Home Notizie del Giorno Visto per voi a San Marino: il concerto di Giovanni Allevi

Visto per voi a San Marino: il concerto di Giovanni Allevi

da Alessandro Carli

Dopo il secondo bis una ragazza seduta in prima fila si alza, si avvicina al palco e consegna a Giovanni Allevi un foglio piegato. Il Maestro le sorride, la raccoglie e se la porta vicino al cuore. C’è qualcosa di magico e unico che va al di là della sua musica – deliziosa, potente, catartica – e della sua confidenza con il pianoforte: l’umanità, il gioco, la timidezza, la necessità di donare quello che sa fare (e molto bene), la voglia di dialogare con il pubblico – Campo Bruno Reffi, il 9 agosto, era gremitissimo per la tappa di “Piano Solo Tour” – attraverso le parole e le note.

Black dress (ma sportivo: jeans, maglietta e All Star) come una divisa che però non divide ma unisce: l’artista marchigiano alle 21.40 sale sul palco e subito si mette a nudo eseguendo Panic (“È il mio stato normale” spiega prima di far scivolare le dita sul tasti bianchi e su quelli neri). Si passa poi a Kiss me again, scritto durante la pandemia, la scintilla che accende una luce di speranza quando l’inquietudine e la gioia si incontrano in un alternarsi di frizioni umane (straordinaria l’energia che si respira quando raggiunge il climax e che poi scema, si dirada, diventa un sussurro).  

Curiosa la genesi di Come sei veramente: Allevi ha raccontato che l’ha composta come canzone d’amore ma che oggi, quando la esegue, vede le automobili (il brano è stato scelto dal regista statunitense Spike Lee, come colonna sonora per uno spot internazionale della BMW). 
In scaletta poi appare Go with the flow che anticipa un aneddoto: in occasione di un concerto in Giappone ha avuto un piccolo incidente, il distacco della retina di un occhio. “Ero a metà dell’esibizione e per amore della musica e del pubblico ho deciso di proseguire. A causa di quell’infortunio, ancora oggi il mio campo visivo è ristretto”.
Poi torna al pianoforte e fa partire la dolce e rock No more tears, la delicata Back to life, e ancora Downtown, innervata di jazz, Il nuotatore, Ti scrivo (dedicata a un amico che non c’è più), L’orologio degli Dei (che porta tutta la platea dentro a un videogioco degli anni Ottanta), Come with me (meravigliosamente jazz anche questa), Japan – il suo primi pezzo scritto quando aveva 17 anni – Qui danza (il titolo, ha detto Allevi, si ispira a “Qui è la rosa, qui danza”  del filosofo Friedrich Hegel), la giocosità di My family e la dolorosa Helena. Helena è una sua amica, pianista. “A causa di un incidente stradale ha perduto la mano sinistra. Così ho composto un pezzo che si può suonare solo con la mano destra”.

Scorre poi Prendimi, che anticipa due bis, Aria (“La voglio dedicare a San Marino, che unisce orgoglio, libertà e indipendenza: suonare qui per me è una gioia” ha detto al pubblico) e Te Deum, scritta da M.A. Charpentier e rivisitata da lui stesso.
Giovanni Allevi davanti al pianoforte diventa un alchimista: prende le sue letture (anche filosofiche), toglie le parole (che sono un limite) e le fa diventare musica, universale.     

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