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Consiglio Grande e Generale, sessione 16, 17, 18, 21, 22, 23, 24 Settembre 2020

da Redazione

SAN MARINO – Nella seduta pomeridiana del Consiglio Grande e Generale prosegue lo scontro sul tema della giustizia. Alessandro Bevitori (Libera) tira in ballo la lettera del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e parla di mancanza di rispetto vergognosa verso le forze politiche lasciate all’oscuro. Noi rappresentiamo la cittadinanza, 3mila cittadini, e voi nascondete questa cosa?”. “Di fronte a quella votazione credo non ci fosse nulla da eccepire: era un atto dovuto – dice Maria Luisa Berti (Npr), non risparmiando critiche al collega di partito Iro Belluzzi -. Il dubbio mi viene e penso che il suo atto sia stato un atto politico che per me rimane ancora inconcepibile e da cui prendo le distanze”. Per il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini “sono stati fatti degli errori che oggi possiamo correggere attraverso delle riforme del tribunale e andando ad individuare un magistrato dirigente”. “Abbiamo una attenzione degli organismi internazionali che non si può trascurare – avverte Pasquale Valentini (Pdcs) -. Sicuramente forzature sono state fatte in un momento e nell’altro”.

“Libera considera fallimentare la gestione della giustizia negli ultimi mesi – premette Luca Boschi (Libera) -. Il nostro tribunale è in tilt e regna il caos. Se non ci saranno intenzioni chiare da parte del Segretario alla Giustizia – mette in guardia – utilizzeremo tutti gli strumenti legittimi che la legge ci mette a disposizione come opposizione per evidenziare il fallimento e i suoi responsabili”. Marco Nicolini (Rete) invita a rivolgersi al Consiglio d’Europa, il quale “ci dirà che non possiamo permetterci di avere una magistratura stabilmente residente nel Paese e si mischi al tessuto economico e sociale e una volta pescato con le mani nella marmellata si rivolge piangente al Segretario di Stato”. Il Segretario di Stato Marco Gatti lancia un monito: “Non illudiamoci di esserci liberati della piovra che ha tentato di prendere in mano la Repubblica”. “Dov’erano Ciacci e Boschi quando venivano venduti gli Npl e si spingeva il pulsante per mandare via il magistrato dirigente? Erano lì” attacca Emanuele Santi (Rete).

 

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Di seguito una sintesi degli interventi.

 

Comma25: Apri a) Riferimento del Segretario di Stato per la Giustizia sulle vicende legate al settore giustizia e successivo dibattito b) Dimissioni del Consigliere Iro Belluzzi da membro della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia e sua sostituzione

Maria Katia Savoretti (Rf): Esprimiamo preoccupazione per quanto avvenuto. Ci sembra ci sia una sottovalutazione di quello che sta avvenendo. Ci sono lettere che ogni Governo dovrebbe prendere in considerazione. Devono essere esaminate attentamente parola per parola. Vogliamo dimenticare cosa è successo al nostro Paese in passato quando siamo stati attenzionati dagli organismi internazionali? La nota è arrivata l’8 settembre e non è stata comunicati. Le conseguenze le pagheremo tutti indistintamente.

Paolo Rondelli (Rete): Il nostro scopo è dare un meccanismo di giustizia giusta ed efficiente. Un meccanismo che arrivi al termine con le leggi che il Parlamento gli dà. Anche il Parlamento è tenuto nel suo complesso ad esaminare se le cose vanno bene o male. Sfido chiunque a dire che le cose nel settore della giustizia vanno bene. E’ dovere della politica sammarinese addivenire ad una soluzione.

Alessandro Bevitori (Libera): Il problema che stiamo sollevando è un altro. Spero che qualcuno abbia compreso cosa sia che deve essere rivisto. Quello che si sta portando avanti nelle sue finalità legittime e soprattutto condivise anche dall’opposizione. Poi è inutile che ci lamentiamo di quello che esce sulla stampa nazionale. Era inevitabile nella passata legislatura. Ciò rende la politica estremamente debole e serva di poteri esterni. Il resto è tutta cronistoria. Inutile spendere ancora parole sulla votazione del Consiglio Giudiziario Plenario. Mancanza di rispetto vergognosa verso le forze politiche lasciate all’oscuro di quella lettera. Noi rappresentiamo la cittadinanza, 3mila cittadini, e voi nascondete questa cosa? Non ne vogliamo parlare?

Maria Luisa Berti (Npr): Certa politica e certa magistratura, che hanno revocato il mandato della Pierfelici, hanno compiuto un atto rispettoso della giustizia e dello Stato? Si va a promuovere azioni di tutela di fronte ad organismi esterni come quelli internazionali. Strumentalizzando anche degli atti della politica. Si svolge un ruolo occulto di manovratore diretto o indiretto. Si sfruttano i personalismi. La legge qualificata numero 1 non è un problema. L’avete strumentalizzata in modo disonesto. Il professore Baldassarre non solo ne ha confermato la validità ma ha espresso addirittura il pensiero che nemmeno questa legge sarebbe stata necessaria. Il vulnus non è quella legge ma l’interpretazione sbagliata di quella legge che è stata strumentalizzata per finalità non confacenti a quella norma. Non è nemmeno un problema la lettera. Si rappresenta l’impegno del Consiglio d’Europa a fornire qualsiasi contributo nella riforma dell’ordinamento giudiziario. Questa disponibilità penso sia onore per tutti noi cogliere favorevolmente. Il Segretario di Stato bene ha fatto a fare una cronistoria di quanto è stata fatto in questi mesi. Penso prevalga il senso di responsabilità affinché si operi nell’interesse del Paese. Quello del commissario Belluzzi è stato un atto politico ingiustificato. Non condivido che si sia dimesso per rispetto al programma elettorale. Di fronte a quella votazione credo non ci fosse nulla da eccepire: era un atto dovuto. Il dubbio mi viene e penso che il suo atto sia stato un atto politico che per me rimane ancora inconcepibile e da cui prendo le distanze.

Sds Teodoro Lonfernini: E’ vero, fa più comodo utilizzare la strumentalizzazione della separazione dei poteri per fini politici che per la vera amministrazione della giustizia. Ora fa comodo che continuiamo a portare all’interno dell’Aula nonostante l’apprezzabile sforzo del collega Ugolini il dibattito sulle questioni della giustizia. E’ un po’ come se in questo avvio di legislatura abbiamo tutti voglia di replicare quello che è stato fatto nella scorsa legislatura per le politiche bancarie e finanziarie. Sono stati fatti degli errori che oggi possiamo correggere attraverso delle riforme del tribunale e andando ad individuare un magistrato dirigente: non un ordinario di diritto ma un magistrato che abbia esperienza di dirigenza. Attraverso quella competenza riuscire a riorganizzare il nostro tribunale per distribuzione di incarichi e serenità, senza la quale quel luogo non può assolutamente funzionare. La riforma deve passare attraverso il concetto della qualifica di poter essere un operatore del diritto. Deve passare attraverso il giudizio. Non è vietato chiedere il giudizio da parte delle istituzioni principali ad un operatore del nostro tribunale.

Pasquale Valentini (Pdcs): L’effetto è la paralisi del tribunale e un clima di forte sospetto in questo Consiglio. Abbiamo una attenzione degli organismi internazionali che non si può trascurare. Mi sembrava che nessuno volesse ammettere di aver commesso errori. Forse qualcosa varrebbe la pena di approfondirla. Non possiamo passare sopra queste cose. Sono errori vecchi. Il travisamento dei ruoli, Si sono fatte azioni che non sono corrispondenti alle norme previste dall’ordinamento e non corrispondono alle competenze degli organismi. C’è una interpretazione errata delle cose segrete. Io non sono dell’idea che i 10 in Commissione Giustizia siano i nostri gladiatori mandati nell’arena per combattere i giudici etc. I dieci sono emanazione del Consiglio Grande e Generale e rispondono al Consiglio. Rappresentano mandati che devono nascere qui dentro. La centralità è questa cosa qua. Dobbiamo trovare una via di uscita. Abbiamo esperito quello che la legge ci diceva. Non ci sono più le condizioni per trovare nell’ordinamento le modalità di fare un nuovo magistrato dirigente. Per come ci stiamo presentando agli organismi internazionali non possiamo che avere una bocciatura. Sicuramente forzature sono state fatte in un momento e nell’altro. Se non ci riconosciamo su questa esigenza sicuramente continueremo su questa situazione.

Sds Elena Tonnini: Perché la politica è dovuta intervenire? Perché c’era un intento originario della legge che si è dovuto ripristinare perché nel frattempo c’erano stati abusi. Il problema è la legge che cerca di sanare queste storture? Uno dei problemi su cui l’aula si deve confrontare per dare risposte anche rispetto all’impegno di una riforma più ampia, nell’ambito di questa conflittualità che da tempo viene riconosciuta, si sia cercato in qualche maniera di affiancare un concetto distorto del principio di autogoverno della magistratura. Necessario trovare un magistrato dirigente che aiuti a ricostruire la fiducia all’interno del tribunale. Dobbiamo essere estremamente veloci perché il tribunale è in una fase di stallo. Di fronte all’appello dell’ordine degli avvocati, che chiede cose legittime, occorre dare una risposta.

Luca Boschi (Libera): Libera considera fallimentare la gestione della giustizia negli ultimi mesi. Il nostro tribunale è in tilt e regna il caos. Ci deve preoccupare perché il tribunale dovrebbe essere la certezza di ogni cittadino. L’equilibrio in questi mesi si è totalmente perso. Commissione Giustizia e Consiglio Giudiziario Plenario: organismi che hanno preso decisioni molto importanti. Io le definisco devastanti. L’hanno fatto con la presenza in Aula di poco più del numero legale. La lettera del Consiglio d’Europa dice: fate un altro passo o vi commissariamento. Un dato rilevante e mai visto per la nostra Repubblica. Quando non si persegue il bene comune ma solamente interessi particolari di poche persone, è chiaro che quando la strada è così tortuosa si sbaglia e si mette il Paese in grave pericolo. Se non ci saranno intenzioni chiare da parte del Segretario alla Giustizia, utilizzeremo tutti gli strumenti legittimi che la legge ci mette a disposizione come opposizione per evidenziare il fallimento e i suoi responsabili. C’è un Movimento nato sulla spinta del Conto Mazzini e che ora sarà responsabile del blocco del Conto Mazzini.

Stefano Giulianelli (Pdcs): La giustizia sammarinese necessita che il nuovo magistrato venga individuato e condiviso ponendo fine alle tensioni all’interno della magistratura non mettendo a repentaglio il già difficile equilibrio. Due gruppi di lavoro per una riforma dell’ordinamento giudiziario per l’adeguamento a livello europeo una riforma dell’ordinamento penale. Entrambi i gruppi saranno caratterizzati da una composizione mista. Il nostro Paese attende un’azione riformista dalla maggioranza: vengono distolte energie nell’attuazione delle riforme nel settore dell’economia, della sanità e della riforma previdenziale. Tanti i sammarinesi stanchi di sentirci continuamente discutere e scontrarci sulla giustizia. E’ ora di riprendere in mano i problemi che interessano veramente i sammarinesi.

Giacomo Simoncini (Npr): Sono preoccupato dal punto di vista dei contenuti. Non è accettabile che vengano usati toni non sono consoni dai rappresentanti delle istituzioni. E’ arrivato il momento di togliere la giustizia come terreno di scontro politico. In questo clima e in queste condizioni gli avvocati dicono che non è più possibile lavorare. La preoccupazione è capire da che parte sta il giudice e chi lo ha messo lì. In tema di giustizia occorre che i politici facciano i politici e che i magistrati facciano i magistrati. Il magistrato deve anche apparire imparziale.

Marco Nicolini (Rete): Ora ci vuole pragmatismo. Lo storico magistrato dirigente è fuorigioco. Come lo è il magistrato dirigente in forte odore di incompatibilità scelto durante la scorsa legislatura. Bisogna quindi assolutamente procedere alla riforma della giustizia perché è questo che bisogna fare quando lo stallo si è trasformato in totale immobilità. E’ nel Consiglio d’Europa che risiede la soluzione a tutto. Affidiamoci al più importante organismo e riformiamo in toto questa magistratura nefasta. Il Consiglio d’Europa ci dirà che non possiamo permetterci di avere una magistratura stabilmente residente nel Paese e si mischi al tessuto economico e sociale e una volta pescato con le mani nella marmellata si rivolge piangente al Segretario di Stato.

Sds Marco Gatti: Dentro la Repubblica qualcosa è successo e dobbiamo contestualizzare un quadro. Nella passata legislatura e nella maggioranza qualcuno se n’è accorto e ha preso le distanze. Quel qualcuno non può fare finta di niente ed ha preso le distanze. Bisognava avere il coraggio di prendere le distanze fino ad arrivare a determinare la caduta di un Governo. Sta a significare che c’è stata una consapevolezza e che fatti gravi avrebbero potuto compromettere il funzionamento della Repubblica. Non possiamo parlare della vicenda giustizia senza contestualizzarla in un momento storico in cui l’inserimento delle pedine dormienti a un certo punto si è acceso. Faccio una prima considerazione. Un potere dello Stato – chi fa parte del potere dello Stato – si rivolge direttamente ad un organismo utilizzando il ruolo che ha. Un giudice che scrive sicuramente ha un peso diverso. Non illudiamoci di esserci liberati della piovra che ha tentato di prendere in mano la Repubblica. Oggi è il momento di tentare di riequilibrare insieme il tribunale, a cominciare dalla scelta del magistrato dirigente partendo dalla massima condivisione sul soggetto.

Adele Tonnini (Rete): Il tribunale che ci siamo trovati era instabile: il nostro obiettivo è stato solo quello di ristabilire l’equilibrio. Ogni magistrato si denuncia a vicenda. La stabilità del tribunale è stata messa in pericolo in maniera repentina dal momento di allontanamento dell’allora magistrato dirigente. Si è inventata una procedura non dettata da alcuna norma e questa continua a non essere considerata una anomalia. Già allora i nostri consiglieri sottolineavano come sarebbe stata molto pericolosa l’azione portata avanti. La cittadinanza vuole avere la certezza che se fa una richiesta venga evasa in maniera celere e soprattutto senza essere strumentalizzata. Abbiamo sempre sostenuto che vi fosse la necessità di portare avanti il Conto Mazzini e di ripristinare l’equilibrio in tribunale. Nessuno tra i gruppi di maggioranza era od è ancora contrario. Abbiamo chiesto celerità e si deve quindi oggi procedere con meno tentennamenti e decisioni per arrivare alla nomina di un nuovo magistrato dirigente capace di portare stabilità nel tribunale. Se si crede davvero di operare nell’interesse del Paese, credo ci sia modo di dare il proprio contributo anziché presenziare e poi uscire al momento delle votazioni.

Guerrino Zanotti (Libera): Per assurdo possiamo pensare che la maggioranza avesse davvero l’intenzione di dare un assetto alla giustizia nell’interesse del Paese. Una giustizia che langue e ha bisogno davvero di avere dei riferimenti. Non è vero che il rischio è quello di un commissariamento futuro, probabilmente avete già passato il segno. Pensare che il Commissario per i diritti umani possa essere tirato per la giacchetta da qualcuno: non credo che questo aspetto sia molto utile per noi. I rappresentanti degli organismi a cui non facciamo riferimento non credo debbano essere denigrati in questo modo.

Denise Bronzetti (Npr): Oggi ci si trova quasi a contestare quello che in passato è stato motivo anche di orgoglio per chi difficilmente provava a ripristinare una legalità che è stata annullata a colpi di ordini del giorno. E’ con ordini del giorno che è stato rimosso l’ex magistrato dirigente del tribunale e di cui ancora oggi non si vuole dare contezza. Come non si vuole dare contezza rispetto ai tanti tentativi di addossare a questa maggioranza la volontà di affossare procedimenti storici per questo Paese. Consigliere Renzi, provi ad ascoltare il quadro. Consigliere Zanotti: il 10 agosto il suo gruppo è stato invitato per cercare di condividere un percorso, vi abbiamo aspettato a lungo ma nessuno si è presentato. Questo per evitare di agire solo ed unicamente, pur con 44 voti, a suon di maggioranza. E’ l’esatto contrario quello che vogliamo fare: procedere assicurando la legalità e quindi seguendo la legge che non deve essere interpretata. Questo accadeva puntualmente. Le leggi non hanno necessità di essere interpretate. Non si parte dalla fine della storia ma dall’inizio per rappresentare lo stato di diritto. Massima disponibilità con l’opposizione a fare un confronto sull’individuare il prossimo magistrato dirigente. Con l’arrivo di Guzzetta situazione nel tribunale è peggiorata: le cose però lì dentro devono lo stesso funzionare ed andare avanti.

Michela Pelliccioni (Domani – Motus Liberi): Mi auguro che si proceda celermente in un percorso finalmente condiviso di rinascita del nostro tribunale. Un percorso mosso da interessi generali e non parziali. La partita che stiamo oggi giocando non prevede templi supplementari. E’ in gioco il nostro domani e il buonsenso è l’unico potere a cui dobbiamo permettere di guidarci.

Sds Luca Beccari: La situazione che stiamo affrontando denota senza dubbio l’esigenza di arrivare quanto prima ad una riforma organica che vada a risolvere nella sua totalità tutte le criticità che il nostro impianto ha dimostrato di avere negli ultimi anni. E’ anche vero che l’attività giudiziaria negli ultimi anni ha subito un’impennata importante. Questo tilt che si è creato nel nostro sistema giudiziario ha dimostrato ed evidenziato l’esigenza di fare riflessioni approfondite sui temi che devono essere affrontati. Nessuna delle preoccupazioni sollevate dal Commissario per i diritti umani ha trovato forma. Non siamo andati a modificare l’impianto normativa né ad intervenire sulla retroattività della legge. I nostri sforzi si dovrebbe concentrare di qui in avanti sulla predisposizione di una proposta in merito a quelli che sono gli interventi in tema di giustizia e l’individuazione di una figura di magistrato dirigente nel rispetto delle nostre procedure e delle regole per il reclutamento. Credo che siano questi i due passaggi chiave che ci porteranno fuori da questa situazione.

Filippo Tamangnini (Pdcs): Non pensiamo sempre chi parla fuori dalla voce predominante a volte è semplicemente uno che ha più sensibilità rispetto ad un argomento e vuole porre l’attenzione rispetto ad un particolare.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Il nostro primo ruolo qui dentro è quello di fare le leggi. Il primo atto che questo Consiglio ha fatto in materia di giustizia è la legge sulla interpretazione autentica. Posso dire che come Consiglio Grande e Generale abbiamo cercato di agire in maniera legittima per dirimere una situazione delicata. Il parere del professor Baldassarre: ricordiamo che è un presidente emerito della Corte Costituzionale e dubito che sposerebbe un progetto solo per una consulenza. Ricordiamoci poi da chi è stato interpellato, cioè dalla Reggenza, che non rappresenta una parte o l’altra. Baldassarre ci dice che la leggera era già chiara. La medesima legge è stata interpretata in maniera differente fino al 2017 e successivamente in un altro. Io la ritengo una legge costituzionale, ma non sono un giurista illustre, però so che quello che la legge contiene è valido e nulla mi potrà mai far cambiare idea. Il criterio del tempo indeterminato nello stesso organismo è essenziale per garantire l’indipendenza della magistratura. Per non rischiare di mettere certe persone in posizioni che potrebbero creare un forte contrasto. A San Marino si ha la preferenza interna per i bandi. C’erano uditori pronti per scalare i gradi. A cosa ci serve se quando abbiamo l’occasione di farli lavorare, non lo facciamo? Le questioni sono reali. Il clima è diventato insostenibile.

Marika Montemaggi (Libera): Da gennaio il tema della giustizia è entrato in ogni Consiglio. Quelli che all’inizio erano moniti, via via hanno preso più forza. Io l’ho percepito negli interventi ascoltati ed ho percepito il fastidio da parte degli altri colleghi di maggioranza che si meravigliano di come mai possa esserci questa presa di posizione. Sulla giustizia si è compiuto un percorso veramente violento. C’è la necessità di rivedere alcuni passaggi importanti e fondamentali che sono lì sul piatto: non si può arrivare a dire che oggi siamo disponibili a collaborare con voi. Come spesso accade si propone l’incontro all’ultimo momento. C’è un commissariamento diplomatico in cui ci si chiede chiaramente di astenerci. Qualcosa è andato storto. C’è assolutamente la necessità di ripristinare. A questo punto è chiaro che ancora una volta la maggioranza ostenta la necessità di richiamare tutti alla disciplina: ci fa poco ben sperare.

Gerardo Giovagnoli (Npr): Più che emettere dei giudizi bisognerebbe farsi delle domande e cominciare a ragionare su quello che è il modello dell’interazione tra il tribunale e il Parlamento e il modello di scelta dei magistrati che vogliamo. I problemi che abbiamo davanti dipendono dalle persone o dipendono dalle istituzioni? Dipende dal fatto che l’architettura istituzionale non è stata dietro ai cambiamenti istituzionali intercorsi negli ultimi anni? In questi mesi abbiamo visto un comportamento patologico. La scelta sul dirigente deve essere il più possibile condivisa. Dobbiamo riformare insieme l’ordinamento giudiziario e il codice di procedura penale. Spero che sia l’ultima volta in cui si affronta in questa maniera il tema della giustizia e del funzionamento del tribunale.

Sds Fabio Righi: Il quadro della giustizia è abbastanza sconfortante e avvilente. Dobbiamo avere il coraggio di affrontarlo per arrivare a delle soluzioni. L’organo che oggi dirige la giustizia è un organo misto. E’ un fatto genetico che questi argomenti arrivino in questa Aula. Potevamo ripartire semplicemente da quell’intervento che c’era stato ed eliminare gli elementi di illegittimità che si sono venuti a creare. Qui mi sembra che tutti vogliono parlare di giustizia ma poi ci si tira indietro. Che i ricorsi arrivino all’esito. Chi ce lo può dire che ci sono elementi di illegittimità? Chi meglio degli organismi del potere giudiziario avanti cui pendono quei ricorsi? Se non si trova un clima di dialogo sereno per il dialogo, il dialogo non ha soluzioni: rimane uno scontro politico.

Oscar Mina (Pdcs): Nella lettera al Segretario Beccari vengono sollevate preoccupazioni sui recenti sviluppi in materia di giustizia in merito all’accusa di indebita ingerenza da parte dell’esecutivo. La delibera che annullò l’incarico alla Pierfelici fu una decisione assunta con un ordine del giorno in aperto contrasto con le normative vigenti. Anche la stessa possibilità della nomina di un dirigente esterno, non si è rivelata adatta al superamento delle criticità esistenti. Oggi nessuno può negare che l’eredità lasciata dalla precedente Segreteria non sia gravosa. Non è la legge qualificata la radice delle ostilità. Nessuno potrebbe affermare il contrario. Oggi più che mai la riforma dell’ordinamento giudiziario deve realizzarsi secondo gli standard internazionali. Da un punto di vista politico, visto il clima, credo si debbano fare alcune riflessioni. Abbiamo sentito accuse infondate e abbiamo sentito dire che la Repubblica di San Marino è in serio pericolo.

Emanuele Santi (Rete): Con questo provvedimento si è andata a sanare una frattura, ovvero che il consiglio giudiziario plenario venisse convocato nella maniera corretta. C’è stato un gruppo che aveva piegato un Paese intero per azzerare i propri debiti e portare avanti le nefandenzze più incredibili. Questo è il dato su cui dobbiamo riflettere. Tutto nasce da questo procediamo e a tutto quello che ruota attorno a questi interessi perché qualcuno si gioca la partita della vita. Dov’erano Ciacci e Boschi quando venivano venduti gli Npl e si spingeva il pulsante per mandare via il magistrato dirigente? Erano lì. Come mai dopo due anni e mezzo il giudice incaricato non sta facendo la sentenza? Non è colpa di Rete. Mi riferisco al giudice Caprioli: si è rifiutato di fare la sentenza al processo. Di fronte ad una indagine ci vuole o una archiviazione o un rinvio a giudizio. Non possiamo più permetterci di temporeggiare. Dobbiamo restituire l’immagine di un Paese dove lo stato di diritto funziona, dove i diritti vengono rispettati e dove si può venire a fare impresa.

 

San Marino News Agency

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