È già uscito il nuovo libro di Francesco Guidi intitolato “Viandint”. I ricavati devoluti in beneficenza all’Associazione malati di Parkinson.
di Alessandro Carli
“Salvaguardare le nostre tradizioni e le nostre origini, riproponendo il dialetto della nostra terra, e facendolo ascoltare ai più grandi, per ricordare, e soprattutto ai più giovani e ai ragazzi per conoscere da dove veniamo con lo scopo di guardare al futuro conoscendo le nostre radici”. Così Francesco Guidi, “Checco”, presenta la sua ultima fatica letteraria, una raccolta di poesie intitolata “Viandint” che, oltre a dilettare piacevolmente chi la legge e chi la ascolta (all’interno c’è un cd audio), ha anche una finalità benefica: i ricavati difatti verranno devoluti all’Associazione malati di Parkinson di San Marino. L’opera conta 80 liriche e nel dispositivo audio si potrà ascoltare la sua voce che le recita. Altra chicca: le immagini che impreziosiscono il volume sono state disegnate dallo stesso Checco.
Partiamo dal titolo. Chi sono i “viandanti” di oggi?
“Nella poesia che dà il titolo alla raccolta ho scritto questi versi: ‘In fin di cunt a sém tot pelegroin, viandint pin d’entusiasmi ch’i circa la su strèda… chi s-chélz, chi s’i sàndli, chi sli schérpi at pèla, u s va vèrs una méta’. Quindi i ‘viandanti’ di oggi siamo tutti noi in cammino verso un traguardo che oggi purtroppo ci sembra sempre più incerto e lontano. A volte sembriamo più ‘vagabondi’ piuttosto che ‘viandanti’ e la differenza è grande: il vagabondo cammina senza una meta precisa e si perde spesso lungo tanti sentieri, il viandante o pellegrino affronta una strada ben sapendo dove quella strada lo porterà”.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? Cioè, componi a casa o quando vai in giro?
“Compongo a casa, spesso e volentieri quando mi metto in pigiama per andare a dormire, nel silenzio più assoluto . Solo così arriva la rima o comunque la concentrazione necessaria; tuttavia l’spirazione viene quando si vivono i momenti della giornata, il lavoro, gli amici, un viaggio, il comportamento delle persone, la natura che cambia il colore delle piante, la neve, un tramonto. Poi quegli attimi di ispirazione ritornano la sera e si fissano sul foglio rigorosamente scritti a mano con la vecchia ‘biro’. Solo in un secondo momento li trasferisco al padrone della nostra vita: il computer”.
Sappiamo che hai percorso il “Cammino di Santiago”. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
“Era da tempo che ne sentivo parlare. Ho sempre amato camminare zaino in spalla e scarpe da trekking, soprattutto sulle nostre splendide Dolomiti, rifugi e qualche ‘ferrata’ con amici sicuri. Poi nel Duemila (Anno Santo), mi sono aggregato a un gruppo e siamo partiti per Roma dove siamo arrivati dopo 12 giorni di duro cammino. E quella esperienza mi sembrava il massimo desiderabile, poi qualcuno mi ha parlato di Santiago di Compostela, e una mia figlia mi ha regalato un libro su quel percorso. E così siamo partiti io e due amici fidati, dopo mesi di allenamento e di preparativi per una esperienza unica, sia per le difficoltà e la fatica fisica, ma soprattutto per la bellezza e ricchezza culturale del percorso, per l’amicizia sincera con ‘pellegrini’ giovani e meno giovani di tutti i paesi del mondo. Mi è piaciuto tanto che dopo qualche anno sono ripartito con altri nuovi amici, trentadue giorni di cammino, per 8, 9 ore al giorno dai Pirenei francesi attraverso tante regioni spagnole fino alla bellissima Galizia dove si arriva alla Cattedrale di Santiago che contiene le spoglie del Santo. Avrei tanta voglia di tornare per la terza volta, ma le difficoltà di intraprendere un viaggio così lungo e il fisico che ormai si ribella mi fanno pensare che servirebbe un miracolo”.
Recentemente è stato inaugurato il “Cammino del Titano”. Lo hai fatto? Che rapporto hai con i luoghi di San Marino? Ne hai uno che ti sta particolarmente a cuore?
“È una bellissima iniziativa quella di riscoprire i luoghi, i sentieri, le stradine della nostra Terra, e spero che le Istituzioni Pubbliche abbiano a cuore questa passione che alcuni giovani in particolare portano avanti con entusiasmo – ho avuto modo di conoscere alcuni di loro tra i quali Andrea Severi ed altri – che credono nella riscoperta delle ricchezze del nostro territorio. Ho fatto personalmente alcuni tratti del ‘Cammino’ e quando tornerà la primavera, coinvolgendo un gruppo di parenti e amici, ripartirò senz’altro e vorrei sicuramente rifare i ‘Mulini di Canepa’ per la loro bellezza e l’ambiente ancora abbastanza selvaggio”.