Il Commissario Arlotti sui rientri al lavoro: “Sono una risorsa, non un problema. Effettuiamo anche i test sierologici ed eventuale tampone su chi termina la quarantena”.
di Daniele Bartolucci
La graduale riapertura delle attività economiche, oltre a portare ossigeno all’economia, si accompagna anche al rientro al lavoro di migliaia di sammarinesi e frontalieri nelle aziende della Repubblica. Tra loro, in base alle statistiche, ci sono ovviamente diverse persone che sono guarite dal Covid-19 o che sono uscite dalla quarantena domiciliare. In entrambi i casi, la normativa prevede la loro assenza per malattia dal lavoro e tale periodo viene puntualmente certificato dai medici curanti. Abbiamo chiesto, dunque, al Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, l’infettivologo Dr. Massimo Arlotti (in foto, Ph Simone Fiorani), quali siano le procedure per questi “rientri” particolari.
Commissario, in queste settimane diverse persone guarite o uscite dalla quarantena stanno rientrando al lavoro. Tecnicamente, quando avviene la fine del periodo di malattia?
“San Marino utilizza la stessa classificazione internazionale come indicata dall’OMS e seguita dall’Italia: la fine del periodo di malattia per le persone risultate positive, è la guarigione. Una persona contagiata viene dichiarata guarita quando non lamenta più sintomi di malattia e presenta due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore uno dall’altro”.
Quali garanzie ci sono per queste persone e per i loro colleghi di lavoro?
“Le garanzie sono che le persone che si negativizzano e quindi guariscono, sono una risorsa in un ambiente di lavoro e non un problema”.
Per i frontalieri: l’Italia in particolare, segue gli stessi protocolli sanitari per la malattia e la quarantena?
“San Marino segue gli stessi protocolli dell’Italia per la dichiarazione di fine malattia, cioè i due tamponi negativi. Inoltre effettua i controlli a chi termina la quarantena: una procedura che effettua solo San Marino, con test sierologico per la ricerca degli anticorpi ed eventuale conferma con tampone a tutti coloro che terminano la quarantena”.
A tal proposito, l’ISS ha iniziato ad effettuare i test sierologici anche sui dipendenti delle aziende private: in aggiunta a quelli già effettuati sulle quarantene e ai tamponi sui positivi, quale percentuale della popolazione potrebbe essere “testata” a questo ritmo?
“Abbiamo dato la priorità al lavoro e soprattutto dove ci sono grandi concentrazione di persone, quindi alle industrie e alla Pubblica Amministrazione. Lo screening ai lavoratori, viene effettuato a San Marino su tutti, anche sui frontalieri, e questa è una garanzia in più per riuscire a ridurre il rischio di contagio nei luoghi di lavoro. È difficile riuscire a dire quanto occorrerà per testare la popolazione. Ma ritengo che l’obiettivo sia quello di testare la quasi totalità della popolazione residente di San Marino e la totalità dei lavoratori, anche frontalieri, che accedono alle strutture lavorative della Repubblica. Le persone, tengo a precisare, devono stare tranquille e non devono agitarsi e neanche ricercare compulsivamante di effettuare esami presso strutture private. Esami che non sarebbero poi supportati dalla possibilità di conferma con test molecolari (tamponi). Il rischio infatti, sarebbe quello di avere dei test sierologici a cui non si riuscirebbe a dare una interpretazione chiara”.
Nel caso di famiglie in cui un componente sia ancora positivo, mentre l’altro coniuge sia guarito, il familiare guarito può tornare al lavoro?
“Certamente”.
Per conclude cosa si sente di dire a imprenditori e lavoratori?
“Che la prevenzione sta nei comportamenti e nell’applicazione delle regole, a partire dal distanziamento e poi dall’uso dei dispositivi di protezione. La riduzione del rischio quindi fa leva sulla responsabilità dei datori di lavoro e dei lavoratori stessi”.