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L’influenza di Giacomo Balla nelle opere di Emilio Ambron

da Redazione

Nel Museo Pinacoteca San Francesco una serie di dipinti e sculture. Le famiglie erano amiche. Idanna Pucci: “Osservava l’estetica umana”.

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di Alessandro Carli

 

Il Museo Pinacoteca San Francesco raccoglie quadri e oggetti di arte sacra e sorge negli antichi spazi dell’omonimo convento, a pochi passi dalla Porta del Paese, all’interno della prima cinta muraria. Il Museo, inaugurato nel 1966, si articola nella sezione di arte sacra e nella pinacoteca. In mostra gli esemplari più significativi del ricco patrimonio artistico del Convento e di altre chiese francescane: dipinti su tavola e su tela, un prezioso affresco proveniente dalla attigua chiesa, arredi, suppellettili e paramenti dal XIV al XVIII secolo, a testimoniare la storia della presenza dei Conventuali e il loro ruolo nell’evoluzione dell’arte e della cultura nella Repubblica. L’esposizione è ospitata nelle logge sovrapposte che costituivano il chiostrino quattrocentesco dell’antico convento francescano. Due piccole sale annesse al Museo ospitano la raccolta dedicata all’artista Emilio Ambron, costituita da dipinti e sculture della prima metà del ‘900, donate dallo stesso autore al Convento di San Francesco. “Queste donne – scriveva Ambron nel ’39 – sembrano cariatidi staccate da un bassorilievo ellenico. Se non fossero i toni violenti della luce tropicale si potrebbe pensare alla folla di un villaggio greco dell’antichità”.

 

LA VITA E LE INFLUENZE

 

Difficile quantificare in che misura il Maestro abbia influenzato l’allievo, ma è certo che gli anni Venti – tra Roma e Cotorniano – raccontano la storia di un’amicizia tra la famiglia di Giacomo Balla (1871-1958) e quella di Emilio Ambron (1905- 1996), pittore, disegnatore e scultore italiano, allievo proprio di Giacomo Balla. Idanna Pucci lo definisce così: “Instancabile osservatore della manifestazione estetica umana, ne seguiva il movimento, l’andatura, le posizioni. Ossessivamente, fino all’ultimo, ha continuato a fermare il gesto, lo sguardo, l’attimo in moto, cogliendone l’interiore, essenziale bellezza”.

Emilio Ambron nasce a Roma nel 1905 da Aldo e Amelia. “Il padre ingegnere e uomo d’affari e la madre, pittrice – era stata allieva di Antonio Mancini-, incoraggiano Emilio fin dai primi anni di vita a sviluppare le proprie doti artistiche. Un’infanzia passata fra l’Egitto, dove il padre ha un incarico e Roma, sempre in contatto con artisti e intellettuali che frequentano casa Ambron” scrive Cristina Panigada. “Negli anni ’20 torna più volte in Egitto, dove nel ’22 ad Alessandria ha luogo la sua prima personale. Nello stesso periodo inizia a frequentare lo studio di Giacomo Balla, incoraggiato dalla madre, amica personale dell’artista, che vede nel figlio delle potenzialità artistiche che necessitano di una abile guida. Anche il padre è orgoglioso del talento artistico del figlio, ma lo convince comunque ad iscriversi a giurisprudenza. Emilio si piega al desiderio del padre, ma si iscrive contemporaneamente all’Accademia inglese di Roma e dopo la laurea si dedicherà esclusivamente all’arte. Nel 1926 si tiene la sua prima mostra italiana a Roma, presso la Società Amatori e Cultori di Roma. Nel ’27 il Duca degli Abruzzi lo invita a partecipare ad una missione artistica in Somalia. I disegni di luoghi e volti africani verranno pubblicati in vari periodici italiani e stranieri. Nel ’33 si trasferisce a Firenze, dove verrà a contatto con numerosi artisti, in particolare Baccio Maria Bacci col quale stringerà amicizia e studierà la tecnica dell’affresco, collaborando con lui a La Verna nelle Storie Francescane. Continua a viaggiare molto, visitando le capitali europee e nel 38 è a Parigi, dove il clima politico è già rovente per l’approssimarsi della guerra. Nel ’58 esegue per il Salone d’Onore del Padiglione italiano all’Esposizione Universale di Bruxelles un grande pannello. Nel 1985 dona un gruppo di disegni al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze e un altro gruppo di sue opere al Museo Pinacoteca San Francesco della Repubblica di San Marino”.

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