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San Marino Fixing, editoriale: l’effetto Mario Draghi è da copiare

da Daniele Bartolucci

Ha lo spessore politico e tecnico per chiedere anche altri soldi a prestito. Sfidiamo chiunque a mettersi contro di lui.

di Daniele Bartolucci

Se riuscirà a salvare l’Italia, salverà anche l’Europa. E’ una frase ricorrente in tutto il continente e non è la prima volta che Mario Draghi si assume questo ruolo. Lo aveva fatto anche quando, a capo della BCE, ricadevano su di lui le sorti dei cosiddetti “PIGS” (Portogallo, Italia, Grecia – soprattutto – e Spagna). Anche allora si trattava di salvare l’eurozona. Al di là di questo, o meglio, sotto a questo, resta comunque l’obiettivo più visibile che è appunto salvare l’Italia, avvitata da anni in un mix di crisi economica e politica che l’ha fatta diventare il “fanalino di coda” in quasi tutte le classifiche che contano. L’essere ultimi accomuna in questo momento Italia e San Marino, purtroppo, ma l’Italia ha Mario Draghi e con lui la garanzia – ammesso e non concesso che formi questo Governissimo di cui si stanno costruendo le fondamenta in queste ore – che si spenderanno i famosi 209 miliardi del Recovery Fund. Non bastassero, Draghi ha lo spessore politico e tecnico per chiedere anche altri soldi a prestito. Sfidiamo chiunque a mettersi contro di lui. Lo hanno già capito tutti, comprese le Borse: quella di Milano viaggia a ritmi positivi da una settimana ormai, trainando tutte le altre. E’ bastato l’invito al Quirinale di Mattarella che il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Manca tutto il resto, ma in pochi giorni la reputazione dell’Italia è stata capovolta di netto. San Marino non ha un Draghi, ma può ribaltare la sua reputazione internazionale se solo facesse le cose che sa già, e da molti anni, di dover fare. Ci vuole un po’ di coraggio, non di follia, per tornare un Paese affidabile, sostenibile e competitivo.

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