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Osservatorio frontalieri: firma “sospesa” da due anni

da Daniele Bartolucci

A rischio l’Osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato, uno strumento tanto innovativo quanto efficace per monitorare l’evoluzione dei numeri, ma anche delle criticità normative che regolano i rapporti tra i due Stati. A lanciare l’allarme è oggi la Presidente del Consiglio Sindacale Interregionale San Marino – Emilia-Romagna – Marche, Alessandra Gori, che ne ripercorre la storia degli ultimi anni e rilancia sull’iniziativa multilaterale.

“Era la fine del 2019, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Rimini, Repubblica di San Marino, in collaborazione con il CSIR erano ad un passo dalla firma del Protocollo d’Intesa per la costituzione dell’Osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato. Ma, di lì a poco, si sarebbero tenute le elezioni regionali e le elezioni politiche a San Marino e così, per ragioni di correttezza istituzionale, la firma venne rimandata. Trascorso più di un anno e mezzo e malgrado le numerose sollecitazioni da parte sindacale, le Istituzioni quel Protocollo pare non siano più interessate a sottoscriverlo visto che nessun incontro è stato ancora fissato per la riproposizione della firma”.

“Oggi”, spiega Alessandra Gori, “la nostra sollecitazione diventa pubblica, anche per spiegare alla cittadinanza l’importanza della costituzione dell’Osservatorio.”.

LE FUNZIONI E LE “SFIDE”

“I compiti dell’Osservatorio”, spiega quindi la Presidente del CSIR, “che avrebbe anche funzione consultiva e propositiva: produrre un report annuale sui flussi e la mobilità dei lavoratori frontalieri nei diversi territori, con particolare attenzione alle tipologie professionali richieste; avviare un monitoraggio sulla composizione e numero di aziende (in senso lato quindi anche il lavoro autonomo) italiane/sammarinesi che svolgono attività nei diversi territori; promuovere sul territorio ogni attività ed evento finalizzati alla divulgazione, anche di natura socio-culturale, delle istanze riguardanti il mondo del frontalierato; valutare e comprendere le problematiche connesse al lavoro frontaliero al fine di favorirne la soluzione facendosi parte attiva a livello politico nei confronti di tutti i soggetti, enti pubblici/privati, che possono a vario titolo essere coinvolti, per fornire adeguate risposte ai temi della sicurezza sociale, mercato del lavoro e fiscalità; promuovere e far conoscere il lavoro di frontiera attraverso l’implementazione di una guida pratica rivolta a quanti desiderano o cercano un lavoro all’estero; fornire, sulle basi degli elementi e report predisposti, proiezioni sui bisogni formativi nei diversi ambiti territoriali; sviluppare nei diversi territori, in raccordo con tutti i soggetti coinvolti, sportelli informativi per la consulenza EURES operando per l’integrazione dello stesso quale parte della rete EURES TRANSFRONTALIERA; farsi promotore sul territorio di buone pratiche ed eventi anche di natura socio-culturale sui temi e gli intrecci del lavoro di frontiera, viabilità, ambiente, infrastrutture (materiali ed immateriali) conoscenza dei diritti dei lavoratori in una logica di sviluppo integrato delle aree interessate; stimolare iniziative di cooperazione riguardo a eventuali opportunità di sviluppo finanziabili attraverso le risorse comunitarie INTERREG previste anche per i paesi non ancora comunitari”. Inoltre, “le risorse comunitarie per la “Cooperazione territoriale europea delle aree di confine” (Interreg) per il periodo 2021-2027, finanziate, tra le altre dal fondo FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) senza la costituzione dell’Osservatorio non verrebbero, a nostro giudizio, adeguatamente indirizzate alle sfide che la Governance territoriale tra i due paesi ci pongono”. Insomma, “non solo verrebbe a mancare sul territorio uno strumento necessario per il monitoraggio del fenomeno, nei suoi aspetti lavorativi, fiscali e di sicurezza sociale, ma anche il rischio di non cogliere importanti opportunità finanziarie”.

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