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Editoriale: Cambiare è dura, i tabù sono peggio

da Daniele Bartolucci

Ci sono cambiamenti e cambiamenti. Quello dell’impatto ambientale, ad esempio, consiste in un approccio completamente diverso rispetto al passato, dove al profitto (a tutti i costi), si sostituisce il valore della responsabilità verso il territorio, l’ambiente e le persone che vi vivono.

Ed è un valore oggi enorme sui mercati! Anche se poi è un po’ “tirato” proprio dal mercato, con operazioni di marketing (o “greenwashing” se è solo di facciata), in ogni caso il passo avanti nella direzione giusta lo si sta facendo. Ci sono invece salti culturali che non vengono affatto compiuti, probabilmente più per timore di perdere qualcosa piuttosto che di una reale certezza che le cose, cambiandole, andranno peggio. Molte di queste “paure” sono talmente radicate che sono irremovibili, e giustamente sono temi etichettati come tabù. Il caso più emblematico a San Marino è quello degli immobili, che non sono acquistabili dagli stranieri. Dietro la paura di un unico grande compratore o di tanti nuovi “extra-sammarinesi” che verrebbero qui solo per giovarsi del welfare state locale (togliendolo ai sammarinesi), ci sono anche dinamiche meno popolari e superstiziose. Ma nei fatti, il mercato immobiliare è bloccato e lo è da anni. Allo stesso modo, si assiste alla riproposizione dei dogmi su tanti altri capitoli economici, come per il mercato del lavoro, dove invece di privilegiare le competenze, si privilegia la cittadinanza. Peccato che il mondo non finisca a San Marino, anzi, il mondo gira velocemente e non aspetta San Marino.

Ma soprattutto, ha demolito e abbandonato certi “idoli” da tempo, all’insegna della libertà e della competitività.

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