal mondo”, “Ascent”, “The path of the fossils”, a cui si aggiungono, dopo quasi due ore, i bis, “Solo” ed “Experience”.

Nel mezzo Ludovico ha ricordato il suo rapporto con Federico Fellini: li ha fatti incontrare a Roma, sul finire degli anni Ottanta, un amico in comune, Andrea De Carlo. Il Maestro ha chiesto a Einaudi – per sua stessa ammissione “emozionatissimo” – di suonare liberamente qualche pezzo. Fellini apprezza e gli chiede la colonna sonora di un film, “Viaggio a Tulum”, che poi non verrà mai realizzato a causa della prematura scomparsa del regista. Einaudi ha ricordato (e imitato) la vocina di Federico, sottile, meravigliosa, unica. Come unici sono stati gli assoli di Federico e del suo violino. Così come altrettanto uniche sono state le note partorite dalle dita di Redi. Così come unicamente meravigliose sono state le storie raccontate, tra i tasti neri e quelli bianchi, da Ludovico. Del resto, il tre è in numero perfetto. Specie quando fai una passeggiata di sette giorni nel loro mondo, e ne distilli due ore piene di bellezza che nutre gli occhi e riempie il cuore.

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