Home FixingFixing Vaccini, il Monte Titano adesso valuta anche il “satellite” russo

Vaccini, il Monte Titano adesso valuta anche il “satellite” russo

da Redazione

Visti i ritardi per quelli di EMA, il Congresso pensa a “Sputnik”. Noto il fabbisogno del Paese (50mila dosi), incerto il via alla campagna.

sputnik

 

di Alessandro Carli

 

Si sa con precisione il fabbisogno interno (50 mila dosi, sufficienti per coprire il 70% della popolazione, nel rispetto delle linee guida dell’OMS) e l’iter (ben spiegata sul sito dell’ISS) ma non ancora le tempistiche. E mentre tutti i media terracquei raccontano i passi in avanti della ricerca, le difficoltà incontrate quotidianamente dai vari Paesi, le “fasi” dei nuovi vaccini e il numero di chi è già stato “punturato” due volte, la Repubblica di San Marino è ancora ferma al palo. Una situazione kafkiana che ha provocato un’alzata di scudi sia da parte della politica che quella del mondo sociale: possibile che in tutto il mondo siano già partite le “campagne” e sul Titano invece no, nonostante l’accordo, firmato tra i massimi responsabili delle politiche sanitarie di Italia e San Marino: il Ministro della Salute, Roberto Speranza e il Segretario di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta, oltre un mese fa? L’intesa, lo ricordiamo, sanciva l’adozione di misure equivalenti e, ove possibile, coordinate, di prevenzione e contrasto del contagio da Coronavirus, comprendendo l’utilizzo di vaccini anti-COVID a tutela della popolazione dei rispettivi Paesi, non appena disponibili. L’articolo 2 comma 1, stabiliva che la parte italiana avrebbe fornito a San Marino l’accesso “a proprie dosi di vaccini anti-COVID, al fine di assicurare alla popolazione sammarinese la necessaria copertura vaccinale attraverso un ciclo iniziale completo, come definito dal produttore, e con l’esclusione di eventuali richiami da praticarsi successivamente”. I ritardi nelle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici, che stanno attraversando tutti i Paesi, hanno causato serie difficoltà alla concreta applicazione dell’accordo tra i due Paesi.

La Repubblica di San Marino, spiega in una nota il Congresso di Stato, “ha messo in atto tutte le procedure necessarie per fare fronte alla massiccia campagna vaccinale: dalla formazione del personale sanitario deputato alla preparazione e somministrazione dei vaccini; la preparazione logistica; delle apparecchiature refrigeranti atte alla corretta conservazione delle dosi; lo studio e la realizzazione della campagna informativa e di sensibilizzazione sulla vaccinazione, la realizzazione degli atti amministrativi necessari per lo sdoganamento e l’approvvigionamento”.

Nell’ampia relazione sul tema presentata in Commissione-4, il Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta ha ribadito non solo tutte le fasi di questo lungo processo di mediazione politica, ma anche la disponibilità, nel caso venisse richiesto dall’intera aula consigliare, di percorrere l’ipotesi di rifornirsi di vaccini non approvati dall’EMA, qualora lo si ritenesse opportuno. È stato inoltre chiarito come le vaccinazioni intraprese dai paritetici piccoli Stati europei, come ad esempio Andorra, siano frutto di protocolli d’intesa del tutto similari a quello italo-sammarinese con la Spagna e non il risultato di accordi privati con le stesse case farmaceutiche.

In Commissione Sanità Ciavatta ha spiegato che “In questa fase, gli unici vaccini che è possibile reperire a livello globale sono quelli non approvati da Ema, né americani, né europei. Quelli li possiamo far venire già domani”. Il Segretario di Stato, visto le difficoltà nel reperire dosi da parte dell’Italia, ha messo la commissione di fronte a due possibilità: “Se vogliamo sbloccare la situazione abbiamo una o due strade. Una è quella ufficiale in cui formalmente nessuno si può svincolare dagli acquisti della Commissione europea”. Mentre “qualsiasi altra strada compromette la tenuta di quel protocollo”, prosegue. “Ma sono disposto a percorrerla, dato il fatto che i ritardi sono inaccettabili. Questo però significa che dobbiamo essere disponibili a ragionare di fare come altri Paesi in Europa – ci sono altri paesi in deroga ad Ema – perché se no, non saremo forse neanche in grado di approvvigionarci”.

Nel corso del dibattito è emerso più volte il nome del vaccino Sputnik: il Segretario ha risposto che la strada è stata aperta anche su quel fronte, “ma forse l’autorizzazione Ema potrebbe non arrivare mai”. E l’idea di smarcarsi dall’accordo con l’Italia e l’Ue anche prende sempre più corpo: “Forse dobbiamo penderci qualche libertà, come abbiamo già fatto con la farmacia internazionale”.

Sullo Sputnik inoltre sono già state consegnate relazioni al Comitato bioetica e al Comitato Etico per la Ricerca e la Sperimentazione e all’autorità sanitaria del Monte Titano, ma non hanno valore di approvazione, “non sono un’agenzia regolatoria internazionale”.

Due le certezze: la necessità della Repubblica di iniziare le somministrazioni, ma anche il timore che lo “start” alla campagna vaccinale non sia così immediato.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento