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Visto per voi al teatro Galli di Rimini: “Malatesta” di Gianluca Reggiani

da Redazione

Penalizzato da un’eccessiva lunghezza e dal luogo scelto per la replica, lo spettacolo conferma la qualità della storia raccontata.

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di Alessandro Carli

 

RIMINI – Il re è nudo perché il teatro è nudo. Penalizzato da un’eccessiva lunghezza (due ore senza intervallo) e dal luogo scelto per la rappresentazione (l’imponente e bellissimo teatro Amintore Galli di Rimini, spogliato di ogni struttura), Malatesta, sul palco il 7 febbraio dopo i tre fortunati “cicli” di repliche ospitate al Castel Sismondo, ha confermato la qualità della storia raccontata – il testo teatrale di Henry de Montherlant, riscritto e adattato da Davide Brullo (Pangea), si muove attorno alla figura di Sigismondo Pandolfo Malatesta (un convincente Gianluca Reggiani, sua anche la regia), qui incontrato già 50enne – ma anche i limiti (messi comunque in preventivo dalla compagnia) nel portare uno spettacolo pensato per un ambiente unico (Castel Sismondo) e itinerante. Se lì gli spettatori si muovevano lungo le sette stanze e quindi “incontravano” le singole scene, qui l’azione si dimostra forse troppo statica, complice la spazialità profonda e verticale del Galli, che sin dal primo “quadro” inghiotte la messa in scena.

Le azioni, introdotte e intervallate da un tappeto sonoro che oscilla tra la musica house e la discomusic revival, hanno punteggiature e lampi visivi interessanti (belle le scarpe All Star indossate da Camerino, una genialata degna di Sofia Coppola o Quentin Tarantino) ma anche frizioni stridenti: se al Castello lo spettacolo risultava in qualche modo “verosimile” – l’edificio, parte vibrante dello spettacolo, gli ha donato quell’effetto di realtà rappresentata – al Galli emerge più l’arte della recitazione.

Il testo, innervato di pathos scespiriano, si muove attorno al Principe e a sua moglie Isotta (una Mara Di Maio ben aderente al personaggio): vuole far fuori Papa Paolo II (un eccellente Mirco Gennari), reo di voler portare a Rimini le sue truppe per fronteggiare i veneziani. L’astio per il Padre della Chiesa è feroce: il Papa – dice Malatesta – è “un demente. Se lo si uccide si fa un favore a Dio”. Pedofilo, sicario, vizioso, amante delle donne, spietato, voltagabbana: Sismondo (che regala anche battute al fulmicotone come “muore solo chi pensa di morire”) è un grande eroe teatrale e come i grandi personaggi creati per la scena, non muore per malattia ma per avvelenamento.

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