Home Notizie del Giorno Visto per voi: la 30esima edizione del “SI Fest” di Savignano

Visto per voi: la 30esima edizione del “SI Fest” di Savignano

da Alessandro Carli

“Riflessi sull’acqua” (Vecchia pescheria) ricorda ai visitatori della 30esima edizione del Si Fest di Savignano sul Rubicone il punto di partenza: le immagini scattate da Mario Vidor, riproposte per il prestigioso “compleanno”, sono state il corpus, come ha ricordato Denis Curti, della “prima e unica mostra ospitata nel 1992”.

Oggi la manifestazione dedicata alla fotografia è già, da diversi anni ormai, pienamente matura, adulta. A testimoniarlo sono gli scatti esposti all’interno dei tanti spazi del “borgo di Giulio Cesare”: da “Uguale ma diverso” di Arno Rafael Minkkinen – poderoso viaggio nel tempo in cui l’artista finnico si mimetizza nella natura; fantasmagorico, surreale e sognante, con quell’idea di sospensione dal tempo che donano i sentimenti – al bellissimo “Dreams” (Monte di Pietà, forse l’esposizione più bella). Qui Elena Givone si è presa la briga e il tempo di viaggiare per cercare e  raccontare i sogni dei bambini: una lampada magica, una matrioska strofinata, un pupazzetto in mano, gli occhi chiusi e una didascalia che spiega cosa vorrebbero fare da grandi i piccoli protagonisti.

Riempie gli occhi anche “Polarnight – La più grande spedizione artica di tutti i tempi” di Esther Horvath (Monte di Pietà), un’avventura di quattro mesi nelle fredde estremità del mondo, quelle dell’Artico, per rendere fruibile ai visitatori le difficoltà e il gelo della missione.

Il progetto più bello (gusto personale) si trova al SI Fest Off: si intitola “Dissonanze” e lo ha presentato anche al “Portfolio in piazza” l’ottimo Andrea Bonsignori: due manciate scarse di foto bucate di piccole dimensioni che vengono immesse in un carillon. Girando la manovella, si può sentire un suono. “Ho cercato fin da inizio della pandemia di descrivere in fotografia il senso di disagio percepito: i buchi nelle fotografie sono la chiave di questo disagio. Il buco è essenzialmente qualcosa che non si può vedere: cosa c’era in quel punto della fotografia? Allo stesso tempo la foto bucata ci pone di fronte ad un oggetto parzialmente rovinato, non più integro. Infine il buco suona, e suona male. Nei carillon a nastro, la posizione dei buchi è strategica per far suonare delle buone melodie: bucando le foto attorno alle persone per rappresentare quel virus invisibile, si ottengono praticamente sempre degli accordi stonati” ha scritto nella presentazione lo stesso artista.

Meritano infine una visita attenta “Le immagini di Morel” di Lorenzo Zoppolato (Galleria Muccioli), il progetto vincitore del Premio Portfolio “Werther Colonna” SI Fest 2020 e lo spazio curato da Isa Perazzini in cui si possono ammirare gli scatti, meravigliosi, di Marco Pesaresi.

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