“Le passività fiscali complessive, compresi gli impegni nei confronti del sistema bancario e dei fondi pensione, sono stimate all’86% del PIL. Senza un cambiamento potrebbero aumentare ancora”.
di Daniele Bartolucci
Da una parte i problemi da risolvere, dal debito pubblico – che anche se non eccessivo rispetto ad altri Paesi, potrebbe comunque diventare insostenibile per San Marino – al settore bancario (NPL, poca liquidità e poca redditività), dall’altra il rilancio economico, che servirebbe a sostenere l’impegno e i sacrifici necessari a mettere in sicurezza il sistema.
La fotografia del Fondo Monetario Internazionale è nitida, con tanto di indicazioni di dove intervenire. Da decidere il “come” intervenire e soprattutto la tempistica: molto dipenderà dal confronto che il Governo vuole far partire con il Paese.
“L’ECONOMIA DECELERA, SERVONO LE RIFORME”
“Anche se i dati non sono completi”, ha spiegato il Capodelegazione del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale Nir Klein, “prevediamo che l’economia di San Marino abbia subito una decelerazione nel 2019, rispetto al +1,7% del 2018. Questo è dovuto a una serie di fattori interni ed esterni: è vero che l’export è aumentato, ma l’import e la domanda interna sono diminuiti, così come l’indice MI, a questo si aggiunga il contesto esterno, in particolare l’Italia, per ipotizzare che ci sarà una decelarazione, come detto”.
L’altro problema è “l’assenza di una chiara strategia per riparare il sistema bancario e far fronte ai rischi fiscali”, ovviamente.
Per questo il FMI rimarca nella sua relazione conclusiva, che “è urgentemente necessario un piano di stabilizzazione completo e credibile. Spostare l’economia verso un percorso di crescita più elevata richiede l’implementazione di una strategia coerente e credibile, che ripristini la redditività del sistema bancario, garantisca la sostenibilità fiscale e rimuova i restanti ostacoli alla crescita”.
“RISTRUTTURARE LE BANCHE PROFONDAMENTE”
“Gli elevati rischi macrofinanziari richiedono un’azione immediata”, avverte il FMI, dopo aver spiegato come “le debolezze del settore bancario continuano a presentare rischi di stabilità e ostacolano la ripresa economica. Significativi deflussi di depositi e una debole gestione del rischio hanno lasciato il sistema bancario con poca liquidità, scarsa qualità degli attivi e considerevoli esigenze di ricapitalizzazione. Tutti questi fattori”, si legge nella relazione, “hanno contribuito a molteplici fallimenti bancari negli ultimi dieci anni e all’eccessivo accumulo di passività fiscali, che hanno eroso le riserve di liquidità del governo e minato la sostenibilità del debito pubblico”. Inoltre, “le deboli posizioni di capitale e liquidità delle banche continuano a limitare la loro capacità di fornire credito, pesando così sull’attività economica”. Per questo “il rafforzamento delle posizioni patrimoniali e di liquidità del sistema bancario è fondamentale per migliorare la sua resilienza agli shock e migliorare la fiducia”. In tal senso, “la Banca centrale di San Marino (BCSM) ha adottato importanti misure per rafforzare il controllo regolamentare e aumentare le sue riserve, ma sono necessari ulteriori sforzi”. In particolare: affrontare le esigenze di capitale, aumentare e migliorare la liquidità del sistema e, soprattutto, ha ammonito Klein, “è necessaria una profonda ristrutturazione per aumentare l’efficienza delle banche e ripristinarne la redditività”. E’ chiaro che per dare forza a questi obiettivi servano risorse, e non pesi enormi come gli NPL, “il cui livello è tra i più elevati al mondo”, ha ricordato lo stesso Klein nella conferenza stampa finale a Palazzo Begni. Ma “l’accelerazione della risoluzione degli NPL sosterrebbe anche questi sforzi. Una rapida risoluzione”, infatti, “ridurrebbe l’onere per le banche e, a medio termine, libererebbe risorse per nuovi prestiti. La BCSM dovrebbe intensificare gli sforzi in atto per stabilire rigidi requisiti di vigilanza sull’adeguatezza dell’accantonamento per perdite su crediti, la tempestività delle cancellazioni e lo sviluppo di strategie di riduzione degli NPL”. Ma “anche accelerare le procedure di insolvenza e di esecuzione è una priorità”. Klein non ha scartato l’ipotesi di un veicolo pubblico per la gestione degli NPL, “come avviene in diversi Paesi”, ma ha messo in guardia i due Segretari di Stato presenti, Beccari e Gatti (e indirettamente tutto il Governo), dai “potenziali rischi per le finanze pubbliche e per le bancarie” che questa operazione nasconde. Meglio, per il FMI, agire sui bilanci delle banche: “La qualità delle attività delle banche dovrebbe essere rivalutata attraverso un nuovo esercizio prudente e le carenze di capitale dovrebbero essere prontamente risolte, a seguito di un riconoscimento iniziale delle perdite”. A tal proposito, “le leggi che consentono alle banche di estinguere le perdite nel tempo dovrebbero essere abrogate”. Inoltre, “BCSM dovrebbe intervenire rapidamente sulle banche sottocapitalizzate che non riescono a raccogliere capitali, mentre il sostegno statale”, che quindi non viene escluso a priori, “dovrebbe essere fornito solo a banche di importanza sistemica e redditizie, a seguito della condivisione degli oneri”. Se è vero che “l’attrazione della partecipazione della proprietà bancaria da parte di rinomati gruppi bancari e la vendita di crediti deteriorati (NPL) e portafogli immobiliari delle banche sosterrebbero la liquidità nel sistema”, per il FMI resta fondamentale “una profonda ristrutturazione per aumentare l’efficienza delle banche e ripristinarne la redditività. Ridurre gli alti costi operativi delle banche, anche razionalizzando la rete di filiali sovradimensionate e il livello del personale, migliorerebbe la loro redditività. È inoltre necessario aumentare la quota di attività generatrici di reddito, anche attraverso una conversione dei crediti d’imposta del sistema bancario in titoli di Stato”.
“IL BILANCIO DELLO STATO SIA SOSTENIBILE”
L’altro grande problema, come detto, sono i conti pubblici. Se non si interverrà, infatti, “il disavanzo fiscale è destinato ad ampliarsi in modo significativo e ad aumentare ulteriormente il livello già insostenibile di passività fiscali”. Senza considerare il debito pubblico, già stimato ufficialmente al 32% del PIL, a cui gli esperti del FMI, però, aggiungono tutti gli altri “gli impegni finanziari del Governo”, ovvero “rimborsare i depositi dei fondi pensione nella fallita Banca CIS, insieme ai trasferimenti previsti alla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino e alla scadenza delle misure una tantum”. In pratica, “le passività fiscali complessive, che comprendono gli impegni statali nei confronti del sistema bancario e dei fondi pensione, sono stimati a un livello insostenibile dell’86% del PIL e dovrebbero aumentare ulteriormente, presentando rischi significativi di finanziamento, data l’attuale mancanza di accesso al mercato e alle limitate fonti di finanziamento interne”. Per questo, “il ripristino della sostenibilità fiscale rimane una priorità fondamentale”.
“UNA STRATEGIA GLOBALE SU ENTRATE E SPESA”
“San Marino deve intraprendere un percorso di un ambizioso consolidamento fiscale che, insieme a limitati contributi del settore pubblico alla ricapitalizzazione delle banche, porrà il debito pubblico su una traiettoria discendente e sostenibile”. Ciò richiede “l’adozione di una strategia di bilancio globale basata su misure sia di entrate che di spesa”, ha avvertito Klein.
Sulla fiscalità, “la sostituzione della tassa di importazione (monofase) con l’IVA è fondamentale per aumentare la riscossione delle entrate, a condizione che l’IVA sia progettata con esenzioni limitate e aliquote sufficientemente elevate e sia attuata in un calendario coerente con la capacità dell’amministrazione fiscale. Razionalizzare le esenzioni fiscali”, spiegano dal FMI, “potrebbe aiutare ulteriormente gli sforzi generatori di entrate”. Sul fronte delle spese, invece, è evidente che “l’insostenibile sistema pensionistico sta esaurendo le risorse di bilancio e richiede urgenti riforme, soprattutto considerando le pressioni demografiche previste. Effettuare revisioni della spesa tra le unità del settore pubblico e una migliore individuazione dei benefici sociali potrebbe consentire ulteriori risparmi”. Poi c’è la questione debito pubblico: “Stabilire l’accesso a finanziamenti esterni e diversificare le opzioni di finanziamento”, spiegano dal FMI riguardo l’ipotesi di convertire il debito da interno a esterno, “può alleviare i vincoli di liquidità nazionali. Per ridurre i rischi fiscali, la strategia del governo volta ad ampliare le fonti di finanziamento dovrebbe tenere conto delle considerazioni sulla sostenibilità del debito ed essere accompagnata dallo sviluppo della capacità di gestione del debito e della liquidità e da un ampio piano fiscale”.
COMPETITIVITÀ: LAVORO E BUROCRAZIA
“Le riforme strutturali”, sono convinti al FMI, “rafforzerebbero la competitività esterna e migliorerebbero le prospettive di crescita”. Tra le “aree prioritarie” c’è il mercato del lavoro, che “è stato parzialmente liberalizzato, ma permangono distorsioni persistenti”. Per esempio occorre “snellire ulteriormente il processo di assunzione, anche dei non residenti, e rivisitare il salario supplementare per licenziamenti temporanei, razionalizzare i benefici sociali e affrontare le carenze di competenze attraverso programmi di formazione professionale”. Ma è il “clima” imprenditoriale che interessa al FMI, e migliorarlo porterebbe benefici importanti: “La recente semplificazione delle procedure, incluso il progresso dell’informatizzazione e l’istituzione dell’autocertificazione, sono passi nella giusta direzione”, ma occorre facilitare ancora di più chi fa impresa, seguendo le indicazioni del Doing Business, quindi “miglioramenti nelle aree di avvio di un’attività e ottenimento di permessi di costruzione, ma anche un’accelerazione dell’esecuzione dei contratti”: tutte migliorie che “potrebbero contribuire ad attrarre investimenti esteri e aumentare la produttività”. Ma non basta, perché San Marino deve puntare a una maggiore integrazione economica: “La conclusione dell’accordo di associazione UE aumenterebbe l’integrazione economica e amplierebbe l’accesso al mercato semplificando le procedure per le imprese esportatrici nazionali. Colmare le lacune infrastrutturali, in particolare nelle telecomunicazioni e nei trasporti, consentirebbe l’espansione in settori ad alto valore aggiunto”.