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Covid-19, San Marino Salumi: “Commercio estero fermo, internamente va meglio”

da Redazione

L’impatto del Covid-19 sulla società è stato devastante. Non da meno sono stati i risvolti economici sulle imprese che operano in Repubblica.

San Marino Salumi

 

di Alessandro Carli

 

L’impatto del Covid-19 sulla società è stato devastante. Non da meno sono stati i risvolti economici sulle imprese che operano in Repubblica. Iniziamo da questa settimana un percorso tra alcune aziende produttive del territorio per capire in che modo la pandemia li ha colpiti.

A partire da San Marino Salumi, realtà che produce prosciutti cotti di altissima qualità e che si avvale delle più moderne tecnologie presenti sul mercato e di macchinari innovativi realizzati “ad hoc”. San Marino Salumi è in possesso dell’abilitazione all’esportazione.

“La parte commerciale verso l’estero si è semifermata: gli Stati Uniti d’America, così come l’Europa, non hanno ordini o quasi: ne abbiamo consegnato uno in circa due mesi. La Russia invece sta ritirando proprio in questo periodo la merce che aveva ordinato” esordisce Mauro Mordini. “L’Italia e la Repubblica di San Marino invece tengono: i numeri sono più o meno costanti – prosegue -. Con i ristoranti, le pizzerie e i bar siamo ‘in sofferenza’ in quanto sono chiusi. Con il commercio al dettaglio e con i supermercati invece riusciamo a lavorare”.

San Marino Salumi ha sentito gli effetti del Coronavirus. “Il fatturato è in calo perché ci manca l’estero – che ‘pesa’ per circa il 25% sul totale – ma al momento è ancora contenuto. È tutto molto fermo, sia in UE che in USA. Lì il Covid-19 e le restrizioni sono scattate un paio di settimane dopo rispetto a San Marino e all’Italia e quindi il problema si allunga”.

Nel periodo che ha preceduto la Pasqua “abbiamo registrato un incremento delle vendite, poi è seguito un rallentamento fisiologico. Aprile e maggio comunque, rispetto al 2019, sono in contrazione”.

Covid-19 che ha avuto ricadute anche sul personale dell’azienda. “Ad oggi – conclude Mauro Mordini – in produzione lavorano il 100% dei dipendenti, negli uffici invece il 50%”.

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