Home Dal giornale L’interscambio è cresciuto, ma sono ancora tanti i “freni”

L’interscambio è cresciuto, ma sono ancora tanti i “freni”

da Daniele Bartolucci

L’interscambio commerciale di San Marino vale oltre 4 miliardi di euro, con la bilancia che pende decisamente dalla parte delle esportazioni (2,4 miliardi contro 1,8 miliardi di importazioni), a conferma dell’anima “produttiva” del Paese. I dati del 2019 parlano di un’espansione importante sui mercati internazionali: “Le esportazioni hanno segnato un aumento nominale pari al +5,3 per cento (+5,9% nel 2018), mentre per le importazioni l’aumento è stato del +1,2 per cento (+1,9% nel 2018)”, spiegano gli esperti dell’UPECEDS nella Relazione Economica Statistica che accompagnava l’ultima Legge di Bilancio. Anche se gli ultimi dati disponibili sono dunque quelli del 2019, il trend dell’interscambio non dovrebbe essere cambiato di molto, avendo le aziende produttive continuato a lavorare anche nel corso del 2020 (San Marino infatti non ha infatti disposto un vero e proprio lockdown, ma misure meno impattanti, potendo gestire numeri più piccoli di altri).

L’effetto negativo, probabilmente, c’è stato, ma stando alle prime risultanze e analisi (a partire da quelle dell’Osservatorio ANIS) non dovrebbe essere così forte, se non in determinati settori e ovviamente per la parte riguardante i consumi interni, che sono comunque afferibili anch’essi alle importazioni. Le imprese di San Marino, in particolare quelle del manifatturiero, non si sono dunque fermate e, anzi, guardano ora con grande attenzione all’evoluzione pandemica globale, pronte a intercettare la ripartenza che, a detta degli esperti, avverrà di pari passo con i piani vaccinali nazionali. Una ripartenza che per molti economisti di fama mondiale potrebbe essere ancora più impattante della pandemia stessa, avendo alle spalle la spinta di ingenti e straordinarie risorse pubbliche (si pensi solo al Recovery Fund dell’Unione Europea e al piano multimiliardario lanciato nei giorni scorsi dal neo Presidente degli Stati Uniti, Biden) unita alla ritrovata fiducia della popolazione. Una forza doppia che potrebbe rivoluzionare l’economia mondiale  – e che i Governi di tutti i Paesi occidentali vorrebbero si concentrasse su green economy, sostenibilità, digitalizzazione e servizi sanitari sempre più vicini e fruibili – per i prossimi decenni: un’occasione d’oro per le imprese di tutto il mondo. A patto di essere pronti a cavalcare questa “onda”. Il che, per San Marino, significa non solo migliorare al suo interno i processi produttivi e rendere più efficiente il mercato del lavoro, ma anche superare tutti quegli ostacoli, fisici e burocratici, che oggi tolgono competitività alle aziende, in particolar modo a quelle che fanno dell’export il proprio canale privilegiato di business. In questo senso, per migliorare specificatamente l’interscambio, sono tre le linee di intervento che San Marino deve mettere in agenda quanto prima: l’accordo con l’Unione Europea per regolarizzare e normalizzare tutto ciò che compete all’import/export; il passaggio a un sistema IVA che regolarizzi anche l’aspetto fiscale dell’interscambio (con la previsione di un accordo conseguente anche per superare l’annosa questione del T2); la semplificazione dei rapporti che regolano lo scambio di beni con l’Italia, che è il primo mercato di riferimento, con la fatturazione elettronica sammarinese.

Se San Marino avrà risolto tutte e tre le questioni, potrà affrontare la “fase 4”, quella della ripartenza, con meno ostacoli e meno freni al proprio sviluppo, lasciando libere le imprese di competere – ad armi pari però – sui mercati internazionali.

IMPORT/EXPORT: ECCO I MERCATI DI RIFERIMENTO

Quando si parla di interscambio con l’estero per San Marino, è importante contestualizzare politicamente e geograficamente il suo essere “europeo” e “circondato” dall’Italia. Motivo per cui, come ricordano gli esperti dell’UPECEDS, “l’Italia è inevitabilmente la nazione con cui avviene la maggior parte dell’interscambio commerciale, pari all’81,3 per cento del totale (82,5% nel 2018). Più dettagliatamente, il commercio con l’Italia conta per il 78,3 per cento delle importazioni (78,8% nel 2018) e per l’83,5 per cento delle esportazioni (85,4% nel 2018)”. Ma ci sono anche gli altri Paesi, i cui volumi sono in aumento negli ultimi anni, a riprova di un processo di internazionalizzazione che sempre più imprese sammarinesi hanno avviato (in particolare nel settore manifatturiero, che per sua natura è quello più votato all’esportazione): “Per la restante parte delle economie con cui San Marino intraprende commercio estero risaltano: Cina (4,3%), Germania (3,0%), Polonia (1,6%), Spagna (1,5%) e Belgio (1,1%) per le importazioni, mentre Regno Unito (2,2%), Svizzera (1,1%), Cina (1,0%), Germania (1,0%) e Francia (0,9%) per le esportazioni”. Di fatto, se si escludono Cina, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, il mercato di riferimento è sì l’Italia, ma in generale (con oltre il 90%) lo è ancora di più l’Unione Europea. Anche per questo è fondamentale arrivare ad un accordo in tempi rapidi. Allo stesso modo, va concluso al più presto il passaggio – epocale – alla fatturazione elettronica per quanto riguarda gli scambi commerciali (limitatamente ai soli beni, per il momento) con l’Italia, che da soli riguardano infatti circa l’85% del totale delle fatture emesse o ricevute in tutto l’interscambio di San Marino.

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