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San Marino Fixing, editoriale: “Siamo 300, quant’è il conto?”

da Daniele Bartolucci

Il dado è tratto, non resta che attendere il responso dei mercati. Mancano solo due cose: la data di emissione e il “pricing”.

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di Daniele Bartolucci

Il dado è tratto, non resta che attendere il responso dei mercati. L’operazione “collocamento” dei Titoli di Stato sammarinesi per 300 milioni di euro è infatti alle battute finali: se ne conosce l’ammontare (300 milioni dei 500 previsti a Bilancio), la durata (5 anni) e la piazza finanziaria (Lussemburgo). Mancano solo due cose: la data di emissione e il “pricing”.

Non proprio cose da poco. La prima è determinante per diversi motivi: quando si avrà la certezza di incassare queste risorse, si potrà meglio delineare anche il quadro di interventi da finanziare. Premesso che il Governo ne ha già ipotecato la metà (150 milioni) per ristrutturare il debito dello Stato, gli altri 150 milioni a cosa serviranno? Per un nuovo ospedale da 100 milioni di euro?

Per la spesa corrente, compresa quella utilizzata per il Covid? Per pagare la mensilità di dicembre e la tredicesima dei pensionati, visto che mancano 10 milioni? Se queste sono le idee in campo, ben poco rimarrebbe per lo sviluppo economico di cui il Paese ha tanto bisogno. In ogni caso, finché non sapremo quando e quanti ne arriveranno, sono solo chiacchiere. Sempre ammesso che arrivino. E qui diventa fondamentale il secondo fattore: quanto chiederà il mercato per questi bond? C’è un interesse da pagare, ovviamente, e di solito riflette il cosiddetto “rischio emittente”: in questo caso quello di San Marino, che non ha un rating molto lusinghiero e non ha mai collocato titoli esternamente.

Inoltre si presenta all’uscita del “ristorante” senza aver fatto le grandi riforme che tutti gli avevano consigliato. “Abbiamo mangiato in 300, ci porti pure il conto”.

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