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“Piano Colao”, le riforme che servono anche alla Repubblica di San Marino

da Redazione

Gli interventi sistemici della task force italiana sono gli stessi proposti da tempo da ANIS. Obiettivi noti anche senza Covid-19: dalla “P.A. alleate delle imprese” alla liquidità per le aziende.

COLAO ANIS

 

di Daniele Bartolucci

 

L’Italia ha il “piano Colao”, gli Stati Uniti hanno una task force composta da alcuni dei più importanti imprenditori della Terra (Trump ha chiamato a farne parte il CEO di Apple Tim Cook, il CEO di Salesforce Marc Benioff, il CEO di Tesla / SpaceX Elon Musk, lo chef e ristoratore Thomas Keller, il CEO di Gilead Sciences Daniel O’Day, il CEO di Alphabet Sundar Pichai, il CEO di Amazon Jeff Bezos, Micky Arison di Carnival Cruises, il proprietario del casinò di Las Vegas, Phil Ruffin) e San Marino? La domanda non è banale, ma la risposta non è così negativa, perché la piccola Repubblica, Covid-19 a parte, sa benissimo e da tempo cosa le serve per tornare in corsa.

“Un’Italia più forte, resiliente ed equa”. Questo l’obiettivo finale del progetto-manifesto ideato dalla task force per l’emergenza guidata dell’ex manager di Vodafone Vittorio Colao, chiamato dal premier Giuseppe Conte a formalizzare un piano di iniziative per il rilancio 2020-2022. E dopo meno di due mesi dall’incarico, il “piano Colao” è finalmente arrivato: 121 pagine suddivise in 6 capitoli per altrettante macroaree di intervento, ovvero Imprese e Lavoro, Infrastrutture e Ambiente, Turismo, Arte e Cultura, P.A., Istruzione, Ricerca e Competenze, Individui e Famiglie. Dentro, ci sono tutte le piccole e grandi riforme che l’Italia necessita per ripartire: dal codice etico dello smart working e l’accesso alla liquidità per le imprese in crisi, fino alla modernizzazione della scuola e della PA, passando per il sostegno alle startup, all’export e al settore del turismo. Molte di queste soluzioni, in verità, sono gli interventi che servivano anche prima dell’emergenza sanitaria, per questo motivo il parallelo con San Marino risulta evidente. Come evidente appare anche graficamente la similitudine tra il sistema disegnato da Colao (a forma di atomo) e la visione sistemica ideata da ANIS in un documento programmatico votato allo sviluppo sostenibile dell’economia sammarinese, a cui devono concorrere la parte privata (imprese e cittadini), ma anche quella pubblica (ANIS chiama “volano per l’economia” la P.A., Colao “alleata di cittadini e imprese”), per sostenere tutto il welfare state (sanità, scuola, servizi pubblici ecc).

 

UNA STRATEGIA PER IL RILANCIO DEL PAESE


Il piano Colao è nei fatti la strategia per il rilancio dell’Italia che combina temi sociali, ambientali ed economici. Il primo capitolo è dedicato a Imprese e Lavoro, definiti “il motore dell’economia”, e si focalizza sull’occupazione e la ripartenza delle imprese, entrambe messe a rischio dall’epidemia. In pratica le stesse esigenze di San Marino, così come per il capitolo Infrastrutture e Ambiente, dove si spinge sulla realizzazione di infrastrutture strategiche (telecomunicazioni, energia, salvaguardia ambiente, trasporto e logistica). Interessante il passaggio sulla burocrazia, in questo caso: semplificazione PA (vietare documenti specifici se già vale l’autocertificazione, introdurre la formazione telematica del documento che provi la formazione del silenzio-assenso…); semplificazione delle procedure per l’autorizzazione di progetti di investimenti in settori come autostrade, idroelettrico, geotermico. Sono interventi (e linee guida) che da tempo si ascoltano anche in Repubblica.

 

ATTIRARE INVESTIMENTI DALL’ESTERO

 

Altra similitudine con San Marino è la necessità di attirare investitori dall’esterno. Il Piano Colao fa esplicito riferimento al “re-shoring”, ovvero “incentivare il re-insediamento in Italia di attività ad alto valore aggiunto e/o produttive”, ad esempio “tramite decontribuzione dei relativi lavoratori, incentivi agli investimenti produttivi, maggiorazione ai fini fiscali del valore ammortizzabile delle attività rimpatriate”. In pratica, questo “rientro di linee di produzione di fascia alta” – anche con “la crescita di distretti produttivi ad alta specializzazione” – avrebbe come beneficio quello di contribuire “in modo significativo all’accrescimento del gettito erariale e all’incremento del prodotto interno lordo, generando altresì un impatto positivo in termini di occupazione”.

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