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San Marino, le imprese trovano opportunità nei problemi

da Redazione

Non solo ribassi: oltre alla sanità volano e-commerce, social e tv. Covid19 e impatto sulle imprese: l’analisi di Elia Bianchi della classe IV B.

Elia Bianchi IV Econ

 

di Elia Bianchi

 

Dalla sottovalutazione del virus al contagio dei propri vicini, dalla chiusura delle scuole “troppo preventiva” agli arresti domiciliari generali, dalla speranza che l’emergenza durasse poco, alla stravolgente velocità della trasmissione in Spagna, USA e al rischio di una seconda ondata in Cina.

Questo è il coronavirus: un seminatore di morte di cui l’unica certezza è che sconfiggerlo sarà una sfida ardua, nonostante dalla prima settimana di febbraio la ricerca sia aumentata del 260% a livello globale.

Gli effetti della pandemia hanno inevitabilmente destabilizzato l’economia. Il 96% delle aziende, su un campione di 301 imprese italiane di diversi settori e dimensioni, con presenza nazionale e internazionale, ha infatti dichiarato di aver subito un forte impatto negativo. Metà di esse ha rivelato di dover fronteggiare un calo della domanda superiore al 10%. Per coprirlo sono costrette a tagliare degli investimenti, prevalentemente nella pubblicità online o in altre attività di marketing. Questa serie di reazioni, stando alle teorie di John Maynard Keynes, potrebbe essere molto dannosa per il sistema economico mondiale e dar vita ad una vera e propria recessione. Eppure, ogni impresa che si rispetti non conosce muri ed è guidata da un imprenditore che fa sempre il possibile per scovare in ogni problema un’opportunità, o perlomeno per limitare i danni. Lo raccontano, per l’ennesima volta, i dati: quasi nove aziende su dieci hanno adottato il metodo dello smart working, permettendo ai propri dipendenti, o solo a chi di essi ricopre funzioni rilevanti e svolgibili dal proprio domicilio, di lavorare da casa tramite un computer ed una connessione internet. La maggior parte di esse ha sede all’estero, tra quelle originarie del bel paese solo tre su cinque stanno utilizzando lo smartworking.

Mentre le piccole imprese e quelle che non fruiscono degli spazi in rete si ritrovano seriamente ostacolate dalle restrizioni causate dall’emergenza, le “big” non si fermano: Ermanno Scervino fa lavorare le proprie sarte da casa alla fabbricazione di mascherine, Ferrari produce respiratori; Davines ha messo da parte la produzione di shampoo rimpiazzandola con quella del gel igienizzante; Bulgari è passata ai disinfettanti; Assodistil garantisce forniture di alcol; Montone sta fabbricando 80 000 camici e 110 000 mascherine e anche Giorgio Armani e Calzedonia hanno iniziato ad utilizzare i propri stabilimenti per confezionare camici.

L’emergenza generale, però, non sta soltanto affliggendo, perché ci sono casi eccezionali di strutture che ne stanno traendo un enorme vantaggio, come: chi produce materiale per i servizi ospedalieri, o socialnetwork e la televisione. Infatti l’audience, sia online che nel palinsesto televisivo, ha subito un incremento esponenziale in seguito al lockdown.

Il caso più eclatante è quello di Netflix, che fino a pochi mesi fa tremava di fronte all’incertezza del futuro, a causa dell’entrata in scena nel mercato di film e serie tv di colossi come Amazon e Disney: grazie alla situazione attuale intrattiene ogni giorno 170 milioni di abbonati, garantendosi anche un ritorno sugli investimenti abnormi in nuove produzioni che nel 2019 hanno assorbito oltre 15 miliardi di dollari.

Un’altra categoria di lavoratori, divisa a metà tra chi trova il modo di sopravvivere e chi vede la propria economia vicina alla fine del Titanic, è quella degli influencer. Chi di essi basa la propria attività mediatica su, ad esempio, i videogiochi si trova sulla cresta dell’onda, invece coloro che registravano entrate grazie ad eventi, fiere, collaborazioni con aziende o grazie a qualunque altro fatto irrealizzabile dal proprio domicilio, fatica. Alcuni, di questa seconda categoria, hanno trovato un’alternativa: come Luca Salvadori, che in assenza di gare di auto e moto trasmette in diretta ogni giorno alcune competizioni su un simulatore.

Invece il fotografo Dorian Pellumbi si è dovuto arrangiare, realizzando un pacchetto di filtri da scaricare a pagamento, il quale permette di emulare il suo stile.

Dunque, di fronte all’imprevisto Covid-19, la peculiarità che accomuna ogni azienda e freelancer è quella di sperare nel ritorno alla normalità, seppur essa sarà differente rispetto a quella di prima. Il motivo è ovviamente che gli operatori economici hanno il bisogno di svolgere la propria attività conseguendo dei profitti, e per quanto possano adattarsi agli imprevisti, se la domanda di beni e servizi sarà troppo bassa, non riusciranno ad andare avanti. Non a caso gli imprenditori valutano di coprire le perdite in una realtà stabilizzata.

Una speranza per il futuro è che aumentino certe consapevolezze, perché come diceva la scrittrice Mary Renault “C’è un solo tipo di shock peggiore rispetto all’imprevisto: il previsto per il quale ci si è rifiutati di prepararsi”.

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