Home FixingFixing Il dialogo tra Galileo Galilei, Marcel Duchamp e i sette nani

Il dialogo tra Galileo Galilei, Marcel Duchamp e i sette nani

da Redazione

Tra le opere alla Galleria Nazionale San Marino anche una di Enzo Mari. L’installazione è allestita come un palco e “mette in scena” arte e scienza.

ENZO-MARI

 

“Dialogo tra Fidia, Galileo, Duchamp, i sette Nani, l’Idiota” è una delle più sorprendenti e rilevanti opere della collezione della Galleria Nazionale, realizzata dal celebre designer e accademico italiano Enzo Mari per la Biennale di Venezia del 1986, poi acquisita nel 1988 a seguito di una mostra personale presso la storica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Marino.

L’installazione, allestita su un palco, come un’opera teatrale, mette in scena un dialogo impossibile tra arte e scienze in cui cinque protagonisti provano a confrontarsi tra di loro.

Il primo di questi personaggi, partendo da sinistra, è Fidia rappresentato da un particolare del frontone orientale del Partenone; il secondo, che parla in nome della scienza è Galileo (rappresentato da calcoli manoscritti); il terzo a perorare la causa dell’arte concettuale è Duchamp (il rifermento è al celebre orinatoio – ready made); vi sono poi i sette nani rappresentanti della cultura di massa (sono infatti nanetti industriali di cemento, che si autorappresentano senza idee), infine c’è l’Idiota che dà voce alla cultura comunista (rappresentata da una bandiera rossa simbolo del comunismo ma spaccata su di un tronco di legno).

Chiarisce il senso più profondo dell’opera Maurizio Calvesi, che invita Mari alla Biennale del 1986 e scrive: “C’è nostalgia per Fidia, che per conciliare l’oggettivo e il sacro, toccando l’assoluto nella “rappresentazione. C’è rispetto e ammirazione per Galileo, che ha compiuto la dolorosa operazione di separare l’oggettivo dal sacro, disperdendo l’artificio illusorio della rappresentazione. Duchamp perpetra l’inevitabile catastrofe storica, negando in sostanza, sia l’oggettività, sia il sacro, sia la rappresentazione. Noi siamo i Sette Nani innamorati di Biancaneve (l’arte?) come del miraggio di una rappresentazione ormai inutile, al cui centro poniamo narcisisticamente noi stessi. L’idiota, con il suo tragico buon senso che coglie la questione, auspica il ritorno dell’assoluto al di là della rappresentazione, nella forza di una nuova idea di Natura – Dio”.

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