In Aula è di nuovo scontro, ma tutti concordano sulla “ricerca dei responsabili”. Da Via del Voltone assicurano: “Riacquisita l’intera somma, operazione in difformità alle regole”.
di Daniele Bartolucci
Il “caso titoli” torna a far discutere la politica: l’annuncio di Banca Centrale di “aver venduto anche il secondo titolo ‘Demeter’ con scadenza il 20 gennaio 2021” è infatti approdato subito in Consiglio Grande e Generale, dove si è riacceso il dibattito sia sulle responsabilità di chi allora ha permesso un’azione “illegittima” (ormai sostenuto da tutti e anche dall’attuale governance di BCSM, ndr) e su come far luce su quella vicenda, anche con una Commissione Finanze ad hoc. Commissione che comuque il Segretario competente, Marco Gatti, ha già intenzione di convocare in vista dell’imminente arrivo del Fondo Monetario Internazionale.
LA VENDITA DEL SECONDO TITOLO “DEMETER”
Da Via del Voltone hanno annunciato nei giorni scorsi che “la vendita del secondo titolo ‘Demeter’ ha consentito a Banca Centrale di riacquisire la disponibilità dell’intera somma investita nel mese di luglio 2017 quando”, specificano in una nota da Via del Voltone, “in difformità della regolamentazione interna, venne bloccato circa il 70% dell’intero patrimonio di Banca Centrale in titoli illiquidi, per complessivi 43 milioni di euro. Lo smobilizzo delle somme relative anche al secondo titolo “Demeter” permette a Banca Centrale di ritornare ad avere investimenti più facilmente liquidabili e in linea con le proprie finalità istituzionali, così come raccomandato dal Fondo Monetario Internazionale. Il buon esito dell’operazione di cessione è la conseguenza dell’efficace coordinamento fra i diversi organi di Banca Centrale, del monitoraggio messo in atto dalla Direzione Generale e delle elevate competenze e professionalità interne che hanno permesso il tempestivo raggiungimento delle finalità perseguite dal Consiglio Direttivo di prudente gestione dell’investimento e di contenimento del danno”. Nell’occasione, Banca Centrale ha voluto anche “rimarcare il processo comunicativo avviato nel 2019 al fine di rendere più trasparenti le proprie attività per avvicinare l’Istituzione alla cittadinanza nel migliore interesse del Paese”.
TROVARE E COLPIRE I RESPONSABILI
La notizia, come detto, ha fatto ben presto capolino in Aula, diventando la protagonista del Comma Comunicazioni, con i consiglieri di Libera (a iniziare dall’ex Segretario di Stato alle Finanze, Eva Guidi) che rivendicano l’estraneità dell’allora maggioranza rispetto all’operazione che aveva dato avvio al cosiddetto “caso titoli”. “Il recupero totale o parziale dei titoli Demeter nulla toglie alla responsabilità di eventuali reati attorno alla vicenda, per i quali abbiamo sempre richiesto risposte all’interno dell’Aula”, ha affermato la Guidi, annunciando un ordine del giorno con cui si chiede la convocazione di una Commissione finanze con l’audizione di Banca Centrale, per fare il punto della vicenda dal punto di vista patrimoniale, economico e politico. Dello stesso avviso Andrea Zafferani (RF) che ha ricordato come “sarebbe bene sapere le cifre esatte dell’operazione conclusa da Banca Centrale, prezzo di acquisto, di vendita e interessi maturati”. “Durante quella legislatura”, ha commentato quindi Gian Nicola Berti (NPR), “già qualcuno della maggioranza si era accorto che non tutto filava per il verso giusto. Per questo è importante l’accertamento delle responsabilità da parte della magistratura ma anche da parte della politica”. Anche per questo, Matteo Ciacci (Libera) ha chiesto a tutti i Consiglieri, “onestà intellettuale” e di “riconoscere il lavoro profuso (dall’ex compagine di governo,n) nella difesa della governance e nella lotta ai poteri forti”. “Io credo che l’allora maggioranza si fosse resa conto che l’investimento avrebbe arrecato danno al Paese”, ha controbattuto però Francesco Mussoni (PDCS), chiedendo di finirla con “il ritornello della lotta ai poteri forti”. “Il Governo di allora non era minimamente informato sull’operazione che è stata fatta”, si difende invece Nicola Renzi (RF), rimbrottato da Emanuele Santi (RETE) che considera “l’odg di Libera una richiesta tardiva: noi abbiamo chiesto tante volte di fare chiarezza, ma c’è stato un muro di omertà”. “Quell’operazione era fuori legge”, ha tagliato corto Alessandro Mancini (NPR), “occorre accertare la responsabilità di chi l’ha fatta”. Anche Marco Nicolini (Rete) ha chiesto giustizia, soprattutto per “un Paese raggirato da ladri di polli che si fingono finanzieri”. Del resto anche la stessa Guidi ha ammesso che “il recupero delle somme nulla toglie alla gravissima responsabilità sulla vicenda. Doveroso colpire chi ha operato direttamente ma anche chi ha tratto indebito vantaggio dall’operazione”. Una strategia, ha infatti ricordato Giancarlo Venturini (PDCS), che “ha favorito la risoluzione di un debito da parte di una società controllata dalla stessa Banca Centrale”. Per Denise Bronzetti (NPR) “sarebbe interessante fare una ricostruzione ancora più approfondita sulla triade Grais-Savorelli-Siotto. Quando le azioni illegali sono avvenute e perché sono avvenute? Positivo l’odg presentato dalla collega Guidi, con cui si dà atto che le operazioni sono illecite. Voi eravate il Governo di allora, ci sono stati tanti confronti nelle sedi istituzionali. Ma in quei momenti le risposte non sono arrivate e c’è sempre stato un atteggiamento non dico di copertura, ma una certa leggerezza rispetto a quanto stava accadendo. L’odg può essere una buona base di partenza per fare chiarezza rispetto a quanto è avvenuto tempo fa in maniera rischiosa”.