Al via i lavori allo svincolo dello superstrada che collega San Marino, Rimini e A14. Il sindaco di San Leo spinge per il progetto chiesto dalle imprese: “Usiamo il recovery fund”.
di Daniele Bartolucci
La viabilità è uno dei punti dolenti di questo territorio, sia per quanto riguarda la Repubblica di San Marino, sia per i collegamenti con le principali vie di comunicazione (ferrovia, autostrada e aeroporto) per imprese e cittadini. Ma qualcosa si sta muovendo sul versante “riminese”, con l’imminente avvio dei lavori sulla SS16 (in particolare la nuova rotatoria con la superstrada per San Marino-A14), e, forse, o almeno questo è l’auspicio degli imprenditori della Valmarecchia, con la progettazione di una “nuova Marecchiese”, su cui ora spingono fortissimo anche alcuni sindaci locali.
I LAVORI DI SOCIETÀ AUTOSTRADE NEL RIMINESE
“Il 19 ottobre 2020 partiranno i lavori più attesi dal nostro territorio”, annuncia il Presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, “quelli della nuova SS16 e relativi alla sistemazione dei noti punti neri. Società Autostrade aprirà infatti i cantieri con la recinzione delle aree e la bonifica bellica. Si tratta di un investimento per complessivi 24 milioni di euro e, nello specifico, parliamo dei lavori per la nuova rotonda SS16/SS72 Repubblica di San Marino e della nuova rotonda SS16 e strada per Coriano e Montecolombo/Montescudo, delle piste ciclabili a Rimini di attraversamento monte/mare, del nuovo collegamento tra via Venezia e via Udine a Riccione e del tratto di strada tra via Berlinguer (Aquafan) e via Tavoleto a Misano Adriatico. Nei prossimi giorni incontrerò ANAS per fare il punto sulla nuova SS16 con l’obiettivo di mettere a punto il progetto che dovrà tenere conto delle criticità sorte nel confronto degli anni scorsi”.
“LA NUOVA MARECCHIESE CON IL RECOVERY FUND”
Da tempo gli imprenditori della Valmarecchia (ma anche di San Marino, visto che quell’area è lo “sbocco” principale di diverse aree industriali come Gualdicciolo e Acquaviva, ma anche per Chiesanuova e, spesso, anche per Galazzano), chiedono una nuova viabilità di colelgamento entroterra-riviera, e negli ultimi anni il dibattito ha portato a una progettazione ottimale, tanto che si parla apertamente di “realizzazione della Nuova Marecchiese a scorrimento veloce di 36 chilometri”, che avrebbe un costo stimato di circa 200 milioni. Si tratta, ricorda il sindaco di San Leo, Leonardo Bindi, “dello 0,1% dei 209 miliardi del Recovery Fund di cui può disporre l’Italia”.
L’invito, quindi, è quello di utilizzare quei fondi per realizzare l’opera, fondamentale per lo sviluppo ma anche per la sopravvivenza di tante realtà economiche e industriali del territorio. “Se non ora quando?”, si chiede Bindi. “Con l’arrivo dei recovery fund si apre il dibattito di come impiegare queste enormi risorse. L’Europa chiede a gran voce spenderli per infrastrutture sanità scuole creando un volano virtuoso a seguito di questi ingenti investimenti. A mio avviso sono i territori che dovrebbero dare le priorità rispetto alle effettive necessità che abbiamo. Ecco perché si apre una opportunità incredibile per la Valmarecchia di finanziare con questi fondi la Nuova Marecchiese. Siamo all’ultima chiamata; o la nuova Marecchiese viene finanziata con i recovery fund o dovremo aspettare altri 40 anni”.
“Il tempo per progettare, finanziare ed avviare il cantiere c’è”, spiega Bindi. “Volere è potere. Utilizziamo il modello Genova per velocizzare l’iter progettuale e di affidamento dei lavori dell’opera”. Inoltre, sul tavolo c’è già una proposta dei sindaci della Valmarecchia che tiene conto delle problematiche (e della richiesta) della popolazione, a cui occorre comunque aggiungere una doverosa inquadratura della loro prospettiva di crescita e sviluppo in accordo con la programmazione regionale e nazionale. La proposta infatti è volta a “migliorare l’accesso e la copertura territoriale ai servizi nell’ambito dell’Area Vasta ed in particolare alle prestazioni sanitarie”, inoltre “sarà possibile rileggere in maniera nuova e più ‘larga’ le risorse del territorio innestandosi organicamente nelle prospettive offerte dal Corridoio Adriatico” e “sarà possibile, più facilmente, iniziare un tempo che vede la ripresa della tradizione e dei valori esistenti per formare nuove professionalità e nuove attività dotate di un orizzonte che eccede quello del km 0 e del piccolo è bello”. “Ad un’opera come questa”, conclude Bindi, “va riconosciuto ed affidato il ruolo di ‘proteggere e migliorare la salute umana e le condizioni di vita, di mantenere gli ecosistemi e la molteplicità delle loro forme, nonché di salvaguardare la capacità produttiva a lungo termine delle risorse’ e la riduzione dei tempi di percorrenza di Valle oltre alla sicurezza sono da valutarsi come fattori necessari all’incremento delle possibilità relazionali delle varie attività esistenti e prevedibili”.