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Editoriale: San Marino, un prestito che passa per l’Italia

da Redazione

Ovviamente vige il massimo riserbo su come poi, operativamente e diplomaticamente, si possa raggiungere un risultato, ma non è difficile capire quale strada si stia seguendo. E’ quella che porta a Roma.

 

di Daniele Bartolucci

 

San Marino ha un’urgenza che spaventa più del coronavirus e che, anzi, proprio l’emergenza sanitaria ha messo ancora più in luce. Si chiama crisi di liquidità e i suoi sintomi si sono manifestati ormai anni fa, prima in modo lieve poi, visto che nessuno si degnava di curare il “paziente”, via via sempre più evidenti. Non è il momento di rivedere quelle diagnosi o di spulciare tra i nomi dei dottori che le hanno scritte, perché non c’è tempo. Servono “cure” e servono subito. L’emergenza coronavirus, se non altro, ha accelerato il processo di consapevolezza nel Paese e anche il Governo ora ne parla apertamente. Ovviamente vige il massimo riserbo su come poi, operativamente e diplomaticamente, si possa raggiungere un risultato, ma non è difficile capire quale strada si stia seguendo. E’ quella che porta a Roma. Poi che ci si fermi lì o si torni indietro, risalendo fino a Bruxelles non cambia molto. Tutte le strade portano a Roma, oggi più che mai. E l’Italia farebbe bene ad ascoltare l’amica Repubblica di San Marino, perché lo sforzo sarebbe comunque minimo, se paragonato alle cifre in ballo per fronteggiare la crisi economica provocata dal coronavirus; perché San Marino, che accolse i 100mila sfollati durante la seconda guerra mondiale, oggi ospita e dà lavoro a migliaia di italiani; perché all’Italia farebbe comodo un amico in più nei consessi internazionali, soprattutto in vista del probabile riassestamento geopolitico dell’Unione Europea. Ma anche a San Marino farebbe comodo accordarsi con l’Italia, invece che con altri Paesi e organismi sovranazionali. Ma occorre fare presto, molto presto.

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