Misure sempre più restrittive sul Titano, lockdown regionali lungo tutto lo Stivale. Il Governo del Titano non blocca le attività economiche, ma prosegue sulla linea “controlli e sanzioni”.
di Daniele Bartolucci
In emergenza sanitaria, ma con la ferma volontà di mantenere “aperte” per quanto possibile le attività economiche, dall’industria al commercio e turismo. Il tutto con un occhio, obbligatoriamente, a ciò che succede oltre i confini. Questa, in sintesi la posizione di San Marino nei confronti della nuova ondata di contagi che sta colpendo l’antica Repubblica e la vicina Italia.
LE NUOVE RESTRIZIONI A SAN MARINO
Una posizione espressa dal Congresso di Stato nei giorni scorsi e certificata dagli ultimi provvedimenti, come l’ordinanza del Segretario alla Sanità, Roberto Ciavatta, che ha disposto “lo stato di emergenza di sanità pubblica a San Marino”, “al fine di rafforzare ulteriormente le misure di sorveglianza sanitaria adottate e messe in atto” dal Gruppo di Coordinamento “per il periodo di tempo necessario e sufficiente a prevenire e contenere la diffusione della malattia infettiva diffusiva COVID-19, anche in relazione alle evidenze scientifiche emergenti”. L’ordinanza, a tal proposito, conferisce anche pieni poteri alla Protezione Civile, tra cui l’organizzazione di corpi volontari. Oltre a questo, c’è il Decreto Legge 29 ottobre 2020 n. 193, le cui disposizioni sono entrate in vigore lo scorso 30 ottobre 2020 “e permangono in vigore sino alla loro espressa abrogazione salvo quanto espressamente previsto nei singoli articoli del presente decreto – legge”. Oltre all’obbligo di avere sempre con sé dispositivi di protezione (ma non le visiere-parafiato in plexiglass) delle vie respiratorie e di utilizzare gli stessi sui mezzi di trasporto pubblici, in luoghi chiusi aperti al pubblico e, sia nei luoghi all’aperto che al chiuso, qualora non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1 metro (anche in auto, quindi), ci sono alcune restrizioni particolari, come quella per i locali aperti al pubblico, dove il nuovo “coprifuoco” scatta tra le 24 e le 4:30. Salvi conferenze, congressi o similari, purché autorizzati dalla Gendarmeria se con più di 50 partecipanti. Come detto, il principio ispiratore è il rispetto delle regole, per cui, come annunciato dal Governo, sono state disposte sanzioni più incisive al fine di limitare le violazioni (va da sé che più si rispetteranno le regole, più si potrà tenere aperte le attività, ndr): la sanzione prevista per il mancato il rispetto degli obblighi relativi ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie è di 500 euro con facoltà di oblazione volontaria, mentre quella per il mancato rispetto delle ulteriori misure di prevenzione e contenimento va da 1.000 a 2.000 euro, salvo che non diversamente ed espressamente previsto oppure che il fatto non costituisca reato. Per gli operatori economici che dovessero reiterare le infrazioni è prevista in aggiunta anche la sospensione temporanea e immediata della licenza d’esercizio per 15 giorni.
L’ITALIA DIVISA IN TRE ZONE OGNUNA CON DIVERSI LIMITI
L’attenzione si sposta dunque in Italia, perché la mobilità delle persone e delle merci è fondamentalmente legata ai divieti che sono stati imposti dal premier Conte nell’ultimo DPCM firmato la notte del 3 novembre. Perché, se è vero che ci sono nuove imposizioni valide per tutto lo stivale, il decreto affida al ministro della Salute, Roberto Speranza, la responsabilità di stabilire “ulteriori misure di contenimento del contagio” nelle aree dove il contagio è più alto e le strutture sanitarie sono in sofferenza, sulla base di un documento scientifico condiviso con la Conferenza delle Regioni. In pratica tale atto prevede diversi scenari, in base a una serie di criteri (21) che sono vagliati dal ministero della Salute. Le zone sono distinte per “livello” da 1 a 4 (nella grafica che utilizziamo, creata da Datawrapper, vengono esemplificate in giallo, arancione e rossa secondo le ipotesi del 4 novembre, prima dell’ufficializzazione da parte del ministro Speranza) e per ognuna sono previsti diversi gradi di limitazione, fino al lockdown per le zone a maggiore rischio. Nello scenario base, valido in tutta Italia, è imposta innanzitutto la limitazione della circolazione delle persone — il cosiddetto “coprifuoco” — alle 22, con ritorno dell’autocertificazione per ragioni di lavoro, necessità e salute. Le altre novità riguardano: la chiusura dei musei e delle mostre; la didattica a distanza al 100% per le scuole superiori, salvo attività laboratori in presenza; per le scuole elementari e medie e per i servizi all’infanzia attività in presenza ma con uso obbligatorio delle mascherine (salvo che per i bimbi al di sotto dei 6 anni); nelle giornate festive e prefestive chiuse le medie e grandi strutture di vendita, ad eccezione delle farmacie, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole; coefficiente di riempimento massimo del 50% sui mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale; chiusura di bar e ristoranti alle 18; sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni, eccetto quelle su basi curriculari o in modalità telematica; chiusura dei corner scommesse e giochi nei bar e nelle tabaccherie. Per la zona “arancione”, invece, sarà vietato ogni spostamento, in entrata e in uscita, dalla Regione (salvo che per le comprovate esigenze), ma sarà vietato anche ogni spostamento in un Comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per le solite comprovate esigenze. E saranno sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), a esclusione delle mense e del catering. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio. Per le zone “rosse” (livello 4), in pratica si torna al lockdown quasi totale, visto che oltre ai divieti delle “arancioni”, verranno chiusi i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole; chiusi i mercati di generi non alimentari; chiusa l’attività di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie: resta consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle 22 la ristorazione con asporto.