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San Marino, IAM srl: i costi degli smaltimenti e come contenere le spese

da Redazione

Ho notato che quando i cittadini ci chiedono “quanto” il refrain è sempre il medesimo: “Troppo”, oppure “L’importo è alto”.

 

di Mirkare Manzi

 

Le scuole sono iniziate – chi ha figli sa cosa vuol dire, sia per loro che per noi genitori – e se mi permettete, per una volta “salgo in cattedra”. No, nessun “cambio di lavoro”, non preoccupatevi: lavoravo e lavoro ancora oggi in IAM e ci occupiamo, come sanno bene i nostri lettori, di gestione dei rifiuti. Ma l’apertura dell’anno scolastico mi dà lo spunto per parlare di “educazione civica”. Questo perché, purtroppo, molte persone si lamentano della crescita dei costi. Non voglio entrare nel terreno paludoso e scivoloso delle polemiche nel quale è facile avvitarsi: le ritengo futili e sterili. Piuttosto mi vorrei soffermare su alcuni aspetti. Ho notato che quando i cittadini ci chiedono quanto devono spendere per smaltire i rifiuti il refrain è sempre il medesimo: “Troppo”, oppure “L’importo è alto”. Inizia a questo punto una specie di “interrogazione”. Il materiale è differenziato e separato? Se la risposta è “sì” il costo è, se non quasi irrisorio, davvero contenuto. Se invece è “no” allora l’esborso è più alto. Capita quindi di domandare ai clienti (parlo volutamente al plurale perché i casi sono ben più di uno) se li possono differenziare. “No, non abbiamo né tempo né voglia”. La IAM, proprio per andare incontro ai cittadini privati, si “accolla” parte delle spese di gestione: chiediamo davvero un “obolo”, un esborso quasi simbolico per il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti domestici. Questo perché il nostro interesse è rivolto a creare e ad avere cittadini sensibili e attenti al tema dell’ambiente. Per utilizzare un termine scolastico, crediamo che la formazione e l’educazione civica e quella dedicata all’ambiente sia importante non solo per motivi economici ma anche di rispetto per il territorio. Crediamo quindi, per tornare al conferimento delle “cose di scarto”, che questo servizio a prezzo quasi “zero” sia incentivante. Quello che chiediamo in cambio di darci una mano: noi mettiamo il nostro ma abbiamo bisogno di essere “agevolati”. Sì, che ognuno faccia la sua parte. Come? È molto semplice. Vi porto due esempi pratici che ci sono capitati qualche giorno fa: la “rete” di un letto matrimoniale e alcune damigiane di vino. La prima è formata da doghe – che sono fatte in legno – e la rete, che invece è di ferro. In “blocco” non sono recuperabili perché il legno e il metallo sono materiale diversi. Se invece la stessa “rete” ci viene conferita “smontata”, quindi legno da una parte e ferro da un’altra, il rifiuto diventa recuperabile. Idem per le damigiane: portate così come sono – plastica, paglia o legno e vetro – vanno nell’indifferenziata ma se invece vengono “scomposte”, quindi vetro da una parte, legno, paglia o plastica dall’altra, si possono recuperare e quindi i costi vengono abbattuti. Lo ripeto, non è difficile e richiede poco tempo. E, spesso, può essere non solamente divertente o un “banco” di prova sulle proprie capacità manuali ma anche un momento da condividere con amici, parenti o con i propri figli, spesso accusati dalla società contemporanea di avere poca dimestichezza con gli attrezzi quali i cacciaviti, le pinze e i martelli. Come cantava Fabrizio De André nel 1970, “Mio martello non colpisce / pialla mia non taglia…”.

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