Home FixingFixing IAM srl: “Aumentati i trasporti transfrontalieri del 70%”

IAM srl: “Aumentati i trasporti transfrontalieri del 70%”

da Redazione

Mirkare Manzi: “Raggiunto anche il punto zero in impianto, portando a smaltimento tutti i prodotti. Gli investimenti nella logistica ci permettono di controllare meglio la nostra filiera”.

IAM camion 3

 

di Daniele Bartolucci

 

“Abbiamo raggiunto due importanti obiettivi: aumentare, fino quasi a raddoppiare, il trasporto transfrontaliero dei rifiuti pericolosi raccolti in territorio e raggiungere il ‘punto zero’ dell’impianto, essendo riusciti a portare a smaltimento tutti i prodotti in precedenza stoccati. Gli investimenti fatti nel tempo stanno dando tutti i loro frutti”, commenta con soddisfazione Mirkare Manzi di IAM-Igiene Ambientale Management. “In particolare”, spiega, “quelli nella logistica: attraverso l’acquisto dei mezzi e l’implementazione del servizio di trasporto fuori confine, infatti, abbiamo aumentato tale attività di circa il 70% quest’anno, aumentando quindi la tracciabilità dei rifiuti che trasportiamo con relativo controllo di tutta la filiera, che ora seguiamo direttamente noi senza doverci affidare a terzi. Questo comporta, di fatto, una velocizzazione del processo e di una più rapida e diretta risoluzione delle eventuali problematiche che dovessero emergere. Tutto ciò dovrebbe tradursi anche in risparmi in termini economici, sia per la nostra azienda che, a caduta, per i nostri clienti”.

“La nostra azienda, come noto, si occupa soprattutto della gestione dei rifiuti pericolosi prodotti dalle imprese sammarinesi e l’efficacia del nostro servizio si basa sulla nostra capacità di portare a smaltimento tali prodotti in Italia, dove esistono gli impianti idonei. Ci sono dunque due temi da affrontare: il primo è prettamente burocratico e non dipende da noi, laddove lo Stato di San Marino, non avendo impianti in territorio, è obbligato a convenzionarsi all’esterno, in questo caso con le Regioni italiane. L’auspicio è che oltre all’Emilia Romagna, la cui convenzione è oggetto da tempo di attenzioni da parte della politica ma anche del mondo economico, perché senza di essa o senza rispettarne gli accordi ci troveremmo tutti bloccati. L’auspicio”, avverte Manzi, “è quindi che tale convenzione venga rispettata (e quindi raggiunti gli obiettivi a cui come sistema siamo chiamati a raggiungere), ma anche che lo Stato stipuli convenzioni anche con altre Regioni, per ampliare il numero di impianti a cui possiamo rivolgersi, oltre ad aggiungervi anche quelle tipologie che oggi non potremmo raggiungere. L’altro tema riguarda invece la gestione stessa dei rifiuti, che deve essere sempre più puntuale, precisa e certificata: non bastano infatti le convenzioni se il prodotto che vorremmo mandare in smaltimento non ha raggiunto gli standard qualitativi imposti dalla normativa italiana ed europea”. Da qui l’importanza anche dell’altro obiettivo raggiunto, “che è fondamentale per noi”, ribadisce Manzi. “Siamo infatti riusciti a portare in smaltimento tutto il prodotto che gestivamo nel nostro impianto, compresi i famosi neon che avevamo dovuto stoccare anche per i noti ostacoli burocratici. Abbiamo quindi raggiunto il nostro ‘punto zero’ ed è nostra intenzione mantenerlo. Questo significa che ogni rifiuto che andremo a raccogliere e recuperare dovrà poi essere presto trasportato negli impianti idonei oltre confine, garantendo al nostro impianto sempre la massima efficienza. A tal proposito, dobbiamo avere la garanzia che tale esportazione sia non solo possibile (le convenzioni con le Regioni, ndr), ma anche e soprattutto certa e rapida. Una garanzia che, per via delle dinamiche amministrative interne a San Marino, comporta ovviamente la quantificazione degli stock di rifiuti che si possono trasportare in Italia, il cui totale è previsto dalle convenzioni in essere. Questa quantificazione purtroppo non è sempre puntuale e, di conseguenza, si rischia di dover attendere parecchio tempo perché la pratica venga evasa e i rifiuti raccolti e accumulati possano quindi non uscire dai nostri confini”. Tale procedura, infatti, parrebbe ulteriormente indebolita dal passaggio di competenze dell’ufficio preposto (l’UOGA) dalla Segreteria al Territorio alla Segreteria alla Sanità, anche per evidenti collegamenti tra le varie strutture operative. “Abbiamo per questo svolto un incontro con la Segreteria al Territorio”, spiega Manzi: “Abbiamo palesato tutte le nostre problematiche e perplessità e ci sono state fornite rassicurazioni in merito, al fine di rendere le procedure il più agevoli possibili per gli operatori economici”.

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