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Dall’accordo di associazione all’avvio del percorso di adesione all’Unione Europea

da Redazione

SAN MARINO – Il Psd accelera sull’Europa e fa bene. Già Gerardo Giovagnoli in Consiglio durante il dibattito per la legge di variazione al bilancio dello Stato aveva con decisione indicato la via europea come quella in grado di traghettare San Marino fuori dalla grave crisi economica determinata dalla pandemia. Una crisi che generando una riduzione del Pil del 12 %, rende più grave quella provocata, a partire dal 2008, dal sistema bancario che ha bruciato risorse per circa il 28%. Gli effetti si ripercuotono sulle famiglie, in particolare quelle meno abbienti, numerose delle quali si trovano costrette a ricorrere ai sussidi e sul bilancio dello Stato che, per evitare i fallimenti delle banche, si è indebitato per circa 280 milioni di euro, ha dovuto riconoscere crediti di imposta per una cifra altrettanto grande ed è costretto per il prossimo futuro ad intervenire nel ripianamento delle perdite patrimoniali di due istituti bancari divenuti ormai pubblici: in totale gli impegni per le crisi bancarie ammontano a circa 1 miliardo di euro. Dopo il Coronavirus anche molte imprese sono in difficoltà in particolare quelle più piccole che formano l’ossatura dell’economia sammarinese e garantivano reddito a tantissime famiglie. Così come per altri Paesi, ma soprattutto per quelli più colpiti come l’Italia o la Spagna, San Marino ha bisogno assoluto di una forte iniezione di liquidità per non tracollare e sostenere la ripresa. Tante le priorità: proteggere il reddito delle famiglie e sostenere i consumi, finanziare a fondo perduto le imprese e i singoli imprenditori, intervenire con un piano importante di opere pubbliche e di incentivi agli investimenti nella ristrutturazione degli immobili per riavviare il comparto edile, garantire le risorse necessarie allo Stato per difendere la scuola e la sanità pubbliche, programmare politiche di promozione dell’economia, della cultura e del turismo con interventi efficaci. Per tutto questo occorre un piano strategico e coordinato di investimenti che solo facendo debito sarà possibile realizzare, ma un debito che sia però sostenibile e programmato. Ciò richiede che il bilancio dello Stato venga riportato in pareggio e che gli elementi che gravano sui conti pubblici (bilancio degli enti autonomi, delle partecipate e ripianamento dei fondi) trovino loro autonome ed efficaci soluzioni di riequilibrio. Alla fine, comunque, anche se si riusciranno a trovare tali risorse, i problemi non saranno ancora finiti: resta infatti quello ingente della liquidità del sistema bancario e della sua scarsa capitalizzazione.

Questo problema, così come quello del finanziamento del debito, possono essere affrontati solo attraverso l’Europa, facendo interagire le banche sammarinesi al più articolato circuito delle banche europee sostenute dalla Banca Centrale Europea. San Marino deve ritrovare uno status che solo l’Europa può garantire: la stabilità (politica, sociale e economica).

Oggi l’Europa che sta uscendo dalla pandemia è molto diversa da quella in cui erano prevalenti le logiche della finanza. Superate le norme che obbligavano gli Stati a non generare deficit, le forti iniezioni di capitali della BCE e i finanziamenti a fondo perduto, consentono di sostenere politiche sociali e di rilancio dell’economia a partire dalle categorie più deboli. La nuova Europa che sta nascendo assomiglia molto a quella degli inizi quando i valori della pace e della giustizia sociali erano prevalenti, ma in più ha oggi robuste capacità economiche. Se nel dopoguerra non c’era altra soluzione per gli Stati che beneficiare ad occidente del piano Marshall e ad oriente dei piani quinquennali dell’Urss, oggi l’Europa ha la possibilità oggettiva di sostenere lo sviluppo degli Stati ad essa associati.

Se per San Marino, la via dell’accordo di associazione intrapreso ha consentito di sondare la disponibilità della Commissione a tutelare alcune peculiarità dei piccoli Stati (tali risultati vanno ovviamente messi a frutto), ora però non è più possibile attendere, occorre puntare al cuore del problema.

La lunga e complicata strada dell’accordo di associazione deve trasformarsi in richiesta di adesione affinché da subito San Marino possa sapere quali saranno i doveri, ma anche i diritti che potranno essere acquisiti. Non è più possibile che la Repubblica resti nell’incertezza di un limbo fatto da regole che sarà obbligatorio accettare e da diritti acquisibili solo per negoziato. Per programmare il futuro occorre partire da un quadro di certezze che solo l’avvio del percorso di adesione all’Unione Europea è in grado di rendere chiaro.

 

Giuseppe Morganti (SSD/Libera)

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