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San Marino, il finanziamento porta il debito pubblico da 342 a 778 milioni

da Redazione

Ben 150 dei “nuovi” 500 milioni verranno ricercati sui mercati internazionali per la ristrutturazione dei vecchi impegni verso gli istituti sammarinesi, a partire da BCSM. Nella proiezione effettuata dal Governo, il rapporto debito/PIL passerebbe, dopo collocamento sui mercati e prestiti istituzionali, dal 30,29% del 2019 al 59,38% già a fine 2020.

 

di Daniele Bartolucci

 

Da una parte il debito pubblico, dall’altra il PIL, cioè la ricchezza che il Paese è in grado di produrre: qual è la situazione di San Marino oggi e quale potrà essere in futuro, anche in previsione di un’aumentata esposizione verso l’esterno (collocamento dei bond statali, oppure prestiti e finanziamenti istituzionali). Complice l’enfasi data a questi termini, ormai sulla bocca di tutti da mesi, è importante quindi analizzare i numeri ufficiali, dai quali emerge una situazione debitoria complessiva – con le diverse operazioni effettuate nel corso degli anni – di ben 342 milioni di euro al 31 dicembre 2019. Una situazione in continua evoluzione, non solo perché ci saranno le quote rimborsate da stornare dal totale, ma soprattutto perché nel frattempo è stato approvato l’assestamento di Bilancio in cui, come noto, è stato previsto anche un nuovo indebitamento per 500 milioni di euro, di cui 300 per i titoli di Stato da collocare sui mercati internazionali e i restanti, eventualmente, attraverso il FMI, secondo le indicazioni fornite nei giorni scorsi dal Segretario alle Finanze Marco Gatti.

 

LE ANTICIPAZIONI DI CASSA DI BCSM

 

I capitoli che compongono la situazione debitoria dello Stato sono divisi tra anticipazioni di cassa, mutui, finanziamenti ed emissioni di titoli di Stato.

Le anticipazioni di cassa a breve termine sono due e fanno entrambe riferimento a Banca Centrale: la prima è il finanziamento mediante anticipazione di cassa tramite apertura di credito per l’importo massimo di 35 milioni di euro, il cui contratto è stato sottoscritto il 15 dicembre 2017. La scadenza per rimborsare il capitale, dopo varie proroghe, è stata fissata al 31 gennaio 2020, ma nel frattempo sono state pagate le quote interessi del 2019 per 580.653,90 euro. La seconda anticipazione di cassa è invece il finanziamento autorizzato con delibera del Congresso di Stato n.21 del 5 dicembre 2018 per l’importo massimo di 20 milioni di euro, il cui contratto è stato sottoscritto il 12 dicembre 2018, la cui scadenza è stata anch’essa prorogata al 31 gennaio 2020 (i famosi 55 milioni di euro che il nuovo Governo si è trovato a dover ripagare appena insediato, ndr). La quota interessi pagata per il 2019 in questo caso è stata di 331.802.22 euro.

 

I MUTUI “INTERNI” ED “ESTERNI”

 

Il capitolo “mutui” conta al 31/12/2019 oltre 111 milioni di euro, divisi tra i 108.594.940,01 di “nazionali” e i 2.474.356,37 “esteri”, riferiti all’ormai vecchissima operazione con la Cassa Depositi e Prestiti italiana per il “Fondo dotazione I.C.S.” da 20 miliardi di lire (10.329.137,98 di euro in pratica), partita nel 1988 con una durata di 35 anni con un tasso di interesse del 9%.

Gli altri sono tutti mutui contratti in San Marino e in particolare si tratta delle seguenti operazioni. Per la nuova Strada di Fondovalle fu contratto un finanziamento di 14,5 milio di euro con “Banca Agricola Commerciale – IBS”, erogato a fine 2013 e di cui c’è un debito residuo di 7,25 milioni di euro. Per gli “interventi di rafforzamento patrimoniale del sistema bancario sammarinese ai sensi della Legge 18 luglio 2012 n.85” è stato acceso un finanziamento per 60 milioni di euro con Banca Centrale della Repubblica di San Marino, il cui debito residuo è di 32,5 milioni di euro. Altri 31,998 milioni di euro riguardano invece il “Finanziamento ai sensi degli articoli 20 e 21 Legge n.174/2013, dell’art. 7 Legge n.153/2013 modificato dall’art. 8 Legge n.146/2014 e dell’art. 20 Legge n.219/2014 sottoscritto con: Cassa di Risparmio, BSM, BAC-IBS, BSI, BCSM per subentro Asset e BSM BSI e BAC per subentro BNS (ex Banca Cis)”, il cui debito residuo è ancora di 19.198.800,00 euro. Con l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici è stato invece concordato un finanziamento, poi erogato nel 2015 come anticipazione di cassa, per 15 milioni di euro, di cui restano come debito residuo 10,5 milioni di euro.

Quindi c’è il “Piano Pluriennale di rimborso I.S.S.” per l’acquisto dall’Istituto per la Sicurezza Sociale di 35.000 titoli obbligazionari denominati “Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino 28/12/2022 TF 5%, Subordinato XLIX Emissione riservata a clienti professionali”, autorizzato dal Congresso di Stato il 29 dicembre 2017, per un controvalore di 35 milioni di euro e di cui restano da rimborsare 25.833.333,33 euro.

Della stessa partita fa parte anche l’acquisto delle azioni Carisp detenute da SUMS – autorizzato dal Congresso di Stato nel maggio del 2018 – per 3,2 milioni di euro, di cui restano da pagare 2.944.000 euro.

L’acquisto dell’immobile “Casale La Fiorina” per 7.330.941,63 euro è invece avvenuto mediante pagamento in favore della Fondazione Casale la Fiorina di una rata annuale pari ad euro 293.237,67 per 25 anni decorrente dal 2019: ne è stata pagata una sola, quindi restano da saldare 7.037.703,96 euro. L’operazione, come noto, è stata abbastanza complessa, come dimostra l’accollo dei mutui per la stessa acquisizione: si tratta di ulteriori 1.201.225,24 euro, di cui resta un debito residuo di 994.480,75 euro, e di un altro mutuo chirografario con debito residuo di 86.621,97 euro.

Altra operazione immobiliare recente è quella per l’acquisto del “fabbricato denominato WTC”, autorizzata dal Congresso di Stato il 22 luglio 2019: si tratta di un finanziamento erogato da Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino per 2,5 milioni di euro, il cui debito residuo è di 2.474.356,37 euro.

 

I TITOLI PUBBLICI EMESSI FINORA

 

I 500 (o 300) milioni di bond previsti in assestamento non sono i primi titoli di stato emessi da San Marino, che già sommano a 176.582.206,83 euro. Si tratta dell’emissione di Obbligazioni Zero Coupon (Decreto Delegato n.173/2013) per 98 milioni di euro, di cui resta un capitale da rimborsare di 92.582.206,83 euro. Quindi c’è l’emissione di titoli del debito pubblico da 40 milioni di euro per “Interventi di rafforzamento patrimoniale del sistema bancario sammarinese” (Decreto Delegato n.17/2016), che pagano un interesse annuale e sono totalmente ancora da rimborsare. Così come gli altri 10 milioni di euro in titoli di debito pubblico riferiti al “Finanziamento legge di spesa n.67/2015 per realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche” (Decreto Delegato n.55/2016), che scadranno il 31 maggio 2026. Mentre nel novembre 2029 scadranno i titoli, per 34 milioni di euro, emessi per “Interventi di rafforzamento patrimoniale del sistema bancario sammarinese” (Decreto Delegato n.153/2019).

 

QUANTO COLLOCARE E COME INVESTIRE

 

Come annunciato anche su queste pagine, il nuovo Regolamento per l’emissione dei titoli pubblici da collocare sul mercato internazionale è stato esaminato in Commissione Finanze in seduta segreta, quindi sugli aspetti tecnici non ci sono ulteriori elementi a quanto già si sapeva. Mentre, sulle cifre, il Segretario Gatti ha dato nuove indicazioni: dei possibili 500 milioni previsti, il Governo è intenzionato a rivolgersi ai mercati internazionali solo per 300 milioni, di cui 150 per ristrutturare il debito interno. “Con l’articolo 8 della Legge 7 luglio 2020 n. 113 Variazione al Bilancio di previsione dello Stato e degli Enti del Settore Pubblico Allargato per l’esercizio finanziario 2020 e modifiche alla Legge 19 novembre 2019 n. 157”, si legge nel Programma Economico per l’esercizio 2021, “è stata autorizzata l’acquisizione di risorse mediante finanziamenti nazionali o internazionali o emissione di Titoli del debito pubblico, sino ad un ammontare complessivo di euro 500 milioni. Ai sensi del comma 8 dell’articolo 8 della Legge n.113/2020, le risorse reperite saranno destinate alla parziale riconversione del debito pubblico nazionale e nello specifico al rimborso delle anticipazioni di cassa accese presso la Banca Centrale della Repubblica di San Marino ed al rimborso dei Titoli del debito pubblico di cui al Decreto Delegato 18 dicembre 2013 n. 173”. Mentre gli altri 150 milioni sono da destinare anche e soprattutto all’economia. “Tutte le politiche di bilancio e di sostegno alle imprese vengono fatte per l’appunto attraverso il bilancio pubblico”, ha spiegato Gatti a Rtv, “quindi crediti agevolati o a fondo perduto per chi fa determinati investimenti. Punteremo molto al rilancio dell’economia”.

E gli altri 200 milioni previsti? Dovessero servire, potrebbero arrivare attraverso il programma di assistenza concesso dal Fondo Monetario Internazionale. Una strada mai battuta da San Marino, che però potrebbe essere interessante proprio per quanto riguarda le riforme che il Paese deve necessariamente fare. “Vorremmo approfondire il ragionamento”, ha annunciato infatti Gatti. “Con il Fondo parleremo di riforme, di rilancio del paese, di sostegno ed equilibrio del bilancio dello Stato. Tutto questo darà alla Repubblica la possibilità, se ci sarà condivisione, di poter accedere qualora vi sia la necessità ai finanziamenti dell’FMI e quindi, perché no, a quegli ulteriori 200 milioni a fronte di un impegno su quelle riforme necessarie per il paese ma sostenibili”. “L’economia”, ha infatti commentato Gatti riferendosi anche al monito lanciato da Mario Draghi al Meeting di Rimini, “si rilancia solo se si crede nell’impresa. E’ interesse dello Stato fare sì che quella che cresce e investe sia favorita. Non siamo favorevoli a interventi a fondo perduto a chi, per primo, non crede nella propria impresa. Credo però che questi siano fenomeni marginali a San Marino”. Infine anche un accenno alle tasse, stante il recente aumento dell’imposta di bollo sui mezzi: “Non partiamo con l’obiettivo di crescere le aliquote fiscali – chiarisce Gatti – perché l’aumento delle tasse in momenti di crisi rischia di produrre effetti contrari. Noi vogliamo aumentare la base imponibile, creare quel tessuto accogliente per le imprese. Quindi: più imprese, più base imponibile, maggiori entrate per lo Stato”.

 

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