Home Dal giornale “Mediterranea 19”, San Marino è una mulattiera di mare

“Mediterranea 19”, San Marino è una mulattiera di mare

da Alessandro Carli

“Scuola delle acque”. La traduzione del titolo della Biennale del Mediterraneo, in programma dal 15 maggio al 31 ottobre 2021 a San Marino, è esattamente questo. “School of Waters” è un viaggio: oltre 70 artisti provenienti da 21 nazioni diverse, presenteranno le proprie opere. Organizzato da BJCEM (Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée), l’evento si presenta come una piattaforma collettiva capace di decostruire stereotipi legati all’interpretazione eurocentrica dell’area mediterranea. Esattamente come è stato, a suo tempo – nel 1984 – il disco “Creuza de ma” di Fabrizio De André, “un esempio riuscito di world music che parte dal dialetto ligure che si fa araba e turca grazie all’inventiva enorme del cantautore, che orna questa ‘superlingua’ con una quantità di strumenti mediterranei che ne fanno un vero e proprio capolavoro” ha scritto Francesco Raiola. Un concept album che ha fatto da spartiacque e che, come tutti i grandi lavori, ha creato qualche domanda. “Nella stessa Genova qualcuno mi ha chiesto: ‘Ma in che lingua hai cantato?’. Ho riposto: ‘In una lingua del sogno che suonasse come idioma comune a tutti i popoli del Mediterraneo’” diceva lo stesso Faber.

Un sogno, appunto. “Scuola delle acque” è esattamente un sogno. Per chi vi parteciperà e per chi lo potrà ammirare. Che si tratti di world art o altro, dipende poi dalla sensibilità dei visitatori: l’unicità dell’evento va ricercata – al di là delle forme espressive dei singoli artisti – nel momento storico: acqua purificatrice, acqua battesimale, acqua come metafora del viaggio. Lo stesso che attraversa “Creuza de ma”: al centro dei testi vi sono i temi del mare e della migrazione, degli spostamenti, le passioni, anche forti, e la sofferenza altrettanto forte. Temi, questi, che vengono espressi anche sul piano musicale, tramite il ricorso a suoni e strumenti tipici dell’area mediterranea e l’aggiunta di contenuti non musicali registrati in ambienti portuali e marinareschi, come le voci registrate dei venditori di pesce al mercato ittico di Piazza Cavour a Genova.

Non si sa se ci saranno esattamente quei fonemi marittimi, ma di certo gli artisti declineranno il significato dell’acqua nella loro attualità. E, come l’acqua dolce, sapranno “far crescere” alghe, piante, pesci e sogni. Un’onda incontenibile quindi, quella che si riverserà sul Monte: “Mediterranea 19 Young Artists Biennale” – curata da un comitato scientifico internazionale composto dai fondatori e partecipanti alla terza edizione di “A Natural Oasis?” – si svilupperà in diversi spazi del centro storico di San Marino, tra cui la Galleria Nazionale e altre location come la Prima Torre (originaria fortificazione sulla sommità del Monte Titano), le Cisterne del Pianello (un grande spazio di origine medievale situato sotto la pavimentazione del Palazzo Pubblico), l’Antico Monastero Santa Chiara, attualmente sede dell’Università di San Marino.

Opere, istallazioni site specific, film, video, performance provengono dall’Italia, dalla Tunisia, dalla Spagna, dal Montenegro, dalla Francia, dalla Giordania, da Malta e dal Libano e verranno esposte con l’obiettivo di partire dal patrimonio comune delle acque per superare i nazionalismi e riscoprire il Mediterraneo come piattaforma complessa di forme di vita e processi di conoscenza. Esattamente quello che hanno fatto Fabrizio De André e Mauro Pagani nel 1984.

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