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Editoriale: “Andiamo tutti a San Marin…”

da Daniele Bartolucci

“Ormai si sa/ con il vaccin/ riapre tutto/ da lunedì. Su partiamo per San Marin./ Noi vogliamo andare/ tutti a San Marin/ tutti a San Marin/ tutti a San Marin”. Questo ritornello, tratto dalla parodia dei dj di Rai Radio 2 sulle note di “Yellow Submarine” dei Beatles è uno dei tanti “condividi” che pullulano le chat dei sammarinesi in questi giorni, perché mai come in queste settimane il nome di San Marino è diventato “virale”. O meglio, mai per una cosa che, di fatto, è positiva. Perché il messaggio, al di là dell’ironia, è molto semplice: San Marino si vaccina più in fretta degli italiani e per questo riapre prima. Nessuna furbata natalizia, questa volta, ma una semplice logica: il virus è ancora là fuori a mietere vittime e a mettere sotto pressione il sistema sanitario, non si può scherzare, ma la vaccinazione massiva della popolazione lo può sconfiggere, se non del tutto, quasi del tutto. Stavolta, quindi, seppure non tutti lo ammetteranno, a muovere televisioni, social e politici verso San Marino è una sana invidia, la stessa che si provava fino a ieri per Israele e Regno Unito insomma. Non invidiano San Marino perché fanno le feste o le cene con gli amici, ma perché “c’hanno lo Sputnik”, hanno il vaccino per tutti. Già oggi.

Non  sono impelagati nella diatriba tra “prima gli anziani” e “prima le categorie di lavoratori”. Il vaccino c’è per tutti e tutti possono prenotare la propria punturina, la propria dose di libertà si potrebbe dire. Perché il vaccino è questo: libertà. Libertà di circolare, di riaprire le attività, di accogliere visitatori e di potersi spostare all’estero. Una libertà che San Marino sta riconquistando prima di altri. Ne faccia buon uso.

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