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Attività all’estero, multe spropositate: si cambi

da Daniele Bartolucci

Si entra nel periodo dedicato ai bilanci societari e alle dichiarazioni dei redditi, sulle quali, però, ci sono importanti novità. In particolare per quanto riguarda le “attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero e delle quote societarie ovunque detenute”. Questo il titolo del Decreto Delegato 13 novembre 2020 n.199, disciplinando “gli obblighi dichiarativi delle attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero e delle quote societarie ovunque detenute, suscettibili di produrre redditi, da parte delle persone fisiche, delle associazioni giuridicamente riconosciute e delle fondazioni, residenti fiscalmente nella Repubblica di San Marino, ai fini di monitorare il corretto assolvimento degli obblighi tributari in relazione ai redditi ovunque prodotti ai sensi dell’articolo 1 della Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche”. Rispetto all’iniziale DD 21 agosto 2020 n.142, però, sono intervenuti degli emendamenti proposti dalla maggioranza in Consiglio Grande e Generale (in foto il documento), modificando specificatamente gli importi e le percentuali delle sanzioni nel caso in cui si dovesse omettere determinate dichiarazioni. Nello specifico, oltre all’aumento delle dichiarazioni tardive che passano da 200 a 500 euro (se entro il 31 dicembre) e da 400 a 1000 euro (se entro giugno dell’anno successivo), l’omessa dichiarazione e la dichiarazione infedele “sono assoggettate alla sanzione pecuniaria amministrativa pari al 20% (prima era il 3%, ndr) del valore complessivo di mercato calcolato al 31 dicembre di ciascun esercizio con riguardo alle attività/quote non dichiarate, con un minimo di euro 1.000”, mentre “per le attività/quote non dichiarate, di valore superiore a euro 100.000 o euro 500.000 se beni immobili, si applica la sanzione pecuniaria amministrativa del 30% (prima era del 5%) sulla parte eccedente dei predetti valori”. Facile comprendere che potrebbe trattarsi di cifre enormi, “sproporzionate rispetto alla violazione e molto più alte che in altri ordinamenti”, hanno spiegato le associazioni di categoria e gli ordini professionali nell’incontro con la Segreteria Finanze dei giorni scorsi, alla quale hanno chiesto un passo indietro sugli emendamenti (con una modifica ulteriore in Consiglio Grande e Generale, quindi). Punto di discussione anche il fatto che si vadano a colpire i patrimoni, che sono formati con redditi già tassati e quindi, come avviene in tutti i Paesi del mondo, non dovrebbero subire ulteriori tassazioni dirette o indirette. Mentre appare abbastanza assurda, agli operatori sammarinesi, la norma riguardante le “quote societarie ovunque detenute”, visto che riguarda anche le partecipazioni in società residenti a San Marino: per queste società, l’amministrazione fiscale di San Marino ha già tutti i riferimenti e i dati, per cui non dovrebbe esistere l’omissione nella dichiarazione, né dovrebbe essere richiesto di dichiarare una cosa che già lo Stato vede. La richiesta è quindi di cancellare questa fattispecie e, per quanto riguarda gli altri punti, di allineare le sanzioni a quelle italiane, molto più basse e contenute, con un minimo e un massimo, con la possibilità quindi di valutare le infrazioni e sanzionarle nel modo corretto. Date queste perplessità, oltre ad aver ottenuto una dilazione dei termini al 30 settembre -che gli operatori economici avevano richiesto proprio per addivenire a soluzioni e modifiche – nei prossimi giorni dovrebbe arrivare una Circolare esplicativa su alcune procedure ritenute poco chiare, ma soprattutto dovrà arrivare la decisione se e come tornare indietro su quegli emendamenti.

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