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Associazione Pro Bimbi: proteggere la comunità salvaguardando la scuola

da Redazione

SAN MARINO – In seguito all’emissione dell’ultimo Decreto che prevede ulteriori misure nelle scuole, come Associazione vorremmo fare alcune considerazioni. Per quello che riguarda le mascherine, in accordo con quanto dichiarato dall’OMS, riteniamo occorra tenere conto della effettiva capacità del bambino di utilizzare in modo sicuro ed appropriato una mascherina e il potenziale impatto che questa può avere sull’apprendimento e sullo sviluppo psicosociale, specialmente se il provvedimento dovesse durare nel tempo come sta già avvenendo per gli adulti. Un bambino non è un adulto in miniatura e i riferimenti che abbiamo sentito ad altre culture nelle quali i bambini sono avvezzi all’utilizzo della mascherina in caso di infezioni non li troviamo pertinenti trattandosi, in genere, di un uso limitato a pochissimi giorni. Stanti le misure ed i distanziamenti adottati nelle scuole, chiediamo pertanto di rivalutarne l’esenzione al banco, in primis per le scuole elementari poiché, oltre alla elevata quantità di ore in cui dovrebbe essere tenuta quotidianamente (più di 8 ore calcolando anche il trasporto) essa limita l’interazione sociale e l’espressività che sono essenziali nello sviluppo e nell’educazione dei bambini più piccoli. E questo anche in considerazione del fatto che proprio i bambini della fascia 0-9 sono scarsamente soggetti ad infezione e trasmissione del virus. Dai dati in nostro possesso relativi ai contagi e ai focolai nelle scuole di San Marino risalta infatti come nella stragrande maggioranza dei casi nelle classi si sia trattato di casi singoli in cui il contagio è avvenuto principalmente in ambiente familiare (da adulto a bambino) o comunque esterno alla scuola. Occorre infine considerare che già solo alle elementari occorrerebbe cambiare 2-3 mascherine al giorno per ogni bambino e questo sarà un ulteriore carico di spesa per le famiglie, specialmente per quelle che hanno più figli in età scolare (col rischio che le mascherine vengano usate per più giorni). Per quanto concerne la DAD si sono già espressi i diretti interessati (docenti e studenti) elencandone tutti i limiti e gli svantaggi che hanno potuto rilevare in questo anno. Vogliamo rimarcare ancora una volta come questa dovrebbe essere l’ultima soluzione e usata solo per brevissimi periodi, attuando prima tutto ciò che è possibile per mantenere le lezioni in presenza e in “comunità”, anche se più complicato da organizzare e gestire. Sappiamo che la Segreteria all’Istruzione ha predisposto diversi scenari e chiediamo quindi di non saltare subito a questo modello che, risultando freddo e poco stimolante, porta a perdita di interesse e motivazione oltre alla impossibilità di praticare laboratori. Uno schermo non può far percepire in maniere tangibile la presenza dell’insegnante, di un suo richiamo dal vivo, di un contato visivo, di uno sfogo o di un’attività pratica, che non esiste più a scapito della sola attività teorica e dove spesso le lezioni si riducono ad un trasferimento di nozioni fondamentali. Perché la scuola è presenza fisica e incontro, dove i corpi sono veicolo di apprendimento, comunicazione e scambio e la relazione combatte l’alienazione esistenziale che ha già fortemente minato i nostri ragazzi e che ha portato a problematiche depressive e di ritiro sociale. Non è nostra intenzione banalizzare o sintetizzare questioni drammaticamente serie, ma non vorremmo che sacrificare la scuola sia scelto come segnale di efficiente risposta all’emergenza, specialmente in un contesto in cui non è presente un lockdown (e quindi ci si può incontrare fuori e/o in luoghi dove è possibile stare insieme seduti senza mascherina se distanti un metro come era a scuola) e dove finora la scuola ha mostrato di essere un luogo sicuro, capace di limitare il rischio di contagio con protocolli rigidi e controllati e l’educazione al rispetto delle regole. Aspetto quest’ultimo importantissimo anche per la vita extrascolastica. Siamo consapevoli che ogni sforzo del Governo è volto a diminuire il rischio, che tutte le misure messe in campo quotidianamente cercano di raggiungere un “giusto” compromesso tra l’esigenza di diminuire i contagi e salvare vite e quella di evitare il collasso economico (e, di qui, sociale) del luogo in cui viviamo, ma ci interroghiamo anche sull’efficacia di altre possibilità finora non adottate quali provvedimenti mirati alle fasce di popolazione più a rischio. L’allarme sui ricoveri in ospedale di questi giorni che chiede (giustamente) l’aiuto di tutti per proteggere gli anziani ci lascia un po’ perplessi vedendo che i vari decreti non prevedono alcun intervento diretto e mirato su coloro che rischiano davvero, ma incidono con limitazioni e chiusure sulla fascia meno colpita, quella dei minori, facendo pagare loro il prezzo più alto in termini di esclusione sociale e relazionale precludendo la scuola in presenza e le attività sportive per i minori di 14 anni. Con il presumibile rovescio della medaglia che sarà quello di trascorrere ancora più tempo proprio con i nonni. E’ possibile quindi immaginare altri meccanismi di protezione che mettano al riparo le categorie più a rischio e più fragili riducendo al minimo le loro uscite, specie nei luoghi e nei giorni di maggior affluenza, o valutando ad esempio fasce orarie dedicate in supermercati, poste, farmacie, eccetera unitamente a campagne informative idonee? Speriamo che su questo punto, che riteniamo fondamentale per ridurre la mortalità e la pressione sul sistema sanitario, si apra una serena (ma urgente) discussione. Nei prossimi giorni invieremo alle Segreterie competenti le nostre osservazioni e proposte concrete in merito.

 

c.s. Ass. Pro Bimbi

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