Home Dal giornale Editoriale: Se assestare fa rima con riformare

Editoriale: Se assestare fa rima con riformare

da Daniele Bartolucci

L’assestamento di Bilancio approdato in prima lettura in Consiglio Grande e Generale, appare per il momento come un semplice esercizio contabile, ma tutti sanno che non è così. Le aspettative su questo assestamento sono in effetti molto alte, non fosse perché tra la Legge di Bilancio di previsione di fine anno e queste modifiche sono arrivati i soldi dei titoli di debito (oltre ai 150 milioni di euro di prestito ponte) e tutti vogliono capire dove e come verranno impiegati. Al contempo, c’è la pandemia di mezzo, con i suoi danni e i suoi costi, diretti (dell’ISS, soprattutto) e indiretti (i ristori, in primis). Insomma, c’è molto di cui “conteggiare”, ma se tutto si limitasse ad un calcolo freddo e sterile, forse si perderebbe l’ennesima occasione. Purtroppo in questi mesi le grandi riforme non sono state effettivamente “cantierate”, per cui è prematuro stabilire quanto costeranno, anche se qualche previsione sulle pensioni si può fare, anche perché i numeri sono stati presentati proprio in questi giorni. L’auspicio è che si mettano a Bilancio delle voci chiare su investimenti e riforme, comprese quelle inerenti la Pubblica Amministrazione, che non è solo contratto dei dipendenti (e orari di lavoro da riallineare al privato), ma anche esternalizzazioni, revisioni di spesa, ottimizzazioni, digitalizzazione di processi e quant’altro. Costi, quindi, ma investimenti se saranno soldi spesi bene. Di tutto questo, prima della pausa ferragostana, bisognerà dunque avere un segnale e questo assestamento può essere l’occasione. Altrimenti si arriverà a settembre con il pensiero già rivolto alla finanziaria, con la quasi certezza che entro la fine dell’anno vedremo poche riforme.

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