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La popolazione invecchia troppo: conseguenze su welfare e lavoro

da Daniele Bartolucci

San Marino “invecchia” molto velocemente e questa dinamica comporta conseguenze non solo sociali, bensì economiche.

La prima è ovviamente l’aumento di pensionati e con essi l’aumento delle “uscite” per erogare mensilmente quanto hanno diritto gli ormai 12mila pensionati sammarinesi. Da diversi anni, come noto, tali aumenti hanno generato un saldo negativo al bilancio previdenziale tra ciò che viene effettivamente versato dai contribuenti lavoratori ai Fondi e ciò che viene erogato come assegni pensionistici. Una differenza di diverse decine di milioni di euro (destinata ad aumentare vertiginosamente se non interverrà la riforma) che grava non solo sul patrimonio accumulato (la cosiddetta “riserva tecnica”, oggi quasi interamente investita nelle banche del territorio, diventando di fatto liquidità di sistema a sua volta), ma anche sul Bilancio dello Stato, chiamato dalla Legge a coprire una quota del “buco” creato. L’altro aspetto, forse ovvia, ma sostanziale, è che i pensionati non lavorano: in media 400 persone all’anno stanno uscendo dal mondo del lavoro, ma statisticamente non c’è ricambio con altrettanti lavoratori residenti. Tale dinamica è determinata dalla bassissima natalità sammarinese, i cui livelli sono in diminuzione da diversi anni oramai, che ha creato nel tempo anche una scarsa presenza di competenze nel mercato del lavoro, utili a “ricambiare” quante escono per pensionamento. Tale mancanza è notoriamente e storicamente compensata, a San Marino, dal lavoro frontaliero, che se è vero che contribuisce in maniera fondamentale (i 6.200 frontalieri sono circa il 30% dei dipendenti occupati totali) a sua volta con tasse, contributi e spese in territorio, non può per definizione considerarsi parte attiva del sistema sociale a tutti gli effetti. Inoltre, a livello di competenze, fino a che verranno acquisite fuori confine, non possono garantire una crescita effettiva del capitale umano sammarinese, che resterà (come è restato purtroppo in questi ultimi anni) senza le necessarie professionalità e skills che vengono quotidianamente ricercate dalle aziende operanti in territorio e non solo.

MENO DI UN RESIDENTE  SU DUE È “ATTIVO”

San Marino ha iniziato ad affrontare il tema della disoccupazione solo recentemente, in pratica dopo la crisi finanziaria del 2008 e quella “diplomatica” con l’Italia (che ha drenato altrettanti capitali e aziende della prima, se non di più) e solo negli ultimi anni – prima della pandemia – ha rivisto gli indicatori virare in territorio positivo. Questo trend positivo però, va messo a confronto con l’invecchiamento della popolazione detto prima e si può vedere chiaramente come non sia sufficiente. Analizzando infatti (vedi tabella in alto, ndr) il tasso di occupazione dei residenti sulla stessa popolazione residente a San Marino, si può calcolare in circa il 45% sul totale di oltre 33mila persone, quante sono quelle che, lavorando (dipendenti o autonomi), contribuisce a livello impositivo e contributivo su cui si sostiene tutto il welfare state sammarinese. In pratica, meno di un residente su due è “attivo”.

SPESA ALTISSIMA MA NON COME INVESTIMENTI

Il sistema sociale, sanitario ed educativo sammarinese rappresenta nel contesto internazionale un ottimo mix di diritti e tutele, con buoni livelli qualitativi dei servizi, ma non sempre soddisfa i rinnovati criteri e le nuove necessità del sistema (e del Bilancio dello Stato). Ovviamente l’aumento dell’aspettativa di vita, che oggi è ai primissimi posti nel mondo, è un risultato importantissimo che rende merito alle politiche sanitarie e di welfare in generale, ma anche di sicurezza, in particolare per quanto riguarda l’incidentalità stradale (gli incidenti con feriti e morti sono in calo costante) e gli infortuni sul lavoro (anche questi in netto calo da anni). Detto questo, però, il “mercato delle competenze”, se ristretto ai soli lavoratori sammarinesi, è insufficiente all’attuale sistema economico (ma anche alla Pubblica Amministrazione, che deve acquisire altrettante professionalità) e, in prospettiva, al suo sviluppo. Il sistema previdenziale, allo stesso modo, è insostenibile sia economicamente che socialmente, visto che alle generazioni di lavoratori si sta chiedendo uno sforzo, sottoforma di contributi, molto maggiore che ai loro padri, con poche garanzie che avranno lo stesso livello di prestazioni pensionistiche (anche a San Marino sono in aumento, infatti, le previdenze complementari private. Ovviamente per quanti se lo possono permettere, ndr). A questi dati oggettivi si abbinano anche quelli economici, perché al momento la percentuale di spesa pubblica destinata all’erogazione dei servizi essenziali – educazione, salute e protezione sociale – è comunque altissima, superiore al 60% (nel 2019, dato consolidato, era del 64,4%). Due terzi del Bilancio dello Stato, quindi (circa 400 milioni di euro l’anno), vengono spesi in tali servizi. La sfida, come molti stanno dicendo da mesi, è quella di trasformare tali risorse in “investimenti” per il presente e per il futuro. Il ragionamento non parte quindi da “tagliare” il welfare, ma organizzare al meglio tali centri di spesa, perché si ottengano quei risultati che finora non sono stati raggiunti: sostenibilità del sistema previdenziale e riequilibrio del bilancio dell’ISS (anche costruendo le condizioni per generare più e nuove entrate, tramite l’accreditamento per i pazienti italiani, ad esempio, o tariffando alcune prestazioni, con il cosiddetto “ticket” o altre forme di contribuzione basate sull’ICEE, che è un’altra “mancanza” del sistema sammarinese); aggiornamento e rinnovamento delle competenze dei lavoratori residenti di oggi e di domani (studenti).

POPOLAZIONE SEMPRE PIÙ ANZIANA, POCHE NASCITE

Alla base di tali ragionamenti c’è però un elemento ricorrente, comune anche a tutti i Paesi europei: il tasso di natalità è molto basso e non garantirà in futuro quella “classe di lavoratori” su cui investire in formazione e che dovranno portare le competenze che mancano. L’orientamento scolastico, che è un’attività sicuramente fondamentale (abbinata al monitoraggio del fabbisogno delle aziende e della PA), viene di fatto dopo: prima occorre invertire il trend delle nascite.

“La piramide demografica (vedi foto al centro, ndr) è una rappresentazione visiva della popolazione, per classe d’età, che descrive l’andamento demografico, generalmente ripartita tra genere”, spiegano gli esperti dell’Ufficio Statistica nell’ultima Relazione Economico Statistica. “Sull’asse verticale sono raffigurate le classi di età, mentre su quello orizzontale viene rappresentata la numerosità della popolazione della classe di età in questione. Una piramide larga alla base e stretta sulla cima rappresenta una popolazione in crescita, con un elevato potenziale di forza lavoro per il futuro. Viceversa una piramide più corposa nella parte superiore mostra un paese in declino demografico, al quale si affianca un innalzamento dell’età media. Più la concentrazione si sposta verso l’alto più il tema previdenziale diventa ingombrante. Questa rappresentazione, quindi, oltre a essere utile ad analizzare le correlazioni tra l’andamento demografico e quello economico di un paese, è un efficace supporto grafico per ipotizzarne lo scenario del futuro prossimo. La piramide demografica riferita all’anno 2009 mostra come la fascia di età con la frequenza più alta era quella tra i 40-44 anni, mentre nel 2019 la maggior frequenza si è spostata nella fascia 50-54 anni. Possiamo quindi notare come a San Marino appaia evidente un assottigliamento della base della piramide e ciò è causato da un calo delle nascite”. A tal proposito, “anche gli indicatori demografici e di struttura (vedi tabella nel box in basso a sinistra, ndr) offrono spunto per considerazioni analoghe. Il tasso di natalità, pari al 7,4 per mille nel periodo 2015-2019, presenta una variazione negativa rispetto al quinquennio precedente 2010-2014, dove il tasso era pari al 9,7 per mille, come pure il tasso di nuzialità (5,0‰ nel periodo 2015-2019, rispetto al 6,4‰ del quinquennio 2010-2014). Il tasso di mortalità risulta invece in aumento negli ultimi cinque anni (7,6‰, mentre nel quinquennio precedente era stato del 7,3‰)”.

FOCUS SUGLI STRUMENTI DI SOSTEGNO ECONOMICO PER I GENITORI E PER GLI STUDENTI SAMMARINESI

Mentre in Italia si sta realizzando l’assegno unico per i genitori fino al compimento del 18esimo anno di età, riorganizzando tutti gli ammortizzatori e contributi oggi previsti, a San Marino le politiche per la famiglia sono “vecchie” di anni, che andrebbero implementate. Come noto, per le famiglie con figli a carico è prevista l’erogazione mensile di assegni familiari, fino all’età di 16 anni, secondo la seguente successione; 1°figlio  69,59  euro, 2° figlio 90,50 euro, 3° figlio 112,50 euro, 4° figlio 133,50 euro, 5° figlio 160,50 euro, che si protrae con la regolare frequenza alle scuole superiori e fino al triennio universitario. Inoltre, per l’acquisto della prima casa, sono previsti contributi statali in conto interessi sui mutui erogati dalle banche. A questo si aggiunge la detrazione d’imposta di 250 euro per ogni carico famigliare. Inoltre, al fine di garantire il diritto allo studio, gli studenti e le famiglie possono richiedere l’assegno di studio di 770 euro con reddito annuale pro-capite fino a 18.200; 1.540 euro con reddito pro-capite fino a 14.800; 2.310 euro con reddito pro-capite fino a 11.400. Previsto anche un ulteriore assegno di studio per studenti più meritevoli pari a 513,04 euro, con media pari o maggiore di 8,50 per le scuole superiori; 996,12 euro, con media pari o maggiore a 28 per gli studenti universitari (oltre a questi, previste le borse di studio post-laurea che vanno da 1.100 euro a 3.300 euro a seconda del reddito). Previsti anche i contributi libri per gli studenti delle scuole superiori: 1° e 3° anno 270 euro, 2°, 4° e 5° anno 180 euro (per gli universitari è di 320 euro) e il rimborso dei costi del trasporto quasi totale per i giovani che frequentano istituti superiori fuori territorio (mentre il trasporto scolastico interno e i libri di testo delle scuole elementari e medie sono gratuiti).

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